Anno nuovo, sorveglianza nuova. Si apre così il 2016 made in Europe, con l’allargamento del numero di istituti finanziari controllati dalla BCE, che, a
Anno nuovo, sorveglianza nuova.
Si apre così il 2016 made in Europe, con l’allargamento del numero di istituti finanziari controllati dalla BCE, che, a causa della loro importanza strategica, necessitano di una vigilanza diretta.
A tal proposito, il novero delle banche presenti nella lista si arricchisce di ulteriori 8 unità, arrivando a quota 129, ma con due eliminazioni, quindi salendo di sei.
L’inizio della supervisione dei nuovi istituti di cui sopra, ad opera della Banca Centrale Europea, è programmato nel mese compreso tra il primo gennaio e il primo febbraio, con particolare attenzione ai dividendi, target importante per la salvaguardia del livello di capitale bancario.
A questo proposito, non può non essere menzionata una raccomandazione del presidente Mario Draghi, con la quale invita le parti a riflettere sull’evoluzione attesa del capitale nel momento in cui
saranno decise le cedole.
Sorvolando sulla questione della polemica comunitaria con l’Italia per la questione dei quattro istituti salvati, è opportuno ricordare come siano ben 15 le banche del Bel Paese a essere sotto stretta sorveglianza da parte della BCE: Monte Paschi di Siena, Banca Popolare di Milano, Intesa San Paolo, Banca Carige, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Unicredit, Banco Popolare, Unione di Banche Italiane, Banca Popolare di Sondrio, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, Mediobanca, Barclays Italia e Iccrea Holding. A queste si aggiunge il Credito Emiliano, precedentemente espunto dalla lista, ma in seguito reinserito con un attivo di bilancio su base consolidata a fine 2014 superiore alla soglia di 30 miliardi di euro.
Per meglio comprendere la situazione italiana, giova qui riportare quanto affermato da MF in data 30 dicembre 2015: “ Gli analisti di Equita non vedono ripercussioni sulle tre banche che hanno il dividend yield più significativo, ovvero Intesa San Paolo, Medio Banca e Credem . Mentre Unicredit (yield del 2,5%) potrebbe decidere di pagare solo lo scrip dividend anziché lasciare la scelta all’azionista tra dividendo cash o in azioni. Al momento a Piazza Affari Intesa San Paolo cede l’1,09% a 3,098 euro, Mediobanca lo 0,78% a 8,87 euro, Unicredit l’1,06% a 5,145 euro e Credem lo 0,22% a 6,895 euro.”
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.