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Riforma bancaria 2015 tra indiscrezioni, proclami e critiche

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Jul 1, 2015, 16:35 GMT+00:00

“Le misure approvate hanno a che fare con la necessità di rimettere in moto il mercato del credito che attualmente risente del peso dei crediti

Riforma bancaria 2015 tra indiscrezioni, proclami e critiche
Riforma bancaria 2015 tra indiscrezioni, proclami e critiche

“Le misure approvate hanno a che fare con la necessità di rimettere in moto il mercato del credito che attualmente risente del peso dei crediti deteriorati”.
È opportuno partire da questa affermazione, quasi un diktat, profusa dal Ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, dopo aver preso parte al Consiglio de Ministri alcuni giorni fa.

È palese l’intenzione di lavorare e realizzare una riforma bancaria che possa recepire sia le necessità cogenti dell’economia reale, sia quelle legittime (sul ranking di importanza qui non si entra nel merito) degli istituti di credito: a ben vedere, il soddisfacimento di entrambe passa per la gestione sapiente dei crediti in sofferenza, che com’è noto influenza l’intero sistema creditizio tricolore, gravando in maniera sistemica senza soluzione di continuità.

La riforma in questione ha l’obiettivo, in primo luogo, di consentire un iter procedurale più rapido e snello per il recupero dei crediti e poi perfezionare la deducibilità delle perdite sui prestiti in un anno invece che cinque, in linea con la metodologia più frequente nell’UE.

Qui si annida il primo seme del dibattito politico e non solo, che appare più opportuno chiamare teatro di scontro istituzionale.
Polemica Giorgia Meloni, leader di “Fratelli d’Italia”, per la quale, tale approntamento di misure finanziarie è ”Un altro regalo alle banche, questa volta di 5 miliardi di euro. Renzi paga il pizzo a chi lo ha messo a Palazzo Chigi. Come Monti e Letta prima di lui”.
Di uguale avviso, ma di diverso tenore è il parere degli opinionisti di “Berenberg Bank”, la più antica banca tedesca, per i quali c’è “il rischio che queste riforme possano effettivamente portare a perdite su crediti più elevate per le banche italiane”.

A questo punto appare opportuno chiarire qualche dettaglio su quanto emerso dal Cdm il 23 giugno scorso, così da stimolare una riflessione sulla situazione contingente.
Come già accennato, gli interventi del Governo avranno la funzione di facilitare il mercato delle sofferenze e quindi accelerare il reperimento di fondi, secondo una ratio semplificatoria invocata da più parti; in questo modo si prevede che fondi e operatori specializzati saranno disposti a pagare prezzi maggiori per i crediti dubbi, compiendo un grande avvicinamento verso le valutazioni delle banche venditrici, che avranno più occasioni per cedere attivi deteriorati e maggiori risorse da impiegare in nuovi finanziamenti.

Come conseguenza, il procedimento del recupero dei crediti conoscerebbe una riduzione da 7 a 6 anni e questo comporterebbe una forbice più ridotta tra i prezzi di domanda e offerta intorno al 12%; se invece la flessione fosse da 7 a 4 anni, il divario di cui sopra calerebbe del 38%, mentre da 7 a 1 anno addirittura dell’83%.
Tutto ciò acquista particolare importanza in relazione alla dibattuta Bad Bank, strumento imprescindibile per la riuscita della riforma, specie relativamente ai crediti deteriorati, sulla cui realizzazione, il Ministro Padoan così si esprime:”se ci sarà, compatibilmente con le norme europee sugli aiuti di Stato, sarà uno strumento in più”.

È vero che è necessario trovare una soluzione in linea con le norme dell’Unione Europee sugli aiuti di Stato, ma è anche vero che una Bad Bank costituirebbe uno strumento ausiliario (ma anche strutturale) in grado di porsi come chiave di volta dell’intero sistema, allora sicuramente anche i più critici sarebbero convinti.

Non c’è dubbio che si stia lavorando per operare significativi passi avanti in materia bancaria, ambito dal quale e per il quale fluisce la maggior parte della salute di un Paese, ma il pensiero che trascende l’ottimismo delle Istituzioni è che anche stavolta a pagare siano i contribuenti, titolari di una riforma dai contorni non chiari e spesso primi ed unici a sostenere la crisi con i propri risparmi, mentre istituti di credito si arricchiscono con questi facendo investimenti e speculazioni che mai aiutano l’economia reale e la solidità della Nazione.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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