Pubblicati nella giornata di oggi, i dati sull'inflazione in Cina sono risultati contraddittori, ma non così tanto da irritare i mercati. Ad aprile, l'Ipc
Pubblicati nella giornata di oggi, i dati sull’inflazione in Cina sono risultati contraddittori, ma non così tanto da irritare i mercati. Ad aprile, l’Ipc è sceso al 2,3% a fronte del 2,4% previsto, pur rimanendo al livello precedente. L’Ipp è al -3,4%, dato inferiore alle aspettative del -3,8%. Per la Banca Popolare Cinese, una maggiore inflazione, spinta soprattutto dal prezzo dei generi alimentari, potrebbe rappresentare un motivo per non tagliare ulteriormente il tasso di interesse principale, già ai minimi storici. Dopo quattro anni, la deflazione si sta riducendo grazie alla ripresa del mercato immobiliare che sostiene la domanda.
In una nota recentemente pubblicata, Larry Hu, direttore per l’economia cinese presso la Macquarie Securities Ltd. di Hong Kong, scrive: “Stiamo assistendo all’inversione del processo deflattivo. La deflazione è certamente molto dolorosa per l’economia, ma la sua inversione può provocare una più elevata crescita nominale e alla ricostituzione delle scorte. Ciò considerato, gli utili societari potrebbero aumentare notevolmente” anche in un contesto di bassa crescita come quello di quest’anno.
I dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica hanno mostrato che, dallo scorso anno, il prezzo dei generi alimentari è aumentato del 7,4%, raggiungendo il livello più alto degli ultimi quattro anni. Il mese scorso, l’inflazione non legata ai generi alimentari era all’1,1%.
Rispetto al mese precedente, l’inflazione alla produzione è salita dello 0,7%, segnando il primo incremento back to back dalla fine del 2013.
Nella mattinata di lunedì, dopo un’apertura in forte rialzo, lo yuan si è deprezzato a causa della rivalutazione del tasso di cambio attuata dalla Banca Popolare Cinese. Contro il dollaro, lo yuan onshore, negoziato a Shanghai, ha perso lo 0,13% per toccare quota 6,5055. La valuta cinese ha raggiunto un massimo intragiornaliero a quota 6,4951 prima di muoversi in ribasso verso la fine della sessione, continuando a perdere per il quarto giorno consecutivo.
Nel corso della mattinata, il dollaro neozelandese ha perso 19 punti per toccare quota 0,6749. Il kiwi ha ceduto lo 0,3%, muovendosi in ribasso per il terzo giorno, a seguito delle dichiarazioni del ministro delle finanze neozelandese, Bill English Il ministro ha affermato di aspettarsi che la banca centrale, nel documento sulla stabilità finanziaria in pubblicazione nella giornata di mercoledì, presenti un piano per la gestione del mercato immobiliare.
Per alcuni investitori, la mossa rappresenta un avvertimento a Tokyo contrario a un intervento basato sulla vendita di yen. Sulle piazze asiatiche, nella mattinata di lunedì, il dollaro si è mosso in lieve rialzo per assestarsi intorno ai 107 yen. Durante il G20 svoltosi a Washington alla fine dello scorso mese, le autorità nipponiche hanno cercato di ottenere un consenso non ufficiale per agire contro un apprezzamento dello yen decisamente indesiderato.
Aso ha affermato che le autorità statunitensi e nipponiche hanno tenuto frequenti colloqui telefonici sul tasso di cambio, in particolare quando, lo scorso mese, lo yen ha visto quintuplicare il proprio valore in due giorni. Dal 2011, le autorità giapponesi non erano più intervenute sui mercati.