Il dollaro si stava muovendo in rialzo a quota 97,52, ma, nella mattinata di oggi, ha perso parte dei guadagni per raggiungere quota 97,47, anche a causa
Lo yen si è mosso in leggero rialzo per venire negoziato a quota 124,00 dopo la pubblicazione, nella mattinata di oggi, di un migliore Ipc. I prezzi al consumo, esclusi i cibi freschi, sono aumentati dello 0,1% nell’ultimo anno, poco meglio di quanto previsto dagli economisti. A Tokyo, lo stesso indice ha mostrato una riduzione dello 0,1%. Il calo del 25% subito dalla yen contro il dollaro da quando, nell’aprile 2013, il governatore della Banca del Giappone, Kuroda, ha introdotto un piano per l’acquisto di attività senza precedenti, ha spinto in rialzo i costi delle materie prime e dei prodotti di importazione. Kuroda prevede un aumento dell’inflazione con l’economia che deve affrontare una crescente riduzione dell’offerta, aumenti salariali e consumatori e imprese che si aspettano un incremento del costo della vita. Secondo Kuroda, l’inflazione raggiungerà l’obiettivo del 2% intorno ai sei mesi a settembre 2016.
Secondo Yoshiki Shinke, economista presso Dai-ichi Life Research, l’economia giapponese non dispone di un momentum sufficiente per affrontare un aumento dell’inflazione. Shinke nota una contrazione del 2,5% nell’ultimo trimestre, causata dal calo delle esportazioni e della spesa per i consumi.
Altrove in Asia nella mattinata di oggi, il dollaro australiano ha riguadagnato 11 punti dopo avere subito il più grave crollo degli ultimi sei anni a causa della caduta dei prezzi delle materie prime, delle preoccupazioni per la Cina e delle crescenti speculazioni sull’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti. Per tali motivi, la valuta australiana ha subito il ribasso mensile più forte dall’ottobre dello scorso anno.
Il dollaro australiano è sceso a quota 0,7294, dopo essere calato a quota 0,7255 nella giornata di giovedì, il suo minimo storico dal 2009. La valuta australiana ha perso il 5,4% nel mese di luglio e più di 20 centesimi negli ultimi 12 mesi. La pressione sull’aussie è giunta a seguito dei dati sulla crescita economica degli Stati Uniti, che hanno rafforzato le aspettative su un aumento dei tassi di interesse da parte della Fed nel corso dell’anno. Al contrario, ci si attende ampiamente che, alla prossima riunione sulla politica monetaria, prevista per il 4 agosto, la Reserve Bank of Australia (Rba), mantenga i tassi al minimo storico del 2%.
Il kiwi ha perso 17 punti a seguito del continuo calo dell’indice sulla fiducia delle imprese neozelandesi. Il kiwi viene negoziato a quota 0,6587. Nella mattinata di oggi, Scoop NZ ha annunciato che la fiducia è più bassa tra gli agricoltori e nel settore agricolo in generale: le opinioni pessimistiche rappresentano un netto 45,4, con letture negative per i profitti, l’occupazione e i progetti di investimento. Le imprese edilizie divengono fortemente negative, con un netto 28,6 di opinioni pessimistiche. Nel corso del mese, i settori dei servizi e quello vendite al dettaglio ha virato al pessimismo, rispettivamente al -4.8% e al -19%. Il 15,5% circa degli industriali si è dichiarato pessimista.
I risultati giungono dopo il discorso tenuto in questa settimana dal governatore della Reserve Bank, Graeme Wheeler. Durante il suo intervento, Wheeler ha affermato di ritenere ulteriori tagli dei tassi di interessi probabili nell’anno in corso. L’ultima asta di GlobalDairyTrade di questo mese ha visto i prezzi dei prodotti lattiero-caseari, principali esportazioni della Nuova Zelanda, crollare al minimo dal 2009. Molto preoccupanti sono, inoltre, i segnali che giungono dalla Cina e le variazioni dei prezzi delle materie prime in generale, che hanno un loro impatto anche sull’Australia. Improvvisamente, i due principali partner commerciale della Nuova Zelanda danno segnali di grave difficoltà.