Nella mattinata di oggi, i mercati asiatici sono stati investiti da un'ondata di dati, per la maggior parte sfortunatamente negativi. In Giappone, è stata
Nel terzo trimestre, gli investimenti delle imprese sono aumentati dello 0,6%, invertendo il calo dell’1,3% segnalato dal dato preliminare. Il risultato si confronta con una stima mediana dello 0,1% redatta dagli economisti interpellati dalla Reuters. Tecnicamente, una recessione si definisce come due trimestri consecutivi di contrazione dal trimestre precedente.
La coppia USD/JPY ha perso 25 punti, con il dollaro che scende a quota 123,14 e rimane vicino al margine superiore della sua gamma di oscillazione. Nella mattinata di martedì, i mercati asiatici si sono mossi in ribasso, con i titoli del settore dell’energia che hanno perso valore a causa delle notizie sul crollo del prezzo del petrolio ai livelli più bassi dal 2009. Nel mese di ottobre, il surplus di conto corrente del Giappone è aumentato del 72,3% dall’anno scorso, segnando il sedicesimo mese consecutivo di avanzo. Secondo quanto affermato dal governo nipponico nella giornata di martedì, il risultato è dovuto alla diminuzione delle importazioni di petrolio e all’incremento del surplus del settore turistico.
Secondo il ministero delle Finanze, il surplus del saldo delle partite correnti — una delle più ampie misure del commercio internazionale di un paese — ha raggiunto gli 1,46 trilioni di yen (11,84 miliardi di dollari), spinto inoltre da un avanzo nel commercio di beni pari a 200,2 miliardi di yen.
Secondo un rapporto preliminare del ministero delle Finanze, il commercio di beni ha registrato un surplus a fronte del deficit di 764,9 miliardi di yen dello scorso anno, con le esportazioni in calo del 3,7% a 6,33 trilioni di yen e le importazioni ridotte del 16,4% a 6,16 tilioni di yen.
I dati dalla Cina hanno mostrato come, nel mese di novembre, le esportazioni si siano ridotte del 3,7% in termini di yuan rispetto all’anno scorso, mentre le importazioni sono diminuite del 5,6%. Le aspettative si indirizzavano verso una contrazione delle esportazioni pari al 2,9% e un calo delle importazioni superiore all’11%. Gli ultimi dati mostrano un avanzo di bilancia commerciale pari a 343 miliardi di yuan (53,4 miliardi di dollari). L’indice Hang Seng di Hong Kong ha perso l’1,36% scendendo a quota 21900,59, mentre lo Shanghai Composite si è mosso in ribasso dello 0,92%, assestandosi a quota 3504,58. Il rallentamento dell’espansione della Cina, un motore fondamentale della crescita globale e la prima economia per commercio di beni, ha innervosito le borse, pesando notevolmente sui paesi ricchi di risorse, per i quali Pechino rappresenta un cliente dall’alto valore strategico.
Lo yuan si è mosso in forte ribasso a seguito della pubblicazione dei dati sul commercio, perdendo 96 punti contro il dollaro per venire negoziato a quota 6,4178. Lo yuan continentale è sceso dello 0,2%, toccando i minimi degli ultimi quattro anni. Nell’ultimo mese, le riserve in valuta estera della Cina sono diminuite, con la banca centrale che ha venduto dollari per sostenere lo yuan prima che il Fmi approvasse l’inclusione della divisa cinese nel suo paniere di valute di riserva.
I deludenti dati dalla Cina hanno notevolmente pesato sui mercati globali e, in particolare, sulle valute legate alle materie prime, come il kiwi e l’Aussie. Sostenuto dal deprezzamento del dollaro statunitense, il kiwi ha perso 2 punti per venire negoziato a quota 0,6642, con i trader che attendono la decisione della banca centrale sui tassi di interesse, prevista per questa settimana. L’Aussie ha perso 9 punti, scendendo a quota 0,7259 a seguito della pubblicazione del rapporto Nab sulla fiducia delle imprese, che registra un incremento dal mese scorso.