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L’oro in procinto di finire il mese di febbraio in rialzo di quasi il 10 per cento; l’attenzione si concentra ora sui tassi d’interesse americani.

Da
James Hyerczyk
Pubblicato: Feb 29, 2016, 18:53 GMT+00:00

Lunedì, su Comex i prezzi dell’oro con scadenza ad aprile sono aumentati di circa l'1 per cento a causa di rinnovate preoccupazioni circa il futuro dei

L’oro in procinto di finire il mese di febbraio in rialzo di quasi il 10 per cento; l’attenzione si concentra ora sui tassi d’interesse americani.

Lunedì, su Comex i prezzi dell’oro con scadenza ad aprile sono aumentati di circa l’1 per cento a causa di rinnovate preoccupazioni circa il futuro dei tassi di interesse negli Stati Uniti, tuttavia, la debolezza del dollaro americano, la volatilità dei mercati azionari globali e le discussioni sul possibile stimolo supplementare della banca centrale hanno messo l’oro in condizione di postare la sua miglior performance mensile degli ultimi 4 anni.

L’oro, infatti, è destinato a segnare un guadagno del 10 per cento nel mese di febbraio, ovvero il suo più grande salto mensile da gennaio 2012. I Futures sono stati scambiati a 1232,50 dollari, in crescita di 12,10 dollari ovvero + 0,99%. Il prezzo spot oro è andato in rialzo toccando i 1235,40 dollari l’oncia ed è stato in crescita dello 0,87 per cento a 1232,83.

In attesa del mese di marzo, tecnica e i fondamentali concordano sul fatto che sono state gettate le basi per una continuazione del rally. Il mese prossimo, infatti, la liquidità è destinata a continuare a riversarsi nel mercato degli ETF oro, in quanto gli investitori stanno ampiamente anticipando l’attuazione di nuovi stimoli da parte della Banca centrale europea.

Secondo l’agenzia americana di trading di commodities e futures, gli hedge fund e i gestori di liquidità hanno inoltre aumentato le loro posizioni al rialzo nel COMEX oro, facendo registrare il record annuo, nella settimana al 23 febbraio, .

Il greggio di aprile è aumentato di quasi il 3% alla notizia che i sauditi stanno invocando a gran voce la collaborazione per stabilizzare il mercato. Anche i futures del greggio Brent hanno registrato un forte aumento, continuando il rally della scorsa settimana, quest’ultimo generato da supposizioni che il mercato ha raggiunto un fondo a breve termine. I prezzi si sono stabilizzati appena dopo che i sauditi hanno dichiarato che avrebbero lavorato con altri produttori per limitare la volatilità del mercato del petrolio.

“Il regno Saudita lavora per la stabilità nei mercati del petrolio e continuerà a rimanere in contatto con tutti i principali produttori nel tentativo di limitare la volatilità, accogliendo ogni buona volontà a cooperare”, ha affermato il gabinetto saudita in un comunicato.

Arabia Saudita e Russia, insieme con altri paesi non OPEC hanno deciso di appoggiare la proposta di congelare la produzione ai livelli di gennaio, ma l’Iran rimane il principale ostacolo al piano perché è determinato a far decollare le sue forniture, dopo che in gennaio il paese è uscito dal tunnel delle sanzioni economiche internazionali.

Detto questo i produttori statunitensi stanno tagliando, per la decima settimana consecutiva, il numero di impianti di trivellazione, portando così il conteggio di impianti al suo livello più basso da dicembre 2009. Tuttavia, i produttori di petrolio di scisto degli Stati Uniti hanno detto che aumenteranno la produzione e il capitale di spesa se greggio dovesse muoversi oltre i 40 dollari al barile.

Gli investitori hanno aumentato le scommesse che i prezzi aumenteranno. I dati provenienti dall’ Intercontinental Exchange hanno mostrato che gli investitori in greggio detengono il numero più alto di futures a lungo termine ed opzioni dall’inizio delle rilevazioni nel 2011.

Lunedì la coppia EUR / USD si è indebolita dopo che una prima stima ufficiale sull’inflazione della zona euro ha mostrato che i prezzi al consumo in Europa sono scesi di nuovo. Il ribasso annunciato nella lettura dell’inflazione dell’Eurozona a -0,2% per cento accresce le previsioni che il 10 marzo la BCE dovrà allentare massicciamente la politica monetaria.

La coppia GBP / USD ha continuato a subire una pressione di vendita dovute alle preoccupazioni per il voto di giugno, che potrebbe sancire l’uscita dall’Unione europea del Regno Unito. La scorsa settimana, questa notizia ha spinto la coppia ai livelli più bassi dal 2009.

Negli Stati Uniti, l’indice manifatturiero PMI di Chicago di febbraio ha mostrato un calo a 46,6 dopo aver postato una lettura a 55,6 nel mese di gennaio. L’indice sulle vendite pendenti di abitazioni è calato inaspettatamente del 2,5 per cento il mese scorso. Entrambi gli indici hanno dunque limitato i guadagni sul dollaro statunitense.

Sull'Autore

James A. Hyerczyk ha lavorato come analista finanziario fondamentale e tecnico del mercato dal 1982. James ha iniziato la sua carriera a Chicago come analista di mercato a termine per commercianti di pavimenti presso il CBOT e il CME, e da 36 anni fornisce analisi di qualità ai trader professionisti.

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