Tradotto con IA
Dopo un rally del 20% dai minimi di aprile, le azioni statunitensi hanno ritrovato slancio, ma i trader si avvicinano alla seconda metà di giugno con cautela a causa delle persistenti difficoltà che pesano sul sentiment. L’S&P 500 ha chiuso nuovamente oltre il livello dei 6.000 punti per la prima volta da febbraio, tuttavia gli analisti avvertono che questa ripresa potrebbe rappresentare una pausa – non un cambio di rotta – nella pressione di mercato.
Il recente rimbalzo è stato attribuito in gran parte ai ritardi tariffari, definiti da Fidelity come un “fiscal put”, che hanno contribuito ad evitare una correzione più marcata. Tuttavia, le valutazioni troppo elevate destano preoccupazione. Con il rapporto P/E forward che si avvicina a 21, molti strateghi intravedono margini limitati per ulteriori rialzi e prevedono che la seconda metà del 2025 sarà caratterizzata da un range di negoziazione.
L’incertezza commerciale continua a rappresentare una notevole preoccupazione. I mercati hanno reagito in modo marcato all’annuncio tariffario del presidente Trump ad aprile – soprannominato “Liberation Day” – che ha innescato il selloff più marcato dell’anno. Sebbene una sospensione tariffaria di 90 giorni abbia contribuito a stabilizzare le azioni, la scadenza del 9 luglio potrebbe riaccendere la volatilità, soprattutto se non si raggiunge un accordo con la Cina o con altri partner chiave.
Lo stallo tariffario sta già pesando sugli investimenti aziendali e sul sentiment dei consumatori. Gli economisti avvertono che negoziazioni non risolte potrebbero ridurre la crescita del PIL per il resto dell’anno. Con pochi segni di una soluzione, i mercati rimangono vulnerabili a scossoni improvvisi legati a notizie commerciali.
Si prevede che la Fed manterrà i tassi fermi a 4,25%–4,50% nella riunione di giugno, poiché l’inflazione mostra segni di rallentamento mentre i dati sul lavoro si deteriorano. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) e l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) si sono attutiti rispettivamente al 2,4% e al 2,6%, ma BNP Paribas avverte che i dazi sostenuti potrebbero mantenere l’inflazione elevata fino al 2026.
Nel frattempo, la crescita dell’occupazione ha rallentato drasticamente. ADP ha riportato appena 37.000 nuovi posti di lavoro a maggio – ben al di sotto delle aspettative – suggerendo un indebolimento dell’economia. Le aspettative di tagli dei tassi sono leggermente aumentate, con i mercati che prevedono quasi due riduzioni di 25 punti base quest’anno, anche se persiste lo scetticismo sull’intervento della Fed.
Il conflitto tra Israele e Iran ha aggiunto un ulteriore livello di rischio. Oro e petrolio sono aumentati mentre le azioni si sono ritirate con il ritorno di un sentimento risk-off. I prezzi del greggio sono aumentati del 5%–7% a causa delle tensioni in Medio Oriente e, sebbene si tratti di movimenti di breve termine, tali picchi complicano le previsioni sull’inflazione e la pianificazione della politica delle banche centrali.
La resilienza del mercato da aprile è notevole, ma gli analisti prevedono un impulso limitato in avanti. A meno che non si facciano progressi negli accordi commerciali, con cambiamenti nella politica della Fed o con un allentamento delle tensioni geopolitiche, le azioni probabilmente rimarranno all’interno di un range ristretto. I trader stanno optando per selettività e pazienza invece che per un ampio assunzione di rischi, posizionandosi per la volatilità piuttosto che per un rally sostenuto.
Maggiori informazioni nel nostro Calendario Economico.
James A. Hyerczyk ha lavorato come analista finanziario fondamentale e tecnico del mercato dal 1982. James ha iniziato la sua carriera a Chicago come analista di mercato a termine per commercianti di pavimenti presso il CBOT e il CME, e da 36 anni fornisce analisi di qualità ai trader professionisti.