Questa mattina il greggio WTI si muove nuovamente in ribasso dopo l'impennata del 6% registrata nella sessione di mercoledì. Il combustibile restituisce
Questa mattina il greggio WTI si muove nuovamente in ribasso dopo l’impennata del 6% registrata nella sessione di mercoledì. Il combustibile restituisce qualche centesimo ed é scambiato a 45,91%. Il Brent si discosta dal cugino statunitense guadagnando 15 centesimi per attestarsi su quota 48,72$. Lo spread tra i due combustibile resta al di sotto dei 3$.
Lo scorso mercoledì l’Energy Information Administration degli Stati Uniti ha mostrato come, nella settimana terminata il 23 ottobre, le scorte di greggio della nazione abbiano postato un incremento di 3,4 milioni di barili, un numero nettamente inferiore ai 4,1 milioni di barili precedentemente stimato dall’American Petroleum Institute. Aumenta anche l’utilizzo delle raffinerie che passa dal precedente 86,4% all’attuale 87,6%.
Stando a quanto dichiarato da Stuart Ive manager dei clienti presso la OM Financial ” i dati potrebbero rappresentare il primo segno del picco della stagione di manutenzione”. Lo scenario implica un incremento della domanda di greggio raffinato.
Bernard Aw, stratega di mercato presso l’IG Markets di Singapore, ha dichiarato alla AFP quanto segue: “Il greggio sembra essere destinato a chiudere ottobre in rosso, si tratterebbe della settima chiusura ribassista in dieci mesi, poiché l’eccesso dell’offerta non mostra segni di cedimento.
“Le scorte degli Stati Uniti continuano ad aumentare, i dati rilasciati dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti indicano che le scorte di greggio rimangono di oltre 100 milioni di barili al di sopra della media stagionale quinquennale”. “Se non si riduce la produzione la possibilità di assistere ad un notevole rialzo dei mercati internazionali di greggio sembra essere alquanto limitata”.
Mercoledì il greggio WTI guadagna il 6,3% mentre il Brent posta un rialzo del 4,8%.
Tim Evans, analista di Citi Futures ritiene che il mercato del greggio si stia muovendo in ribasso a causa delle segnalazioni che vedono una massiccia produzione russa incrementare le preoccupazioni riguardanti l’eccesso dell’offerta. ” Sebbene vi siano numerosi fattori fondamentali e finanziari capaci di influenzare notevolmente i prezzi del combustibile, la nostra più grande preoccupazione continua ad essere l’Opec che non sembra essere disposta a cambiare la sua attuale politica a favore delle quote di mercato”. I recenti dati hanno mostrato come nel terzo trimestre il PIL degli Stati Uniti abbia mostrato numeri inferiori a quelli precedentemente stimanti riportando una crescita dell’1,5%, inoltre i trader continuano ad osservare le azioni della Federal Reserve al fine di comprendere al meglio se l’istituto di credito innalzerà o meno i tassi di interesse entro la fine dell’anno.
Stando al rapporto settimanale EIA il prezzo medio della benzina negli Stati Uniti
dalla scorsa settimana ha registrato una ribasso di 5 centesimi per attestarsi su quota 2,23$ al gallone il 26 ottobre. I dati mostrano un ribasso di 83 centesimi rispetto al prezzo registrato nello stesso periodo dello scorso anno. Il prezzo medio del Midwest perde 7 centesimi per attestarsi su quota 2,23$ a gallone, mentre quello della costa del Golfo registra un ribasso di 6 centesimi raggiungendo gli 1,95$. Il prezzo nella zona delle Montagne Rocciose posta un calo di 5 centesimi per attestarsi su quota 2,23$, mentre la costa orientale registra una perdita di due centesimi raggiungendo i 2,68$ al gallone. Sempre negli Stati Uniti il prezzo medio del carburante diesel registra un calo di tre centesimi rispetto alla settimana precedente per attestarsi su quota 2.50$ al gallone, circa 1,4$ al di sotto della media riportata nello stesso periodo dello scorso anno. Nel Midwest il prezzo del diesel perde 6 centesimi raggiungendo i 2,54$ al gallone.