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Chi determina le oscillazioni di mercato di lunedì mattina

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jun 8, 2015, 16:06 GMT+00:00

Wall Street ha chiuso in ribasso la sessione di venerdì scorso dopo che la notizia di un rapporto occupazionale a stelle e strisce migliore delle attese

Chi determina le oscillazioni di mercato di lunedì mattina

Wall Street ha chiuso in ribasso la sessione di venerdì scorso dopo che la notizia di un rapporto occupazionale a stelle e strisce migliore delle attese ha finito per accrescere le attese per un rialzo imminente dei tassi d’interesse. Il dipartimento del Lavoro ha comunicato che a maggio l’economia americana ha creato 280mila nuovi posti di lavoro, contro un’attesa di mercato per 210mila nuovi posti. Il dato ha rinnovato i timori di quanti, pur escludendo un intervento a giugno, temono la possibilità di un rialzo nel corso dell’autunno. Indici finanziari chiave come JPM hanno chiuso la giornata in territorio positivo dal momento che tassi più alti dovrebbero premiarne le quotazioni. Le piazze europee hanno invece concluso la giornata in rosso dopo che la Grecia ha rinviato a sorpresa il rimborso della tranche di aiuti dovuta al Fmi, in scadenza proprio venerdì, comunicando che effettuerà un unico pagamento a fine mese. Così, è proseguita l’ondata di svendite che ha recentemente colpito i titoli sovrani europei, con i rendimenti di diversi bond in netto rialzo.

Nel corso della sessione asiatica odierna, gli indici azionari sono riusciti a recuperare terreno dopo le perdite di inizio giornata, scrollandosi di dosso il passo falso dei mercati Usa di fine maggio. L’Hang Seng si è mosso in calo dello 0,1% dopo esser riuscito a contenere le perdite iniziali dovute a un dato sul commercio estero della Cina che, a maggio, è risultato inferiore alle attese tanto da aumentare le probabilità di un prossimo intervento di stimolo da parte del governo centrale.

Ad aprile il Giappone è invece riuscito a realizzare il decimo surplus mensile consecutivo delle partite correnti grazie al miglioramento della bilancia commerciale e a rendimenti in crescita dagli investimenti esteri. Negli ultimi mesi, i surplus mensili delle partite correnti del Giappone sono tornati oltre quota 1 trilione dal momento che il crollo del petrolio ha abbassato sensibilmente il costo delle importazioni nipponiche, permettendo a Tokyo di ridurre il suo deficit commerciale. Ad aprile il Giappone ha realizzato un deficit commerciale di 146,2 miliardi di yen, per un calo dell’82% su base annua. La divisa nipponica si è così potuta apprezzare sul forte dollaro Usa per essere negoziata a 125,44$ (+15 punti); per quanto riguarda le fluttuazioni sull’euro, la coppia è caduta di 38 punti dal momento che l’incertezza sulla Grecia continua a incidere negativamente sulle quotazioni della valuta europea. Il cross EUR/JPY è così negoziato a 139,24. Secondo i dati ufficiali, nel corso del primo trimestre 2015 il Pil del Giappone è cresciuto a un ritmo del +3,9% su base annua. Il Pil costituisce l’indicatore più importante per misurare l’attività economica di un paese.

I dati inferiori alle attese provenienti dalla Cina hanno avuto impatti opposti sulle quotazioni di Aussie e Kiwi: il primo è calato di 6 punti a 0,7616$; il secondo è invece cresciuto di 12 punti realizzando un rimbalzo dal minimo di lungo periodo toccato venerdì fino a essere negoziato a 0,7055 in vista della decisione della banca centrale. A maggio, stando a quanto comunica la General Administration of Customs di Pechino, l’export della Cina è calato del 2,5% su base annua dopo il -6,4% di aprile. Il dato di maggio è comunque migliore della previsione media (-5%) di un pool di 13 economisti intervistati dal Wall Street Journal.

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