Nel corso della sessione asiatica, il dollaro Usa si mantiene prossimo al suo maggiore livello di trading, negoziato a 99,69. Ieri il biglietto verde si
Durante la sessione asiatica prosegue il mini-rally dello yen, innescato dalla fiducia della Banca del Giappone. Un tasso di cambio a 105 yen per dollari sarebbe “appropriato” ha detto il consigliere economico del premier Koichi Hamada durante un’intervista rilasciata oggi a Bloomberg; le sue parole riprendono quelle di ieri sera alla rete televisiva BS Fuji. Secondo Hamada, lo yen non si deprezzerà ulteriormente, mentre non crede che 125 yen per dollaro siano un valore adeguato. Durante l’intervento televisivo, il consigliere di Abe ha detto che “non c’è alcun bisogno di forzare” la crescita dell’inflazione verso il target del +2% della banca centrale. Nel corso dell’ultima riunione di politica monetaria di mercoledì scorso, è emerso che la maggior parte delle autorità che determinano le mosse della BoJ è convinta che la crescita dei prezzi sarà in grado di centrare il target inflattivo al +2%. Per questo motivo, l’istituto continuerà ad acquistare titoli sovrani per 80 trilioni di yen (665 miliardi di dollari) l’anno: è quanto ha stabilito una consultazione finita con 8 voti favorevoli e uno contrario.
Le ultime notizie preconizzano una flessione del Pil cinese al +6,9% dopo i pessimi dati commerciali di ieri. Questa settimana i trader continueranno a monitorare gli indicatori che riguardano la Cina: nel corso del primo trimestre, il Pil di Pechino è frattanto scivolato al nuovo minimo post-crisi finanziaria per via delle difficoltà del settore manifatturiero, dei consumi e dei prezzi del mercato immobiliare. La previsione media di un pool di 15 economisti è per una crescita del Pil cinese del +6,9% fra gennaio e marzo, dopo che negli ultimi 3 mesi del 2014 l’espansione era stata del +7,3%. Il National Bureau of Statistics pubblicherà la lettura ufficiale domani. Se confermato, il risultato rappresenterà la peggiore performance su base trimestrale dal Q1 del 2009, quando la crescita del Pil si fermò al +6,6% per via del panico prodotto dalla crisi finanziaria globale. Ieri fonti ufficiali hanno comunicato che a marzo l’export cinese si è contratto del -14,6% su base annua, per un totale di 886,83 miliardi di yuan (circa 195 miliardi di dollari). Si tratta di un calo inatteso e della riprova delle difficoltà che sta attraversando la seconda economia globale.
La General Administration of Custom comunica che si è contratta anche la domanda interna, con le importazioni calate del -12,3% a 868,67 miliardi di yuan (su base annua), mentre il surplus commerciale (su base mensile) è precipitato del -62,6% a 18,16 miliardi di yuan.
I pessimi dati commerciali cinesi hanno fatto crollare l’Aussie e il Kiwi ai nuovi minimi di breve periodo; stamattina le due divise sono in lieve ripresa. Il Kiwi viaggia a 0,7480 (+26 punti) mentre l’Aussie a 0,7617 (+28 punti).