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L’ombra della Grecia si allunga sui mercati

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jun 29, 2015, 18:01 GMT+00:00

Questa mattina, alla riapertura dei mercati, l’entità della tragedia greca si è infine palesata appieno davanti gli occhi degli investitori dopo le novità

L’ombra della Grecia si allunga sui mercati

Questa mattina, alla riapertura dei mercati, l’entità della tragedia greca si è infine palesata appieno davanti gli occhi degli investitori dopo le novità del fine settimana. Venerdì, in chiusura di sessione, andava in scena la riunione dell’Eurogruppo dedicata al raggiungimento di un accordo finale sul debito greco. Poi, durante le prime ore di sabato, a sorpresa il primo ministro ellenico Tsipras annunciava un referendum che, di fatto, ha posto fine ai negoziati con i creditori facendo imboccare ad Atene il binario della tragedia.

Stamane l’euro ha subito un vero e proprio tracollo, cedendo 151 punti e finendo negoziato a 1,1013$ mentre il biglietto verde si muoveva in rialzo di 82 punti sino a 96,42. Il dollaro è riuscito a guadagnare quasi il 2% sull’euro nel momento in cui il governo ellenico tentava l’ultima, disperata mossa per evitare il tracollo del proprio sistema finanziario ordinando la chiusura degli istituti di credito e varando una stretta sui movimenti di capitale; la misura, con ogni probabilità, non farà che aggravare la recessione della Grecia. La corsa ai beni rifugio ha quindi premiato lo yen, apprezzatosi dello 0,6% fino a toccare il massimo dell’ultimo mese. La domanda per dollari statunitensi ha inoltre beneficiato delle numerose previsioni che scommettono sul rialzo dei tassi Usa entro la fine dell’anno.

I negoziatori dell’Unione Europea e del Fmi hanno respinto la richiesta greca di estendere gli aiuti finanziari oltre la deadline del 30 giugno. Frattanto, il primo ministro Tsipras annunciava che le banche rimarranno chiuse fino al 7 luglio e che saranno imposti una serie di controlli sui movimenti di capitale; il popolo greco sarà infine chiamato ad esprimersi con un referendum sui termini dell’ultima proposta di accordo avanzata dalle istituzioni internazionali. L’empasse non ha fatto che acuire i timori per un imminente default greco e la possibile uscita di Atene dalla zona euro.

Questa mattina i mercati asiatici hanno patito la forte volatilità degli indici cinesi e le paure scatenate dall’evoluzione della crisi greca. Il taglio dei tassi d’interesse deciso questo fine settimana dalle autorità monetarie cinesi non è riuscito a risollevare le quotazioni della Borsa cinese, con e azioni rimaste sotto forte pressione durante le ultime due settimane al culmine di un rally durato quasi un anno. In apertura di sessione l’indice australiano S&P/ASX 200 ha ceduto l’1,4% mentre il Nikkei 225 perdeva il 2% per via delle ultime notizie provenienti dalla Grecia.

Sempre in apertura di sessione l’euro ha perso il 2% mentre gli investitori si lanciavano in massa sullo yen giapponese, considerato il bene rifugio per eccellenza in tempi di stress finanziario.

L’Aussie ha guadagnato 4 punti fino a 0,7662$ nonostante l’apprezzamento del dollaro Usa e le incertezze legate al destino della Grecia facendo leva sull’ultima decisione di politica monetaria della banca centrale cinese. Sabato mattina la Pboc ha infatti ridotto di 25 punti base sia il suo tasso di riferimento principale, portandolo al 4,85%, sia il tasso di deposito annuale, sceso al 2%. L’istituto centrale della Cina ha inoltre ridotto il coefficiente di riserva obbligatoria, che stabilisce la quantità di capitale che le banche devono tenere immobilizzato, al fine di liberare nuove risorse per finanziare eventuali prestiti all’economia. Il Kiwi ha beneficiato anch’esso delle notizie provenienti dalla Cina, balzando di 10 punti sino a 0,6853$.

Il Giappone ha registrato l’incremento delle vendite al dettaglio che, assieme alla richiesta di asset sicuri da parte degli investitori internazionali, ha finito per supportare le quotazioni dello yen. L’USDJPY è così lievitato di 75 punti sino a 123,10 mentre l’EURJPY ne guadagnava 277 fino a 135,57. Stamattina l’economia giapponese è stata la protagonista di letture economiche contrastanti, con le vendite al dettaglio che a maggio hanno battuto le previsioni a differenza della produzione industriale che le mancava. A maggio l’output dell’industria è infatti caduto del 2,2% su base mensile contro un’attesa da parte di un pool di economisti intervistato da Reuters per un calo del -0,8%. Ciò, sempre secondo Reuters, ha portato il governo Abe a tagliare le proprie previsioni di crescita e parlare di produzione industriale in ristagno. Le vendite al dettaglio hanno invece guadagnato il 3% su base annua, contro un’attesa per un rialzo del 2,3%.

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