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L’oro si muove in rialzo in seguito al deprezzamento del dollaro causato dai dati deludenti dell’indice ISM del settore dei servizi degli Stati Uniti

Da:
James Hyerczyk
Pubblicato: Sep 6, 2016, 18:25 UTC

Nella giornata di martedì, l'oro si è mosso in rialzo grazie al deprezzamento del dollaro, provocato dal declino delle aspettative di un innalzamento dei

L’oro si muove in rialzo in seguito al deprezzamento del dollaro causato dai dati deludenti dell’indice ISM del settore dei servizi degli Stati Uniti

Nella giornata di martedì, l’oro si è mosso in rialzo grazie al deprezzamento del dollaro, provocato dal declino delle aspettative di un innalzamento dei tassi da parte della Fed a settembre. L’oro spot ha quasi raggiunto il massimo degli ultimi dieci giorni, guadagnando l’1,1% per salire a 1340,89$. Appena la scorsa settimana, il mercato era crollato al minimo degli ultimi due mesi in attesa del rapporto sulle buste paga dei settori non agricoli degli Stati Uniti. L’attuale rialzo, spinto dalla chiusura delle posizioni, ha avuto inizio quando i dati sull’occupazione hanno deluso le aspettative.

L’argento ha seguito l’oro in rialzo, avvicinandosi quasi al massimo delle ultime tre settimane con un guadagno dell’1,50% per assestarsi a 19,78$. Il palladio è aumentato dell’1,99% a 692,00$. Il metallo che ha registrato il maggiore incremento di prezzo è stato il platino, che ha guadagnato il 2,49% in parte a causa del ribasso del dollaro e del fallimento della trattativa tra il sindacato dei minatori e gli industriali del settore.

I trader del greggio non sono riusciti a mantenere i notevoli guadagni registrati nella giornata di lunedì e, durante la sessione di martedì, il prezzo è sceso al di sotto dei 47,00$ al barile. La mossa è stata provocata dallo svanire delle speranze di un’imminente iniziativa dell’Opec e dei paesi produttori che non fanno parte del cartello per ridurre l’eccesso di offerta.

Nella giornata di ieri, Arabia Saudita e Russia hanno innescato un’impennata del petrolio dopo aver raggiunto un accordo sul sostegno a una possibile azione di riduzione della produzione. Tuttavia, l’aumento del prezzo si è arrestato per poi virare in ribasso nella giornata di oggi a seguito delle dichiarazioni del ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, Khalid al-Falih, secondo cui, per il momento, non vi è alcuna necessità di congelare la produzione.

L’azione del prezzo indica che i trader sono scettici circa il raggiungimento di un accordo tra i paesi produttori di petrolio senza la partecipazione di Russia e Arabia Saudita.

Nella giornata di martedì, le borse statunitensi si sono mosse in lieve rialzo nonostante il declino del prezzo del petrolio e la debolezza dei dati sugli Stati Uniti. L’indice Ism dei direttori degli acquisti dei settori non manifatturieri per il mese di agosto segna 51,4, dato inferiore all’atteso 55,0. A luglio, l’indice era a 55,5.

Il Dow Jones ha guadagnato circa 10 punti, il Nasdaq è salito dello 0,3% e lo S&P 500 è salito dello 0,1%. Gli indici sono stati spinti dai titoli delle telecomunicazioni.

La delusione per l’indice Ism ha innescato un rialzo dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti, che hanno recuperato il precedente calo dei rendimenti. Tale andamento è un ulteriore indizio di come gli investitori possano ritenere che l’economia sia troppo debole per permettere alla Fed di innalzare i tassi a settembre.

Reagendo ai deludenti dati dell’indice dei direttori degli acquisti, il dollaro si è mosso in ribasso contro un paniere di valute. Il deprezzamento ha contribuito a ridurre le aspettative di una manovra restrittiva attuata prima del previsto. La delusione per l’indice dei direttori degli acquisti ha, inoltre, contribuito a far scendere la coppia USD/JPY al minimo settimanale, mentre il cambio GBP/USD è salito al massimo da metà luglio.

Unendo l’indice ISM dei direttori degli acquisti dei settori non manifatturieri di oggi e i deludenti dati sull’occupazione di venerdì, si diviene scettici circa la possibilità che la Fed innalzi i tassi a settembre o persino a dicembre. I trader hanno ridotto le aspettative di un incremento dei tassi in entrambi i mesi a seguito della pubblicazione dei dati ribassisti.

Essenzialmente, i dati inferiori alle aspettative delle ultime due sessioni indicano una minore probabilità che la Fed aumenti i tassi nel corso di questo mese e potrebbero portare la banca centrale degli Stati Uniti a non attuare una manovra restrittiva neanche a dicembre.

Sull'Autore

James A. Hyerczyk ha lavorato come analista finanziario fondamentale e tecnico del mercato dal 1982. James ha iniziato la sua carriera a Chicago come analista di mercato a termine per commercianti di pavimenti presso il CBOT e il CME, e da 36 anni fornisce analisi di qualità ai trader professionisti.

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