Prosegue il dibattito sull’opportunità di istituire una Bad Bank italiana, ma la questione, ormai, assurge ad una dimensione superiore, quella europea.
Prosegue il dibattito sull’opportunità di istituire una Bad Bank italiana, ma la questione, ormai, assurge ad una dimensione superiore, quella europea.
Non è solo il Bel Paese ad aver bisogno di una banca che si occupi di crediti deteriorati e affini, ma ogni stato dell’Unione può trovare giovamento da un simile istituto, il problema sta nella regolamentazione sia interna che esterna, vale a dire relativa al mercato di prestiti dall’incerta riscossione.
Il tema riappare sotto i riflettori in virtù dell’intervento di ieri di Margrethe Vestager, Commissario europeo alla Concorrenza, dinanzi alle commissioni riunite di Camera e Senato, la quale, senza mezzi termini, statuisce: “La bad bank può essere creata con o senza aiuti di Stato, spetta all’Italia scegliere le modalità per la creazione di una bad bank, noi facciamo del nostro meglio per dare input, consigli e scambiare informazioni con le autorità italiane, ma nel momento in cui viene istituita una bad bank, che magari darà vantaggi a determinate banche, occorre imporre la condizione della ristrutturazione perché stanno utilizzando i soldi dei contribuenti”.
Messaggio alquanto chiaro, quello del Commissario danese, per cui gli aiuti di Stato siano accettati purché poi si proceda a ristrutturare. Semplice in potenza, più complicato in sostanza, sia per ragioni di opportunità, che di strategie bancarie. Ma le difficoltà non finiscono qui.
È ben nota la mancanza di un mercato che regolamenti e permetta di scambiare i non performing loans, contingenza dal peso non indifferente in un contesto di promozione di un ente finanziario, la bad bank, che si riprometta di risolvere proprio le problematiche create dai crediti di cui sopra. La Vestager getta acqua sul fuoco, sostenendo come lo sviluppo del mercato in questione sia lento, ma assolutamente sicuro, in quanto i grandi istituti finanziari abbiano iniziato a comprare i vari prestiti incagliati, contribuendo ad alimentare un prezzo di mercato che costituisca un’economia in tal senso.
Quello che rileva è il braccio di ferro tra l’UE e l’Italia, nonostante filtri ottimismo proprio dal Commissario europeo Margrethe Vestager, che, in merito alle contrattazioni sulla bad bank, così si esprime: “Sono fiduciosa che una soluzione possa essere trovata”.
Ottimismo molto importante. È ben chiaro che la trattativa sulla forma e sulla gestione della bad bank sarà lunga, perché il Governo italiano propone di creare un veicolo societario munito di garanzia pubblica che compri dalle banche i crediti deteriorati, mentre l’Unione Europea risponde che in questa maniera subiranno perdite azionisti e detentori di bond della banca beneficiante, facendo scattare il cosiddetto bail-in.
Ad oggi però l’ottimismo sembra superare la soglia di sbarramento, dal momento che la Vestager premia in maniera trasversale l’attività politico-istituzionale italiana, ammettendo che “L’Italia sta facendo importanti progressi sul fronte delle riforme strutturali, dal mercato del lavoro alla scuola, al pubblico impiego al settore bancario. Sono riforme che rafforzeranno il potenziale di crescita dell’economia italiana”.
In un momento in cui i rapporti tra il Bel Paese e l’Europa non siano proprio idilliaci, a causa di disparità di vedute, ma soprattutto di orientamenti su più ambiti, l’intervento del Commissario europeo alla Concorrenza non può che risultare come un segnale beneaugurante per il futuro.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.