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Preludio al meeting della BCE

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Jan 21, 2016, 16:22 UTC

  Giovedì mattina lo yuan cinese è negoziato a quota 0,6570 rimanendo abbastanza vicino al dato della chiusura precedente. La Banca Popolare Cinese ha

Preludio al meeting della BCE
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Giovedì mattina lo yuan cinese è negoziato a quota 0,6570 rimanendo abbastanza vicino al dato della chiusura precedente. La Banca Popolare Cinese ha fissato il midpoint a quota 6,5578 per dollaro prima dell’apertura dei mercati, 18 punti o lo 0,03% più basso rispetto precedente 6,5596. Il midpoint giornaliero è stato fissato nel range ristretto di 60 punti rispetto agli ultimi 10 giorni.

“Gli scambi sono stati abbastanza tiepidi visto che l’andamento dello spot market si è mantenuto piatto” ha affermato un trader alla Chinese city bank di Shanghai. “Adesso la maggior parte dei nostri scambi sono effettuati per conto di clienti corporate”

In base a quanto detto da alcune fonti Reuters lo scorso martedì, le autorità di regolamentazione cinesi stanno restringendo le restrizioni ai deflussi transfrontalieri da parte delle banche, quale l’ultimo tentativo di Pechino per arginare la speculazione e la lenta fuga di capitali dato l’indebolimento della moneta. La moneta cinese è stata soggetta a spinte al ribasso in parte anche a causa del rallentamento della crescita della seconda economia mondiale.

Le monete asiatiche sono in positivo visto che in tarda serata la percezione di stress globale ha subito un’inversione. Il dollaro australiano ha guadagnato 6 punti portandosi a quota 0,6913 mentre il kiwi ha guadagnato 9 punti portandosi a quota 0,6439. La pubblicazione del PMI business report della Nuova Zelanda, con dei risultati superiori alle aspettative, ha determinato una sterzata positiva per il kiwi. Secondo il Ministro delle Finanze Mathias Corman, il calo del dollaro australiano ha determinato una maggiore competitività del Paese e supporta il suo passaggio da un’economia di risorse a un economia guidata da investimenti e questo anche perché la domanda da parte della Cina si indebolisce. Lo yen giapponese si è lievemente abbassato rispetto al dollaro e all’euro dopo i commenti di questa mattina rilasciati dal governatore della Banca del Giappone. Il Governatore Haruhiko Kuroda ha detto che la Banca farà “Tutto quanto il necessario” per raggiungere l’obiettivo del 2% di inflazione. Parlando di fronte al Parlamento, Kuroda si è mostrato ottimista, affermando che l’andamento dei prezzi stava notevolmente migliorando, ma aggiungendo inoltre che la BoJ avrebbe sistemato le politiche monetarie qualora l’andamento dei prezzi si fosse modificato minacciando così l’obiettivo già menzionato. Il USDJPY è negoziato a quota 117,12.

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Ci si attende che la BCE mantenga invariati i tassi di interesse durante il meeting di giovedì. Ma ci si aspetta anche che la banca centrale metta in evidenza i rischi di inflazione e l’incremento della crescita, prospettando così un ulteriore allentamento della politica durante il corso di quest’anno. Il Presidente della BCE Mario Draghi non dovrebbe annunciare cambiamenti in quest’ambito comunque gli investitori si attendono di sapere l’opinione della banca centrale sull’impatto deflazionistico dato dal basso prezzo del petrolio.

Il Commissario europeo per l’economia, Pierre Moscovici, ha affermato mercoledì scorso che le banche centrale hanno ancora più potenza di fuoco da usare per contrastare il rallentamento della crescita globale, che non cambierà le prospettive di ripresa nell’eurozona

In un’intervista con la Reuters Television durant il World Economic Forum di Davos, Moscovici ha affermato di non credere che vi sarà una recrudescenza della crisi finanziaria internazionale, nonostante gli sconvolgimenti che hanno interessato i mercati mondiali durante le prime settimane del 2016, determinati sia dal rallentamento della crescita cinese sia dal basso prezzo del petrolio. Il Fondo Monetario Internazionale ha affermato che il basso prezzo del petrolio avvantaggerà i consumi privati in Europa e quindi ha aggiunto un 0,1 punto percentuale alle sue previsioni di crescita dell’area euro per il 2016, portandole così all’1,7%, dato che dovrebbe confermarsi per il 2017.

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