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Tasse tricolore: sistema attuale e riforme

Da
Lorenzo Cuzzani
Aggiornato: Jul 24, 2015, 20:55 GMT+00:00

Il Premier Renzi annuncia una “rivoluzione copernicana” in seno al sistema impositivo italiano. Una simile affermazione di specie, profusa come diktat ma

Tasse tricolore: sistema attuale e riforme
Tasse: sistema attuale e riforme

Il Premier Renzi annuncia una “rivoluzione copernicana” in seno al sistema impositivo italiano.
Una simile affermazione di specie, profusa come diktat ma dal sapore di slogan, pone l’attenzione su riforme di cui effettivamente il Paese ha bisogno, per questo è auspicabile che forma e contenuti assurgano a dimensione concreta, bypassando trasversalmente ogni tipo di chimera politica.

La riforma in questione si propone di dare ossigeno ai portafogli italiani, investiti di un prelievo fiscale che iperbolicamente potrebbe essere definito vessatorio: si perché la pressione fiscale è salita fino al 43,5%, vantando una proiezione per il 2016 che si attesta al 44,1%. Numeri dalle tinte inquietanti, specie considerando la querelle sugli 80 euro per attenuare l’IRPEF, il cui effetto è stato più quello di fecondare il dibattito/scontro politico, che di agire sull’economia reale incrementando flussi.

Senza dimenticare l’Irap e l’Irpef, è opportuno concentrarsi sull’imposta più fastidiosa, quella nella cui ratio è contenuta una contraditio in terminis, ovvero un prelievo che lo Stato opera su una proprietà personale: la Tasi.
Il peso della stessa sui proprietari di immobili ha raggiunto una media nazionale di 180 euro per famiglia, ma secondi dati UIL, in comuni come Torino, Roma e Firenze tocca anche vette di rispettivamente 403, 391 e 346 euro: un risultato non indifferente per l’erede di Ici e Imu.

Stante la presente situazione, il Presidente del Consiglio ha dichiarato che sarà abolita, nonostante sia più facile pensare ad una dichiarazione di intenti programmatica più che a un concreto progetto da sviluppare in tempi brevi. È bene fare luce su quest’ultima affermazione.

L’ammontare complessivo di entrate derivanti dall’imposta sulla prima casa è di 23,8 miliardi di euro, ma perché questa odiata tassa sia abolita è necessario si reperiscano 3,8 miliardi di euro, oltre all’ulteriore reperimento di risorse per i Comuni il cui deficit finanziario non accenna a ridursi.
Il problema sta proprio qui: trovare le risorse; il discorso in questione si complica se si pensa che la Legge di Stabilità del 2016, il cui obiettivo è la riduzione impositiva, farà partire dal 1 gennaio 2016 l’aumento di due punti dell’Iva e delle accise, per un valore di 12,8 miliardi di euro per i quali è necessario trovarne altri 10 attraverso la spending review per rendere possibile la manovra in questione.

Anche qui, a livello di spending review, il quadro non migliora, perché la pressione fiscale italiana è cospicua perché finanzia una spesa pubblica dai grandi volumi. Infatti, termini nominali, la spesa pubblica è passata da circa 550 miliardi nel 2001 a 800 miliardi 14 anni dopo e in più, nonostante il Paese abbia conosciuto un’interruzione della propria crescita nel 2010, la spesa pubblica non ha smesso di crescere per controbilanciare la flessione nazionale.

Appare palese la difficoltà di veicolare una simile manovra, ma nonostante questo, l’obiettivo dell’Esecutivo abbraccia anche l’eliminazione dell’Imu sui terreni agricoli montani non coltivati e i cosiddetti “imbullonati”, vale a dire la doppia Imu che pagano gli imprenditori sul capannone e sui macchinari fissati a terra, appunto con i bulloni.
Valore della misura in questione: 1 miliardo di euro.

Ultimo, ma di non minore importanza, è l’ulteriore proposito di ridurre l’imponibile sul tempo determinato, coerentemente con quanto effettuato l’anno precedente, per cui vi è stata l’abolizione del costo del lavoro per i dipendenti a tempo indeterminato dall’imponibile Irap.
Alternativamente, il Premier ha accennato che per l’abbattimento del peso delle imposte, si potrebbe agire sulla riduzione dell’Ires, attualmente al 27,5%: numeri alla mano, il valore di simili operazioni raggiungerebbe i 4 miliardi di euro.
Molte idee, ma confuse, oppure chiare, ma dalla difficile realizzazione.

Quello che emerge è la necessità per la Nazione di vestirsi di un abito fiscale meno stretto che le permetta di respirare, solo così potrà autodeterminarsi e rimettere in moto i flussi dell’economia reale.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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