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Trader dell’oro colti in contropiede dal crollo dei metalli

Da
Barry Norman
Aggiornato: Oct 29, 2015, 17:27 GMT+00:00

L’oro si attesta a 1160,30, in ribasso di 15,80$. In vista dell'annuncio della Federal Reserve i trader, confidando nel fatto che la Fed non avrebbe

Trader dell’oro colti in contropiede dal crollo dei metalli

Trader dell’oro colti in contropiede dal crollo dei metalli
L’oro si attesta a 1160,30, in ribasso di 15,80$. In vista dell’annuncio della Federal Reserve i trader, confidando nel fatto che la Fed non avrebbe aumentato i tassi di interesse, avevano spinto il mercato dell’oro sopra quota 1175$. La banca centrale, senza intervenire sui tassi di interesse, ha però cambiato in misura significativa il tono dell’annuncio, dando praticante per certo un aumento dei tassi di interessi nel mese di dicembre. L’argento reagisce cedendo 378 punti e scivolando a 15,915, mentre il platino lascia sul terreno lo 0,4% attestandosi a 999,15. Alcuni investitori vengono colti in contropiede, con in mano posizioni piuttosto importanti. Il dollaro USA sale a 97,68 mentre le borse statunitensi registrano un’inversione e lasciano sul terreno i recenti guadagni. Abbiamo assistito a una incredibile lezione di analisi fondamentale: l’inversione sui grafici, infatti, è interamente imputabile alle dichiarazioni della Fed.

Nel testo dell’annuncio, la Fed si è detta impegnata a stabilire “se alla prossima riunione sia o meno il caso di aumentare i propri obiettivi”; nei precedenti annunci non vi è traccia in tal senso; si trovano solo accenni alla necessità di stabilire i tempi rispetto all’aumento dei tassi.

Il nuovo linguaggio utilizzato ha spinto il dollaro USA in rialzo. I membri della Fed hanno ribadito la necessità di osservare “qualche” miglioramento sostenuto sul mercato del lavoro e di essere “ragionevolmente sicuri” che l’inflazione si stia avvicinando all’obiettivo annuale del 2% prima di aumentare i tassi. Il comitato si è espresso nove contro uno a favore del mantenimento dei tassi vicini allo zero, come dal dicembre 2008 a questa parte. L’unica voce contraria è quella del presidente della Fed di Richmond Jeffrey Lacker il quale, per la seconda riunione consecutiva, ha invocato un aumento dei tassi.

Nell’annuncio del FOMC si sostiene che ”le informazioni raccolte dopo la riunione di settembre suggeriscono che l’attività economica si sta espandendo ad un ritmo moderato. Negli ultimi mesi la spesa delle famiglie e gli investimenti fissi sono aumentati a ritmi sostenuti, e il settore immobiliare continua a dare segni di miglioramento; tuttavia, i dati sulle esportazioni nette sono deboli. Rallentata anche il tasso di crescita dell’occupazione mentre il tasso di disoccupazione rimane stabile. Tuttavia, gli indicatori del mercato del lavoro, a conti fatti, indicano un calo dall’inizio dell’anno del sottoutilizzo della manodopera. L’inflazione si conferma al di sotto dell’obiettivo di lungo periodo del Comitato, in parte riflettendo il calo dei prezzi dell’energia e dei prezzi delle importazioni non energetiche. Le misurazioni di compensazione dell’inflazione basate sul mercato registrano un leggero calo; misure basate sulle aspettative di inflazione a lungo termine sono rimaste stabili”.

Nel corso della sessione asiatica la forza del dollaro ha pesato sulle materie prime a livello mondiale, quasi tutti in rosso. I metalli industriali subiscono un brutto colpo, con palladio e rame in forte ribasso. Il rame viene negoziato a 2,351, in ribasso di 15 punti, mentre il palladio scivola a 675,80. I dati superiore alle previsioni sulla produzione industriale in Giappone non sono bastati a sostenere i metalli. L’alluminio scende ai minimi in sei anni mentre i trader, agitati in vista di probabili forti eccedenze per questo e per il prossimo anno, e per la mancanza di tagli sostanziali per riequilibrare il mercato. Al London Metal Exchange il benchmark dell’Alluminio crolla in apertura a 1.460$ la tonnellata, ai minimi dal giugno 2009.

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