Da tempo è fecondo il dibattito comunitario sull’unione bancaria: perché promuoverla, come organizzarla e come mediare le esigenze dei diversi Stati
Da tempo è fecondo il dibattito comunitario sull’unione bancaria: perché promuoverla, come organizzarla e come mediare le esigenze dei diversi Stati membri.
È stato chiaro fin da subito quali fossero gli obiettivi di un simile orientamento, vale a dire evitare che il denaro dei contribuenti coprisse il dissesto bancario tramite indennizzo diretto, ma anche creare un sistema più garantito e sicuro che abbassasse il rischio di fallimenti e collassi.
A tal proposito, il piano della Commissione ha preso le mosse da azioni ben precise: la prima consta di una comunicazione intitolata “Verso il completamento dell’unione bancaria”, presentata dalla Commissione Europea nel novembre 2015 e contenente una serie di misure per ridurre i rischi nel settore bancario.
La seconda si compone di una proposta di regolamento che istituisce il sistema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS).
Sono diversi i fondamenti da cui si articoli la proposta della Commissione tesa a ridurre i rischi del settore bancario, ma è possibile osservare come l’elenco sia coerente con una ratio di tutela che non lasci spazio a zone d’ombra.
Nel novero di tali fondamenti sono presenti: la salvaguardia del corretto funzionamento dell’unione bancaria, il miglioramento della certezza del diritto, il consolidamento della stabilità globale della zona euro, la garanzia di parità di condizioni per tutte le banche presenti nell’unione bancaria.
Relativamente al regolamento che istituisce il sistema europeo di assicurazione dei depositi, rileva sottolineare come il target sia l’istituzione di un sistema di assicurazione dei depositi per l’intera zona euro che sia composto dai sistemi nazionali di garanzia dei depositi e da un Fondo europeo di assicurazione dei depositi e sia costituito gradualmente nell’arco di 8 anni, raggiungendo piena operatività entro il 2024.
Delineatosi questo quadro normativo, la commissione Finanze del Senato della Repubblica Italiana ha deciso di abbracciare un simile indirizzo, commentando la propria posizione per bocca del relatore Gianluca Rossi, che chiarisce come vi sia in primis “… la necessità di definire con certezza le risorse necessarie per la fase di avvio del sistema europeo di assicurazione dei depositi (Edis), che va definito anno per anno, specificando gli oneri a carico degli aderenti e tenendo conto del fatto che l’Italia è già impegnata nel sostegno delle banche in risoluzione e nel definire un processo di cessione dei crediti deteriorati, pur tenendo conto della normativa sugli aiuti di Stato”.
In secondo luogo, ricorda come sia opportuno “escludere a priori qualsiasi legame tra la realizzazione dell’Edis e le modifiche dei criteri di calcolo del rischio dei titoli pubblici o fissare limiti alla loro detenzione, perché costringerebbe le banche a ridurre in maniera disordinata e brusca l’esposizione in titoli di Stato, con conseguenti turbolenze e instabilità nei mercati”.
La chiosa finale appare comunque un’apertura netta verso l’UE: ”la commissione Finanze ha sottolineato che per salvaguardare i depositanti nel caso di crisi sistemiche è importante attivare il sistema europeo di assicurazione dei depositi tenendo conto degli impegni già assunti e sostenuti dall’Italia nel risanamento dei sistemi bancari di altri Paesi europei”.
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