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Tasse nazionali battono regionali

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Aug 25, 2015, 23:15 GMT+00:00

Certezza: il sistema impositivo italiano è cresciuto in maniera esponenziale. Motivazioni: varie ed eventuali. Non rilevando in questa sede (probabilmente

Tasse nazionali battono regionali
Tasse nazionali battono regionali

Certezza: il sistema impositivo italiano è cresciuto in maniera esponenziale.

Motivazioni: varie ed eventuali.

Non rilevando in questa sede (probabilmente non si finirebbe più) le cause di una siffatta progressività tassatoria, è utile prendere le mosse dall’aumento delle imposte per rendersi conto dei canali di crescita delle stesse, in cui l’amministrazione centrale traina per numeri quella regionale.

Prendendo in prestito l’analisi puntuale della CGIA di Mestre, è possibile notare come le tasse nazionali vantino un valore 3 volte maggiore di quelle regionali. A questo riguardo, basta considerare l’anno 2014, che ha visto entrare nel patrimonio pubblico 379,7 miliardi di euro, contro i 106,1 di imposte locali; nel dettaglio, più della metà di queste entrate a livello centrale sono costituite da IRPEF (161,4 miliardi), IVA (97,1 miliardi) e IRES (31 miliardi).

A livello decentrato invece, i maggiori tributi sono l’IRAP (30,4 miliardi), l’IMU/TASI (21,1 miliardi), l’addizionale regionale IRPEF (10,9 miliardi) e infine l’addizionale comunale IRPEF (4,4 miliardi). Da qui si evince come del combinato complessivo di tasse, statali e regionali, pari a 485,8 miliardi di euro, il 78% arricchisca l’amministrazione centrale, mentre il resto sia ridistribuito tra le regioni.

Sono numeri che fanno riflettere, specie in virtù della riforma del titolo V della Costituzione del 2001, poiché appare difficile comprendere la ratio di una siffatta riforma se poi le dette Regioni e gli altri enti locali non sono posti nelle condizioni di svolgere compiti legislativi e di gestione.

Si registra infatti un certo malcontento riguardo il ruolo dei vari enti locali, sempre più spesso investiti di un’immagine molto negativa, quasi di esattori, spesso giustificata proprio dalla differente disparità di volumi di capitale per amministrare la cosa pubblica, ma, secondo Paolo Zabeo della CGIA, la situazione è ben diversa: “Nell’immaginario collettivo si è diffusa l’idea che in questi ultimi anni Governatori e Sindaci sarebbero diventati dei nuovi gabellieri, mentre lo Stato centrale avrebbe alleggerito la pressione fiscale nei confronti dei contribuenti”. “In realtà, le cose non sono andate proprio così. Se è vero che negli ultimi 15 anni le tasse locali sono aumentate del 48,4%, quelle in capo alle amministrazioni centrali sono cresciute del 36,1%. Un po’ meno, ma non di molto”.

È interessante notare come nella realtà la progressività impositiva italiana sia molto proporzionata tra Stato e Regioni, con la differenza che l’attenzione è rivolta sulle seconde in virtù della rilevanza di tasse come IMU e TARI (Tassa Rifiuti), entrambe più salate delle loro progenitrici ICI e TARES.

Anche qui, ci pensa Zabeo a chiarire la situazione: “In termini assoluti, dalle Regioni e dagli enti locali abbiamo subito un aggravio fiscale di 34,6 miliardi di euro, mentre il peso del fisco nazionale è aumentato di ben 100,7 miliardi. Insomma, se dal 2000 le imposte locali hanno cominciato a correre, quelle erariali hanno registrato in valore assoluto un’espansione molto più vigorosa, con il risultato che le famiglie e le imprese, loro malgrado, sono state costrette a pagare sempre di più”.

È vero che la coerenza di un paragone tra amministrazioni locali e amministrazione centrale non sempre è agevole da mantenere, in quanto le materie di competenza di entrambe vantino caratteristiche diverse, quindi può risultare normale osservare flussi maggiori in capo all’amministrazione Statale, ma quello che rileva è che dai rapporti delle due amministrazioni nascano prelievi fiscali davvero cospicui a cui poi non seguano servizi altrettanto concreti, incrinando così quel rapporto di reciprocità cardine di ogni sistema impositivo all’interno di uno Stato Democratico.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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