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Stress e corsa ai beni rifugio fanno nuovamente capolino sui mercati valutari

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jun 30, 2015, 15:54 GMT+00:00

La sessione di ieri si è aperta con gli investitori inizialmente preda del panico; sono stati però capaci di tranquillizzarsi con il prosieguo della

Stress e corsa ai beni rifugio fanno nuovamente capolino sui mercati valutari

La sessione di ieri si è aperta con gli investitori inizialmente preda del panico; sono stati però capaci di tranquillizzarsi con il prosieguo della giornata. In molti hanno infatti convenuto che quando si parla di Grecia una scadenza non è mai quello che dovrebbe essere, mentre per il momento appare difficile che il paese possa uscire dall’euro (Grexit) o dichiarare default. Alcuni analisti sostengono che il Fmi avrebbe la capacità di posporre di altri 30 giorni la deadline odierna, anche se dal Fondo nessuno si è ancora preso la briga di confermare l’indiscrezione. Svariati leader europei, poi, si dicono pronti a continuare i negoziati. La posizione più dura resta quella di Angela Merkel, che sembra aver preso la decisione di Tsipras di indire un referendum come uno schiaffo in faccia. Ieri mattina, con l’apertura dei mercati, l’euro è letteralmente precipitato di 150 punti; nel corso della giornata è stato in grado di recuperare terreno fino a sorprendere gli speculatori e chiudere in territorio positivo. In chiusura di sessione americana, la divisa europea era negoziata a 1,1235$ anche se, nella notte fra lunedì e martedì, gli investitori sono tornati a temere l’approssimarsi delle scadenze di fine mese. Stamattina l’euro cede 52 punti per essere scambiato a 1,183$. Il biglietto verde guadagna invece 29 punti portandosi a 95,37. Teoricamente, il Fmi avrebbe il potere di concedere ulteriori 30 giorni di tempo ai paesi impossibilitati a pagare alla data di scadenza concordata; il direttore del Fondo Christine Lagarde ha fatto sapere che se mai dovesse prendere questa decisione, ne informerebbe tempestivamente il board direttivo.

Ieri il premier greco Tsipras ha lasciato intendere che oggi Atene dichiarerà default sul debito di 1,5 miliardi di euro contratto con il Fmi che, assieme alla Commissione Europea e alla Bce, compone la triade di istituzioni impegnate a salvare la Grecia. Le ultime indiscrezioni dicono che Tsipras rassegnerà le dimissioni da primo ministro se la maggioranza del popolo greco dovesse votare a favore del piano di salvataggio stilato dalla istituzioni internazionali; frattanto, i leader europei sono impegnati a soppesare minuziosamente le conseguenze di una vittoria del “Si” e del “No” al referendum di domenica sia per quanto riguarda il piano di aiuti sia per una proposta di accordo che alla data del referendum (5 luglio) non sarà più vincolante. Alla mezzanotte di oggi scadranno infatti tutti gli accordi legali, le disposizioni e le offerte negoziali stilate negli ultimi mesi.

Standard & Poor’s ha ulteriormente tagliato il rating della Grecia, spingendolo sempre più in territorio “spazzatura” e affermando che nei prossimi 6 mesi Atene avrà dichiarato default sul debito. C’è inoltre un 50% di possibilità di assistere all’uscita del paese dall’Eurozona.

Stamattina, durante la sessione asiatica, l’inquietudine ha fatto nuovamente capolino su mercati, con il Kiwi e l’Aussie in continuo deprezzamento. Il primo ha perso 50 punti flettendo fino a 0,6801$ dopo che nel corso della notte era caduto persino al di sotto del livello di prezzo-chiave a quota 0,68; il secondo ha invece ceduto 16 punti portandosi a quota 0,7663$.

Lo yen giapponese è invece al centro di un rally sostenuto dalla richiesta di beni rifugio da parte degli investitori. Il cross USD/JPY ha perso 27 punti fino a 122,27 mentre la coppia EURJPY ne perdeva 95 fino a 136,74. Un rapporto ha evidenziato che a maggio l’indice dei prezzi al consumo del Giappone è cresciuto dello 0,1% contro una previsione per un dato invariato (+0,0%) e il rialzo (+0,3%) del mese precedente.

Ieri il ministro delle Finanze nipponico Taro Aso ha affermato di non ritenere possibile un ulteriore ribasso degli indici azionari giapponesi, né che lo yen spiccherà improvvisamente il volo per il trambusto prodotto dalla possibilità di assistere al default della Grecia. Rivolgendosi alla stampa, il ministro ha aggiunto che se mai Atene dovesse uscire dall’eurozona, l’impatto di mercato sarebbe sicuramente importante; al contrario, se anche dichiarasse default senza però abbandonare Eurolandia, le conseguenze di mercato sarebbero sicuramente ridotte.

Nella giornata di domenica la Banca Nazionale Svizzera è intervenuta direttamente sui mercati valutari per stabilizzare il franco dopo il suo improvviso apprezzamento sull’euro. A riferirlo è stato Thomas Jordan, numero uno dell’istituto centrale.

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