Il prezzo del petrolio greggio WTI rimane fortemente ribassista, insieme al gas naturale che infrange la soglia dei 3 dollari tondi.
Ancora un deciso calo per le commodities energetiche, che minaccia stavolta le previsioni di breve termine per il gas naturale.
Il petrolio greggio WTI ha subito un arretramento fin sui 58,65 dollari al barile, allontanandosi dalle possibilità di ripresa sui 62 dollari.
Il gas naturale, invece, ha perso quota fin sotto i 3 dollari tondi e si trova dunque adesso nella fase iniziale di una possibile inversione di tendenza. Un vero e proprio break-out non si è ancora verificato, ma la pressione sotto il supporto tondo indica una spinta ribassista certo superiore rispetto agli scorsi giorni.
Precisamente, oggi al momento della scrittura il petrolio greggio WTI segna esattamente 58,60 dollari al barile e il gas naturale passa di mano a 2,996 dollari.
Il prezzo del petrolio greggio WTI è stato costretto a nuovi arretramenti e già nelle scorse ore ha toccato un nuovo minimo relativo a 57,75 dollari. Questo livello coincide con i minimi da oltre cinque mesi e si avvicina molto ai minimi annuali toccati a inizio Maggio.
Un proseguimento dei ribassi fin sotto questo valore potrebbe segnare il più grave collasso del 2025 per il petrolio greggio e i rialzisti tenteranno di evitarlo come possibile. Un raffreddarsi delle tensioni commerciali potrebbe favorire la ripresa del petrolio texano, ma il vero driver ribassista è rappresentato evidentemente dalla tregua in Medio Oriente, che aveva fatto impennare i prezzi.
Nonostante l’assenza di forti stimoli rialzisti, ritengo ancora possibile un rimbalzo sopra i 60 dollari nel corso della settimana. Dovrò però aggiornare le mie previsioni rialziste fissando a 62 dollari al barile l’obiettivo principale di brevissimo termine e riducendo dunque l’estensione dell’allungo. Solo fino a pochi giorni fa, consideravo ancora plausibile un rialzo tra i 63,5 e i 65 dollari al barile.
Per il prezzo del gas naturale, l’arretramento osservato in queste ore minaccia un proseguimento dei ribassi verso i supporti intermedi sotto i 3 dollari tondi. Così facendo, la commodity entrerà in chiaro territorio ribassista e vedrà allontanarsi le prospettive di ripresa sui massimi relativi a 3,5 dollari (invero alquanto difficili da approcciare, oramai).
Ma limitando l’analisi allo scenario attuale, identifichiamo a quota 2,88 e 2,85 i livelli intermedi successivi, su cui il gas naturale potrebbe rallentare i ribassi. Altri cali sotto i 2,80 dollari tondi ci spingeranno ad aggiornare le proiezioni.
Il recupero al rialzo dipende esclusivamente dalla capacità di ritrovare l’EMA a 50 giorni a 3,129 dollari. Tornare su questo valore garantirà quantomeno una stabilizzazione intorno ai target di 3,15 e 3,20 dollari, scongiurando scenari ribassisti più gravi.
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Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.