Pubblicita'
Pubblicita'

L’imprevedibilità del dollaro traccia la rotta alle altre valute

Da
Barry Norman
Aggiornato: Apr 8, 2015, 16:02 GMT+00:00

Ieri l’indice DX – che misura le oscillazioni del dollaro contro un paniere composto dalle principali valute globali – è cresciuto del +1,22% prima di

L’imprevedibilità del dollaro traccia la rotta alle altre valute
L’imprevedibilità del dollaro traccia la rotta alle altre valute

Ieri l’indice DX – che misura le oscillazioni del dollaro contro un paniere composto dalle principali valute globali – è cresciuto del +1,22% prima di flettere di 29 punti nel corso della sessione asiatica odierna e attestarsi a quota 97,95. In chiusura di sessione di ieri i trader hanno sfruttato i dati occupazionali favorevoli provenienti dagli Stati Uniti dopo l’insoddisfacente rapporto mensile della scorsa settimana. Ora gli investitori già guardano alla pubblicazione dei verbali Fed della riunione del 17-18 marzo scorsi, i quali potrebbero intaccare il sentimento rialzista che aleggia attorno al dollaro nel caso in cui dovessero evidenziare una stance più cauta sullo stato dell’economia a stelle e strisce da parte del Fomc ed enfatizzare i rischi dovuti a un apprezzamento eccessivo del tasso di cambio. Ieri il dollaro Usa è cresciuto di oltre l’1% ed è tornato a seguire il trend rialzista degli ultimi giorni fino a incidere sugli indici di Wall Street nello stesso momento in cui gli investitori temevano che il suo apprezzamento avrebbe finito per comprimere i profitti delle multinazionali. Il rapporto Jolts dello Us Bureau of Labour Statistics ha evidenziato che a febbraio i nuovi impieghi sono cresciuti a 5,13 milioni, battendo una stima di 5,007 milioni. Il dato segue quello sulle buste paga non-agricole di venerdì scorso secondo il quale a marzo l’occupazione è cresciuta di 126mila unità, mancando clamorosamente le 245mila preconizzate alla vigilia.

Gli ultimi eventi di mercato, fra cui svetta il debole rapporto occupazionale Usa di venerdì scorso – hanno favorito gli asset più rischiosi. Gli attori di mercato hanno salutato felicemente la pubblicazione degli indicatori economici più recenti poiché, evidenziando un rallentamento dell’espansione economica statunitense, implicano un rinvio del primo rialzo dei tassi da parte della Fed. È da quasi una decade che la banca centrale Usa non li ritocca verso l’alto.

Le oscillazioni altalenanti del dollaro Usa hanno impattato significativamente sugli altri cross. L’euro ha guadagnato 24 punti nel corso della mattinata ed è ora a 1,0838. I trader europei sono frattanto focalizzati sulla riunione Ue che discuterà il piano di salvataggio della Grecia. Mentre i leader ellenici tentano di presentare piani soddisfacenti, l’animosità fra Atene e Berlino non smette di crescere: il governo Tsipras ha appena richiesto che la Germania paghi i danni di guerra per le distruzioni patite al tempo della Seconda guerra mondiale. È evidente che l’esito dei negoziati e il futuro della Grecia sono quanto mai a rischio.

Stamattina, in Asia, i trader sono in attesa della decisione della Boj che giungerà al termine della due-giorni di riunione. I trader non sanno cosa aspettarsi dall’istituto nipponico. Nel mentre, lo yen è scambiato a 120,15 senza risentire oltremodo dell’andamento dei mercati globali. Oggi il ministro delle Finanze di Tokyo ha affermato che a febbraio il Giappone ha realizzato il surplus delle partite correnti maggiore degli ultimi 3 anni e mezzo, beneficiando dall’incremento del valore dei proventi in yen frutto degli investimenti oltremare e di un deficit commerciale più piccolo. Il surplus delle partite correnti, l’indicatore che meglio fotografa l’andamento degli scambi commerciali del Giappone con l’estero, si attestava a 1,44 trilioni di yen nel corso di febbraio (il dato non è stato ancora destagionalizzato); si tratta della migliore performance dal settembre 2011.

Il kiwi è cresciuto di 36 punti a 0,7530 sfruttando le ultime oscillazioni del biglietto verde; l’Aussie ha invece guadagnato 22 punti e si è portato a quota 0,7655 dopo che la Reserve Bank of Australia ha lasciato invariato il tasso d’interesse per il secondo mese di fila, decisione che in un primo momento ha spinto la divisa nazionale a quota 0,7712. A ogni modo, ha perso subito terreno: al momento ha ceduto circa la metà degli guadagni realizzati subito dopo la decisione della Rba.

Sull'Autore

Pubblicita'