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Le valute asiatiche rispondono debolmente ai deludenti dati sul commercio della Cina

Da
Barry Norman
Pubblicato: May 9, 2016, 08:52 GMT+00:00

Nelle prime ore della mattinata di domenica, l'Ufficio di Statistica della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato i dati sul commercio del mese scorso.

Le valute asiatiche rispondono debolmente ai deludenti dati sul commercio della Cina

Nelle prime ore della mattinata di domenica, l’Ufficio di Statistica della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato i dati sul commercio del mese scorso. La bilancia commerciale ha registrato un incremento superiore alle aspettative che apparentemente rappresenta un risultato positivo. Ad aprile, le esportazioni dalla Cina sono diminuite di circa il 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre le importazioni sono scese di circa l’11%. I dati costituiscono l’ultimo segnale della debolezza della seconda potenza economica mondiale.

Per nove degli ultimi dieci mesi, il settore delle esportazioni ha mostrato un declino su base annua in termini di dollari, con la crescita più lenta degli ultimi venticinque anni. Ad aprile, le importazioni sono diminuite per il diciottesimo mese consecutivo. Ciò suggerisce come la domanda interna rimanga debole, nonostante la ripresa degli investimenti nelle infrastrutture e l’aumento del credito a livelli storici registrati nel primo trimestre. Il governo cinese si è impegnato a prendere misure per rilanciare le esportazioni, tra cui incoraggiare le banche ad aumentare i prestiti, espandere le assicurazioni del credito all’esportazione e incrementare gli sgravi fiscali per alcune aziende.
Sebbene deludenti, i dati paiono avere scarso impatto sui mercati nella mattinata di lunedì. Dopo il forte ribasso seguito all’inattesa decisione della Reserve Bank of Australia di tagliare il tasso di interesse, l’Aussie è rimasto invariato a quota 0,7369. Al contempo, il kiwi si è mosso in lieve ribasso per toccare quota 0,6836. Martedì scorso, il dollaro australiano ha subito la perdita percentuale giornaliera più grave contro la sua controparte statunitense di quasi gli ultimi cinque anni, cedendo più del 2% a seguito della decisione della Reserve Bank of Australia di tagliare il tasso di interesse, portando al minimo storico dell’1,75%.
Secondo l’ultimo rapporto sull’impegno dei trader pubblicato dalla Commissione degli Stati Uniti per il Trading dei Contratti Future sulle Materie Prime, nonostante l’azione del prezzo al ribasso e la prospettiva di ulteriori tagli dei tassi in futuro, la decisione non è stata sufficiente a far muovere molti trader del mercato valutario, con le posizioni aperte nette sul dollaro australiano che rimangono prossime ai massimi pluriennali.

Nella mattinata di oggi, con i trader delle piazze asiatiche che ignorano i deludenti dati sull’occupazione diffusi nella giornata di venerdì, il dollaro statunitense si è mosso in rialzo, guadagnando 10 punti per venire negoziato a quota 93,93. Ad aprile, gli Stati Uniti hanno registrato l’incremento dell’occupazione più basso degli ultimi sette mesi. Alcuni individui sono usciti dalla forza lavoro: questo è un segnale di debolezza, che porta degli economisti ad anticipare un unico taglio dei tassi da parte della Federal Reserve nel corso di quest’anno. Tuttavia, la ripresa del dollaro è stata sostenuta dagli incoraggianti dati sulla crescita annuale dei salari. Al rimbalzo del dollaro hanno, inoltre, contribuito le dichiarazioni del presidente della Federal Reserve di New York, William Dudley, secondo cui due innalzamenti dei tassi nel corso dell’anno rappresentano ancora “un’aspettativa ragionevole”.

Nella mattinata di oggi, lo yen si è mosso in ribasso nei confronti della maggior parte delle sue controparti, con la coppia USD/JPY salita a quota 107,32 e il cambio con l’euro che raggiunge quota 122,29 dopo la pubblicazione dei verbali della Banca del Giappone. Lo yen, mossosi in rialzo a seguito della decisione presa dalla Banca del Giappone nella scorsa settimana di non modificare la politica monetaria, ha perso parte dei guadagni a causa delle dichiarazioni del governo, secondo cui è possibile un intervento per fermare l’apprezzamento. Tuttavia, gli investitori rimangono scettici circa la possibilità che un intervento da parte del governo giapponese abbia effetti duraturi. Secondo la Reuters, durante la riunione di marzo, la Banca del Giappone ha convenuto che l’economia sta tornando a crescere, sebbene alcuni membri della banca centrale nipponica abbiano messo in guardia circa il calo della fiducia dei consumatori e la diminuzione attesa dell’inflazione al consumo.

Tali pessimistiche valutazioni hanno sottolineato la mancanza di convinzione all’interno della Banca del Giappone circa la possibilità che la decisione di adottare tassi di interesse negativi, presa a gennaio, possa sostenere un’economia in stagnazione e far aumentare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%.

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