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Le valute globali si muovono in ribasso a causa della tardiva reazione alla decisione della Fed

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Dec 17, 2015, 21:15 UTC

Nel corso della sessione asiatica, il dollaro si è mosso in rialzo più di quanto non avesse fatto a seguito della decisione e della conferenza stampa del

Le valute globali si muovono in ribasso a causa della tardiva reazione alla decisione della Fed

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Nel corso della sessione asiatica, il dollaro si è mosso in rialzo più di quanto non avesse fatto a seguito della decisione e della conferenza stampa del Fomc nel pomeriggio di mercoledì. In mattinata, la valuta statunitense ha guadagnato 44 punti. Janet Yellen e il Fomc hanno aumentato i tassi di 25 punti basi, ponendo finalmente termine a mesi di ipotesi. Ora che la prima manovra restrittiva della Fed è un fatto compiuto, il buon senso suggerirebbe una diminuzione dei prezzi dei titoli, dato che la pressione al rialzo sui tassi di interesse si traduce in tassi di sconto più alti. Tuttavia, in base ai precedenti, sia le aspettative di inflazione sia il livello assoluto del tasso di interesse, unite alle prospettive di aumento degli utili societari, sono determinanti fondamentali della tendenza del prezzo dei titoli. Nell’attuale contesto macroeconomico, le aspettative di inflazione appaiono ben ancorate, particolarmente alla luce del rallentamento della crescita globale. Inoltre, l’obiettivo primario dell’innalzamento dei tassi della Fed pare essere la normalizzazione della politica monetaria dopo le misure straordinariamente espansive degli ultimi sette anni.

A meno di un “errore” di politica monetaria, ove la decisione della Fed di aumentare i tassi portasse un’economia fragile in recessione, una crescita annua del 2-2,5% come quella degli Stati Uniti – come è stato generalmente il caso dalla Grande Recessione – dovrebbe dimostrarsi un quadro macro sufficiente perché le società statunitensi sperimentino un incremento degli utili pari a una cifra singola di livello medio-alto. Naturalmente, un più grave rallentamento della Cina e delle economie emergenti rimane un rischio potenziale, ma i mercati statunitensi possono resistere e persino sperimentare tendenze positive, grazie a una distorsione dei prezzi che inizia a placarsi dopo aver lungamente dominato le attività rischiose.

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La dichiarazione del Fomc afferma – Il Comitato giudica che, nel corso dell’anno, le condizioni del marcato del lavoro sono notevolmente migliorate ed è ragionevolmente sicuro che, nel medio periodo, l’inflazione raggiungerà il tasso obiettivo del 2%. Date le prospettive economiche e riconoscendo il tempo necessario affinché le misure di politica monetaria producano i loro effetti sui risultati economici futuri, il Comitato ha deciso di aumentare la gamma obiettivo del tasso sui federal fund allo 0,25% – 0,50%. Dopo questo incremento, l’impostazione della politica monetaria rimane accomodante, al fine di sostenere ulteriori miglioramenti delle condizioni del mercato del lavoro e il ritorno dell’inflazione al 2%.

Durante la sessione asiatica, con il dollaro che si muoveva in rialzo, lo yuan è sceso a quota 6,4818. Prima dell’apertura dei mercati di giovedì, la Banca Popolare Cinese ha fissato il suo tasso di cambio medio ufficiale a 6,4757 yuan per dollaro, pari al livello più basso dal giugno 2011, con un deprezzamento dello 0,2% rispetto al cambio precedente a 6,4626 yuan. Secondo i trader, questo forte ribasso della valuta cinese riflette l’apprezzamento della divisa statunitense sui mercati globali, seguito all’innalzamento dei tassi di interesse da parte della Fed. Nella giornata di giovedì, il dollaro si è mosso in rialzo sull’euro e sullo yen, apprezzandosi dopo la decisione della Fed di aumentare i tassi di interesse per la prima volta dal 2006, facendo così crescere la propensione al rischio.

Nella giornata di oggi, il dollaro neozelandese si è inizialmente mosso in rialzo, grazie ai dati del governo che hanno mostrato una crescita della Nuova Zelanda dello 0,9% nel trimestre conclusosi a settembre. L’esito positivo è dovuto alla ripresa del settore manifatturiero dal declino sperimentato alla metà dell’anno e all’influsso del settore turistico. Alla fine, il kiwi si è arreso al rialzo del dollaro statunitense, perdendo 65 punti per scendere a quota 0,6733. Il dollaro australiano si è mosso in ribasso di 50 punti, toccando quota 0,7180.

Dopo la pubblicazione di un documento sulle esportazioni, risultate in calo, e a seguito dell’apprezzamento del dollaro, lo yen ha perso 24 punti per toccare quota 122,47. Contro l’euro, la valuta nipponica viene negoziata in ribasso di 48 punti a quota 132,90.

L’euro continua a muoversi in lento ribasso per venire negoziato a quota 1,0851, con una perdita di 61 punti, dopo essere rimasto stabile a seguito della decisione del Fomc.

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