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C’è del movimento sui mercati valutari, mentre le materie prime restano al palo

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Barry Norman
Pubblicato: Oct 27, 2014, 19:21 GMT+00:00

Il mercato asiatico apre contrastato, con il ribasso di Hang Seng (-0,91%) e CSI 300 (-0,87%) e il rialzo del Nikkei 225 (+0,37%). Gli indici cinesi

C’è del movimento sui mercati valutari, mentre le materie prime restano al palo

Il mercato asiatico apre contrastato, con il ribasso di Hang Seng (-0,91%) e CSI 300 (-0,87%) e il rialzo del Nikkei 225 (+0,37%). Gli indici cinesi finiscono in territorio negativo calmierando i guadagni di Giappone, Australia e Corea del Sud. Venerdì scorso le azioni statunitensi si erano invece mosse in rialzo, con Wall Street capace di interrompere una contrazione durata quattro settimane piazzando la migliore performance settimanale dell’ultimo anno grazie alle ottime performance trimestrali di società quali Microsoft e Procter&Gamble. Stamattina gli indici asiatici pagano pegno per via dei risultati degli stress test Bce e dei guadagni statunitensi della scorsa settimana.

Quello che è stato annunciato come lo stress test più rigoroso di sempre puntava a mettere a nudo tutte le debolezze delle banche europee. I risultati ne hanno evidenziato limiti e punti di forza: 24 istituti di credito hanno fallito il test, evidenziando un deficit di capitale pari a 24,6 miliardi di euro (31,2 miliardi di dollari). La divisa comune è cresciuta contro quasi tutte le sue controparti valutarie dopo che l’esito dello stress test Bce ha comunque evidenziato che la stragrande maggioranza degli istituti di credito europei possiede capitale a sufficienza. L’euro si è così mosso in rialzo di 35 punti attestandosi a 1,2704, mentre i partiti filo-europei vengono dati a un passo dal trionfo alle elezioni parlamentari in Ucraina e dunque in grado di mettere in piedi una coalizione di governo che si opponga alle formazioni politiche filo-russe (maggioritarie nelle regioni orientali del paese, sconvolte dalla guerra civile).

Stamattina gli indici europei sono i protagonisti di un rimbalzo dopo che la scorsa settimana avevano patito le perdite peggiori del 2014; a loro beneficio, i risultati incoraggianti di Asos e GlaxoSmithKline Plc e l’inaspettata espansione del manifatturiero europeo che potrebbe rimettere in moto la crescita economica dell’Eurozona.

Il dollaro Usa cede 19 punti stamattina fino a 85,90 dopo il forte rally della scorsa settimana innescato dalle voci che vogliono la Fed in procinto di rialzare i tassi in un frangente in cui Eurozona e Giappone li manterranno inalterati oppure incrementeranno i propri programmi di acquisto-titoli al fine di iniettare nuova liquidità nelle proprie economie. Secondo i contratti sui future entro il gennaio 2016 la Fed avrà ritoccato verso l’alto il tasso d’interesse. Ad ogni modo, sentimenti di mercato rialzisti (tali da portare a un calo della domanda per le valute dal basso rendimento), nonché le dichiarazioni dei membri Fomc secondo cui la Fed dovrebbe prorogare il proprio programma di acquisto-asset, hanno impedito al dollaro Usa di conseguire maggiori guadagni. Venerdì scorso la divisa a stelle e strisce ha toccato un massimo settimanale a 86,05 prima di chiudere a 85,82.

La sterlina britannica ha invece ceduto circa lo 0,5%, chiudendo le transazioni al negativo per via della forza espressa dal dollaro Usa. Sentimenti di mercato rialzisti e dati economici contrastati hanno comunque evitato alla divisa britannica di incappare in perdite peggiori. La valuta ha toccato un minimo settimanale a 1,5993 prima di chiudere gli scambi del venerdì a 1,6088. La lettura preliminare del Pil del Regno Unito ha fatto segnare un +0,7% nel terzo trimestre, dopo il +0,9% del secondo. L’indice di attività del terziario è invece cresciuto del +0,8% dopo il +1% del secondo trimestre 2014. Stamattina la sterlina britannica muove al rialzo, scambiata a 1,6105 grazie alle difficoltà del dollaro Usa.

L’oro apre piatto le transazioni del mattino, con i trader più propensi a fare affari sul mercato valutario dopo l’esito degli stress test Bce. Anche il greggio apre piatto, mentre il Brent cede altri 34 centesimi di dollaro sino a 85,90; il WTI si attesta infine a 81,01.

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