Il Bel Paese registra il terzo anno senza crescita. Per la precisione, sono tre anni e mezzo che l'Italia è arenata nell'impasse economico, non essendoci
Il Bel Paese registra il terzo anno senza crescita. Per la precisione, sono tre anni e mezzo che l’Italia è arenata nell’impasse economico, non essendoci stati progressi e ammontando a 14 i trimestri senza crescita del PIL. Basandosi su dati ISTAT, si osserva come anche nel 2014 siano stati 4 i trimestri privi di sviluppo.
È vero che nel principio di questo 2015 l’economia è destinata a riprendere il trend positivo, grazie al QE, al calo del petrolio e alla svalutazione dell’euro, ma è anche vero che certezze in questo senso non ce ne siano.
Incertezza vi è sul piano delle riforme, per le quali sono spesso stati profusi elogi, ma che effettivamente non sono le fautrici di una potenziale ripresa, passando questa, per i fattori esogeni sopracitati.
L’importanza delle riforme però è davvero esponenziale, sia perché il calo del petrolio, una delle principali componenti della possibile ripresa economica italiana, non durerà eternamente, quindi è necessario si sfrutti in maniera massiva la minor voce spesa energetica, sia perché il circolo vizioso deflazione-inflazione è un’incognita difficilmente prevedibile e di quindi gestibile, di conseguenza è auspicabile ci si avvantaggi prima a sconfiggere la deflazione, poi ad affrontare con forza l’inflazione.
È fondamentale semplificare la burocrazia e l’accesso agli investimenti, oltre che il sistema paese in generale, solo in questo modo sarà possibile permettere ad investitori stranieri di immettere nuovi capitali in circolo tramite investimenti e scommesse allettanti sul Paese.
Poste queste premesse, ci si rende conto come la sfida italiana alla ripresa sia tutt’altro che persa in partenza: mai come in questo periodo storico i rischi di un affossamento economico si bilanciano con le possibilità opposte di benefici.
Benefici abbastanza ovvi come l’innalzamento del valore delle esportazioni, settore avvantaggiato dalla svalutazione della moneta e vero motore trainante del progresso “made in Italy”; ambito che racchiude però una pericolosa ambivalenza, rischiando di registrare una crescita parziale a causa del possibile minimo aumento della domanda interna. Una domanda interna chiaramente legata indissolubilmente al tasso di disoccupazione, criticità sistemica che necessiti una modulazione verso il basso, essendo quasi impossibile una sua risoluzione.
Appare chiaro come l’ago della bilancia per il rilancio del Paese sia la domanda interna, la cui perdurante debolezza ha frenato sia la crescita italiana, sia i flussi dell’economia reale, alimentando quel circolo vizioso di stagnazione che ha racchiuso la nazione senza soluzione di continuità.
Situazione che sembra possa essere migliorata attraverso alcuni interventi fiscali approvati dal governo al termine del 2014, sia a livello di lotta ad evasione ed elusione, sia a livello di incentivi fiscali: dai primi è possibile recuperare capitali e reddito imponibile che permettano di nutrire le voci spesa senza il bisogno di nuove e stringenti finanziarie, dai secondi si può trarre respiro da una morsa impositiva quasi vessatoria, alimentando risparmio, investimenti e stimolando l’economia reale.
Numeri alla mano, Barclays prevede un ritorno alla crescita già dal primo trimestre del 2015, prevedendo un +0,2%, progresso stimato al +0,4% nell’arco dell’intero anno.
Migliori sono le stime di Bankitalia, per la quale la crescita annuale raggiungerà lo 0,5%, arrivando al +1,5% nell’anno successivo.
Come spesso accade, le premesse sono positive, ma la loro realizzazione concreta rimane incerta.
L’Italia ha la possibilità di rialzarsi in maniera decisa, ma mai come in questo momento, la sua ripresa dipende dal suo impegno e dalla sua serietà.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.