Questa mattina i prezzi del greggio si muovono nuovamente in rialzo, il WTI guadagna 52 centesimi ed è scambiato a 52,43$ mentre il Brent posta un rialzo
Lunedì i prezzi del greggio si muovono in rialzo ad inizio sessione, ma nel corso della giornata invertono la rotta restituendo buona parte dei guadagni iniziali e mostrando una forte volatilità del mercato. La mossa prende piede sulla scia di un surplus della fornitura globale che continua ad ostacolare l’ascesa del mercato e di una presa di beneficio avviata dai trader a seguito del forte rialzo del combustibile. A tale proposito, ci sembra opportuno segnalare come il suddetto rialzo sia stato dettato dalle forti preoccupazioni per i disordini nello Yemen, dalle aspettative che vedono un lento incremento delle forniture iraniane in previsione del raggiungimento di un accordo sul programma nucleare di Teheran e da un rallentamento della perforazione statunitense. Detto questo, i deboli numeri mostrati dalla Cina hanno sollevato numerose questioni riguardanti la ripresa economica del secondo maggior consumatore mondiale di greggio aprendo così le porte ad un possibile incremento dello stimolo monetario del paese. I dati hanno mostrato come, nel mese di marzo, le importazioni di greggio in Cina abbiano registrato un incremento del 14% rispetto allo scorso anno, tuttavia, i numeri postano un calo rispetto al mese di febbraio.
Il governo federale si aspetta il primo calo mensile degli ultimi 4 anni della produzione di scisto statunitense.
Il boom dello scisto statunitense che ha portato la produzione di greggio del paese in prossimità dei massimi degli ultimi 10 anni inizia a mostrare segni di rallentamento, rallentamento dettato principalmente da un eccesso della fornitura globale
Stando alle dichiarazioni rilasciate lunedì dall’EIA, tra aprile e maggio le esportazioni di greggio provenienti dalla produzione di scisto dovrebbero postare un calo di 57 milioni di barili giornalieri. Secondo Reuters, si tratterebbe del primo calo mensile degli ultimi 4 anni.
L’EIA prevede che il prossimo mese sette stazioni di scisto — Bakken, Eagle Ford, Haynesville, Marcellus, Niobrara, Permian and Utica — produrrano un totale di 5,56 milioni di barili giornalieri di greggio, in calo rispetto ai 5,62 milioni di barili giornalieri registrati ad aprile. Il centro di Permian, dovrebbe incrementare la sua produzione— da 11 mila barili giornalieri a 1,99 milioni di barili — postando nuovi massimi, tuttavia, l”Aquila Ford dovrebbe registrare un calo di 33.000 barili giornalieri mentre Bakken dovrebbe ridurre la produzione di 23.000 barili giornalieri.
Negli ultimi anni, il boom dello scisto ha aiutato gli Stati Uniti a raggiungere i massimi degli ultimi 4 anni. Secondo i dati EIA, tra il 2011 e il 2013, le sette regioni hanno rappresentato il 95% della crescita della produzione nazionale.
L’EIA prevede un rapido declino della produzione sulla scia di un lungo ribasso dei prezzi e di un eccesso dell’offerta mondiale. Negli ultimi 10 mesi, infatti, il prezzo di un barile di greggio ha perso più del 50% del suo valore iniziale costringendo numerose compagnie petrolifere a ridurre i livelli di produzione al fine di contrastare il forte ribasso dei prezzi.
L’IEA mostra come gli Stati Uniti stiano esaurendo la capacità di stoccaggio, pertanto, prima o poi, qualcuno dovrà inevitabilmente smettere di pompare greggio. I prezzi del combustibile sembrano essere destinati a muoversi ulteriormente in ribasso verso i minimi degli ultimi 6 anni, minimi postati nel mese di gennaio sulla scia di un rallentamento della ripresa economica statunitense. Un nuovo rapporto suggerisce, inoltre, come il forte ribasso postato verso la fine dello scorso anno non abbia ancora avuto un impatto significativo sulla produzione di scisto statunitense.