I trader del greggio non sono riusciti a mantenere i notevoli guadagni registrati nella giornata di lunedì e, durante la sessione di martedì, il prezzo è sceso al di sotto dei 47,00$ al barile. La mossa è stata provocata dallo svanire delle speranze di un’imminente iniziativa dell’Opec e dei paesi produttori che non fanno parte del cartello per ridurre l’eccesso di offerta.
Nella giornata di ieri, Arabia Saudita e Russia hanno innescato un’impennata del petrolio dopo aver raggiunto un accordo sul sostegno a una possibile azione di riduzione della produzione. Tuttavia, l’aumento del prezzo si è arrestato per poi virare in ribasso nella giornata di oggi a seguito delle dichiarazioni del ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, Khalid al-Falih, secondo cui, per il momento, non vi è alcuna necessità di congelare la produzione.
L’azione del prezzo indica che i trader sono scettici circa il raggiungimento di un accordo tra i paesi produttori di petrolio senza la partecipazione di Russia e Arabia Saudita.
Nella giornata di martedì, le borse statunitensi si sono mosse in lieve rialzo nonostante il declino del prezzo del petrolio e la debolezza dei dati sugli Stati Uniti. L’indice Ism dei direttori degli acquisti dei settori non manifatturieri per il mese di agosto segna 51,4, dato inferiore all’atteso 55,0. A luglio, l’indice era a 55,5.
Il Dow Jones ha guadagnato circa 10 punti, il Nasdaq è salito dello 0,3% e lo S&P 500 è salito dello 0,1%. Gli indici sono stati spinti dai titoli delle telecomunicazioni.
La delusione per l’indice Ism ha innescato un rialzo dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti, che hanno recuperato il precedente calo dei rendimenti. Tale andamento è un ulteriore indizio di come gli investitori possano ritenere che l’economia sia troppo debole per permettere alla Fed di innalzare i tassi a settembre.