I mezzi del greggio si muovono nuovamente in ribasso nella sessione asiatica senza ricevere assistenza dal calo del dollaro. Questa mattina il greggio WTI
Mentre il greggio sembra essere il mercato peggiore, i metalli di base registrano la massima oscillazione nell’indice delle materie prime, mentre zucchero e caffè postano il più grande calo dell’anno. Se il Commodity Index di Bloomberg ne è un indicatore, il rallentamento della crescita economica nei paesi sviluppati ha indubbiamente contribuito al crollo che negli ultimi hanno abbiamo visto nei mercati delle materie prime. Tuttavia, due paesi membri del BRICS, ovvero Cina e Brasile, hanno indubbiamente le colpe dell’ultimo ribasso poiché influenzano notevolmente l’andamento dei prezzi dei suddetti prodotti. Il rallentamento della Cina, il prù grande consumatore mondiale della maggior parte delle materie prime, e il recente crollo del mercato azionario cinese hanno rafforzato i timori che vedono un ribasso dell’economia reale, scenario che intaccherebbe inevitabilmente la domanda delle materie prime.
Stando all’ultimo “Commodity Markets Outlook” della Banca Mondiale, i prezzi medi dei carburanti come il greggio, il gas naturale e il carbone potrebbero registrare una perdita del 39% rispetto ai livelli riportati nel 2014. I prezzi dei metalli e dei fertilizzanti potrebbero postare in calo del 12%. Si legge nel rapporto: “Tutti i principali indici dei prezzi delle materie prime dovrebbero diminuire nel 2015, soprattutto a causa degli abbondanti rifornimenti, e nel caso dei prodotti industriali, della debolezza della domanda”.
La banca prevede che la media dei prezzi del greggio quest’anno si attesterà su quota 57$ contro i 97$ del 2014, tuttavia le previsioni restano al di sopra dei 53$ stimati ad aprile. La previsione, basata su una media ponderata tra il Brent, il greggio di Dubai e il greggio WTI- riflette un miglioramento del consumo di carburante negli Stati Uniti e un rialzo dei prezzi del 17% tra aprile e giugno. Stando a quanto mostrato dalla banca i prezzi del gas naturale in Asia, in Europa e negli Stati Uniti, potrebbero scendere drasticamente mentre il carbone sembra essere destinato a postare un calo del 17% sulla scia della concorrenza degli altri combustibili, gas compreso, e dello spostamento verso energie rinnovabili.
Lunedì, nelle prime ore della sessione asiatica, i prezzi del greggio si muovono in ribasso dopo aver chiuso la sessione precedente in prossimità dei minimi da marzo sulla scia dei rinnovati timori di un eccesso dell’offerta e di un aumento della attività di perforazione statunitense mostrato la scorsa settimana. Stando a quanto riportato venerdì da Baker Hughes, società di servizi petroliferi, la scorsa settimana i produttori di greggio degli Stato Uniti hanno aggiunto 21 piattaforme, postando il più grande incremento dall’aprile del 2014.
L’aumento delle piattaforme prende piede nonostante il ribasso del 21% postato dai prezzi del greggio statunitense da metà giugno, prezzi che il 23 giugno hanno postato i minimi a 61$ al barile entrando così in uno scenario ribassista. Un calo del 20% è considerato da molti trader l’inizio di una tendenza ribassista.