Sebbene ci siano preoccupazioni legittime sulle tensioni in Medio Oriente, il principale fattore di definizione del prezzo rimarrà probabilmente l’equilibrio fra domanda e offerta
Martedì i future sul petrolio greggio statunitense, il West Texas Intermediate, e quelli sullo standard internazionale, il Brent, sono saliti ai massimi in tre settimane; la tensione tra Arabia Saudita e Iran e la possibilità di ulteriori cali nella produzione venezuelana hanno contribuito a compensare l’impatto della crescente produzione di greggio negli Stati Uniti.
I future sul greggio WTI con scadenza a maggio hanno chiuso a 63,54 $, in rialzo di 1,41 $ (+2,27%), mentre i future sul greggio Brent con scadenza a giugno hanno concluso a 67,13 $, in rialzo di 1,31 $ (+1,99%).
Martedì al centro della scena ci sono stati i rischi geopolitici dopo che lunedì, alla vigilia di un incontro tra il principe ereditario Mohammed bin Salman e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l’Arabia Saudita ha definito l’accordo nucleare del 2015 tra Iran e potenze occidentali un “accordo imperfetto”. I sauditi hanno anche sostenuto che, se l’Iran dovesse mettere mano a un’arma nucleare, il loro paese avrebe fatto altretttanto; un altro fattore che porta a un aumento dei prezzi è la caduta della produzione petrolifera in Venezuela.
Secondo fonti secondarie dell’OPEC, il mese scorso la produzione petrolifera in Venezuela sarebbe scesa a 1,548 milioni di barili, per un calo di 52.400 barili al giorno dal gennaio 2018.
Il rally di ieri ha spinto i future sul WTI a 63,98$, appena al di sotto del massimo principale del 26 febbraio a 64,07$. Il contratto future del Brent, tuttavia, ha superato il suo massimo del 26 febbraio a $ 67,37 con un rally che si è spinto fino a $ 67,55. Per sostenere l’attuale rally, credo che entrambi i mercati dovranno lavorare in sincronia e continuare a mettere a segno massimi crescenti. Qualsiasi divergenza persistente tra i due contratti future sarà un segnale di debolezza.
Tenete presente che siamo in un evento guidato da un rally alimentato principalmente da speculazioni e ricopertura delle posizioni short. Sebbene ci siano preoccupazioni legittime sulle tensioni in Medio Oriente, il principale fattore di definizione del prezzo rimarrà probabilmente l’equilibrio fra domanda e offerta. L’eccesso di offerta è il problema principale a causa dell’aumento della produzione negli Stati Uniti.
Mercoledì a inizio giornata i future sul petrolio greggio WTI con scadenza a maggio si attestano a 63,63 $, in rialzo di 0,09 $ (+0,14%); i future sul petrolio greggio Brent si attestano invece a 67,21 $, in rialzo di 0,08 $ (+0,12%).
L’azione di prezzo di martedì a inizio giornata è stat alimentata da un rapporto settimanale API rialzista, che ha riportato – in riferimento alla settimana conclusasi il 16 marzo – un prelievo di 2,739 milioni di barili di scorte di petrolio USA, a fronte di un incremento di 2,556 milioni di barili previsto dagli analisti, per una differenza di oltre 5 milioni.
L’API ha anche riportato un prelievo di 1,0633 milioni di benzina, in gran parte in linea con i 2.008 milioni di barili che gli analisti si aspettavano. Questa settimana si è registrato un ulteriore prelievo alle riserve di distillati, giù di 1,926 milioni di barili, a fronte di una flessione di 1.746 milioni di barili milioni di barili prevista.
Il rapporto settimanale sulle scorte della US Energy Information Administration di oggi dovrebbe segnalare un incremento di 5 milioni di barili. Le stime però potrebbero cambiare alla luce dei dati API.
James A. Hyerczyk ha lavorato come analista finanziario fondamentale e tecnico del mercato dal 1982. James ha iniziato la sua carriera a Chicago come analista di mercato a termine per commercianti di pavimenti presso il CBOT e il CME, e da 36 anni fornisce analisi di qualità ai trader professionisti.