Il prezzo del petrolio greggio WTI apre la settimana sui 75 dollari, mentre il gas naturale ha ritracciato uscendo dall'area di lateralità.
Il prezzo del petrolio greggio WTI ha chiuso la scorsa settimana sostanzialmente stabile rispetto ai giorni precedenti, non lontano dalla resistenza a 75 dollari al barile, ma ancora pressato dall’insistenza ribassista. Il gas naturale, invece, si era mantenuto all’interno della fascia laterale, sopra il baricentro di 6,5 dollari, ma stamattina ha perso quota.
Per la settimana che si apre quest’oggi, occorrerà prestare attenzione all’andamento del dollaro USA e al suo impatto sulle due commodities quotate in dollari.
Si ritiene che, al netto di particolari mutamenti del contesto macro, il prezzo del petrolio greggio WTI possa continuare a muoversi sotto gli 80 dollari per il resto del mese. Il gas naturale potrebbe invece mantenersi all’interno della fascia di lateralità, soggetto a una volatilità comunque non indifferente.
Intanto, oggi al momento della scrittura, il petrolio greggio WTI segna esattamente 75 dollari, mentre il gas naturale passa di mano a 6,159 dollari, adesso in calo.
Il petrolio greggio WTI riapre la settimana sulla resistenza a 75 dollari e potrebbe eventualmente spingersi verso i target intermedi successivi di 76,5 e 78 dollari al barile.
Risulterebbe senz’altro più complesso un raggiungimento del target di 80 dollari, da cui potremmo attenderci anche un tentativo di break-out rialzista.
Come sopra accennato, però, non credo che il greggio texano sia in grado di superare ampiamente la resistenza di 80 dollari senza incontrare una forte pressione ribassista.
Il rischio, in caso di un movimento rialzista particolarmente audace, è quello di un ampio rimbalzo in grado di riportare il prezzo del petrolio greggio WTI verso i recenti minimi sui 70 dollari.
Appare invece più plausibile un tentativo di consolidamento tra i 78 e gli 80 dollari, in grado di raccogliere gradualmente le forze per assalti futuri più sostenuti.
Per il prezzo del gas naturale, invece, un ampio ribasso sotto i 6 dollari potrebbe avvenire già nel brevissimo termine e senza preavvisi.
Al momento, la commodity è uscita dall’area laterale tra i 6,2 e i 6,8 dollari, che rimane la protagonista delle previsioni già da un paio di mesi.
In caso di conferma dello scenario ribassista, i ritracciamenti potrebbero estendersi fino ai recenti minimi relativi sui 5,5 dollari.
Si segnala comunque che nel corso dell’ultima settimana si è assistito a tre tentativi rialzisti andati a vuoto.
Spinto dal giusto micro-trend, il prossimo movimento potrebbe effettivamente avviare un break-out in grado di sgualcire la resistenza a 7 dollari quanto basta per instaurare un supporto intermedio e avanzare verso i target di 7,2 o 7,45 dollari.
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Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.