Il mancato raggiungimento di un accordo al vertice sul petrolio di Doha e le dichiarazioni pessimiste del G-20 e del Fmi hanno riportato i trader verso
Secondo The Sydney Morning Herald, i mercati dell’Asia-Pacifico hanno aperto la giornata di lunedì influenzati dal mancato raggiungimento di un accordo sul congelamento della produzione al vertice sul petrolio di Doha. L’esito fallimentare del negoziato è in gran parte imputabile all’insistenza dell’Arabia Saudita sulla partecipazione dell’Iran all’accordo sulla produzione. Le notizie provenienti da Doha hanno immediatamente innescato un’ondata di vendite di dollari australiani e di altre valute legate alle materie prime. Secondo Bloomberg, i contratti future sul petrolio si sono mossi in ribasso, arrivando a perdere fino al 6,8%.
Nella giornata di domenica, i membri dell’Opec e gli altri paesi produttori di petrolio si sono incontrati a Doha per discutere di un accordo che contribuisse a far aumentare il prezzo del greggio.
Seppur ancora ben lontano dai massimi registrati durante il boom degli investimenti nelle materie prime dell’Australia, l’AUD sta iniziando a parere un po’ troppo apprezzato per quegli esportatori australiani che sperano di competere con le importazioni e di penetrare nei mercati esteri. I verbali della Reserve Bank of Australia (Rba), in pubblicazione nella giornata di martedì, saranno letti con molta attenzione, in cerca di informazioni più dettagliate sul relativo apprezzamento del dollaro australiano. Nella tarda giornata di martedì, il governatore della Rba, Stevens, parteciperà a un conferenza sull’economia organizzata a New York da Credit Suisse. Stevens potrebbe approfittare dell’occasione per discutere dell’attuale andamento del dollaro australiano.
In Nuova Zelanda, l’inflazione annuale è aumentata nel primo trimestre, pur rimanendo al di sotto della gamma di tassi obiettivo fissata dalla Reserve Bank of New Zealand (Rbnz). Secondo Bloomberg, il dato fornisce al governatore della Rbnz, Wheeler, un ulteriore motivo per provvedere alla diminuzione dei tassi di interesse. Un’inflazione positiva sta a significare che, per Wheeler, vi sono ben pochi impedimenti a un nuovo taglio dei tassi di interesse, se necessario, dopo la riduzione ai minimi storici del 2,25% attuata il mese scorso.
Il protagonista della mattinata di oggi è stato lo yen che, con i trader che si sono diretti verso le valute rifugio, si è mosso in rialzo sulle sue controparti. Contro il dollaro, lo yen ha guadagnato 75 punti per raggiungere quota 108,03. Al contempo, la coppia EUR/JPY ha perso 86 punti, toccando quota 121,89.
Alla riunione congiunta del G-20 e del Fmi svoltasi nel fine settimana, lo yen ha rappresentato il principale argomento di discussione. In un articolo pubblicato dal Financial Times sono state riportate queste parole del governatore della Banca del Giappone (BoJ), Haruiko Kuroda: “Negli ultimi giorni, gli eccessivi movimenti dello yen hanno sperimentato una lieve correzione.” Tra i partecipanti al vertice congiunto dei ministri delle finanze dei banchieri centrali del G-20 e del Fmi, vi era anche il governatore Kuroda.
Nonostante la reazione diversificata alla manovra che ha portato i tassi in negativo al -0,1%, Kuroda insiste che potrebbero essere ulteriormente ridotti. A ogni modo, qualora la BoJ decidesse di attuare misure espansive nel corso di questo mese, è più probabile che l’intervento assuma la forma di un aumento degli acquisti di asset o di un incremento degli acquisti di titoli.
Il dollaro ha aperto la settimana muovendosi in rialzo, potendo approfittare della debolezza globale. La valuta statunitense ha guadagnato 4 punti, raggiungendo quota 94,72. Nella giornata di lunedì, secondo il China Foreign Exchange Trading System, il tasso di parità centrale dello yuan con il dollaro è salito di 121 punti base a quota 6,4787. A marzo, l’economia cinese ha sperimentato un rimbalzo positivo, con i fondamentali in miglioramento. Tuttavia, lo yuan continua lungo la sua tendenza di medio periodo al deprezzamento, sebbene gli analisti abbiano opinioni differenti sull’andamento al ribasso della valuta cinese.