Sembra che nulla riesca a frenare il mercato del petrolio: anche dopo che la banca mondiale ha tagliato le stime sulla crescita globale e dopo il crollo
Sembra che nulla riesca a frenare il mercato del petrolio: anche dopo che la banca mondiale ha tagliato le stime sulla crescita globale e dopo il crollo delle esportazioni dalla Cina, il rally sul mercato del petrolio resiste. La domanda non è superiore alla produzione dato che Iran, Russia e Stati Uniti continuano a estrarre quantità record di WTI e Brent. Il barile viene contrattato ai massimi da luglio, ma cede parte dei guadagni poco dopo la diffusione di dati governativi che segnalano – in riferimento la scorsa settimana – una contrazione dei livelli di scorte di petrolio negli stati uniti sostanzialmente in linea con le aspettative.
Secondo i dati dell’Agenzia di Informazione sull’Energia, infatti, le riserve sarebbero diminuite di 3,2 milioni di barili, a fronte di una contrazione pari a 3,1 milioni di barili prevista dagli analisti intervistati in un sondaggio del Wall Street Journal. Inizialmente il mercato del petrolio si era mosso in rialzo in seguito diffusione dei dati dell’Istituto Americano per il Petrolio (API), che martedì in tarda giornata aveva indicato una contrazione pari a 3,6 milioni di barili.
La Banca Mondiale ha di nuovo rivisto al ribasso le proprie previsioni sulla crescita economica globale per il 2016, passando dal 2,9% previsto a gennaio all’attuale 2,4%, un dato in linea con la crescita del 2015. La revisione si verifica in un momento in cui i paesi esportatori di materie prime soffrono a causa dei bassi prezzi. Secondo le previsioni, l’economia USA crescerà a un tasso dell’1,9%, in calo rispetto al 2,4% del 2015.
Il petrolio ha toccato i massimi annuali in seguito alle dichiarazioni dei militanti del Delta del Niger (Niger Delta Avangers) che, dopo aver rifiutato le trattative di pace con il Governo, avrebbero fatto esplodere un pozzo a Chevron, in Nigeria. Gli Avengers hanno portato la produzione di petrolio in Nigeria, una volta il più grande produttore d’Africa, ai minimi degli ultimi vent’anni.
Il mercato ha ricevuto supporto anche dai dati per il mese di maggio sulle importazioni di petrolio greggio dalla Cina, ai massimi degli ultimi sei anni.
Per il resto l’attenzione dei mercati è rivolta alla Shell che, in seguito alla fusione con BG Group, sarebbe intenzionata a lasciare ben 10 paesi puntando sul taglio dei costi e su una riduzione dell’esposizione al debito.