Nel corso della sessione asiatica il petrolio greggio guadagna terreno spinto dagli acquisti di materia prima a basso costo, a loro volta incoraggiati dal
Nel corso della sessione asiatica il petrolio greggio guadagna terreno spinto dagli acquisti di materia prima a basso costo, a loro volta incoraggiati dal crollo dei prezzi di ieri in scia al calo del dollaro USA. Il WTI si attesta a 46,90, in rialzo di 52 centesimi. Ieri la EIA ha pubblicato il proprio rapporto settimanale sulle scorte, in ritardo di un giorno a causa delle festività negli Stati Uniti.
Ieri il barile, dopo il rilascio del rapporto governativo sulle riserve che registra un incremento sopra alle aspettative, ha lasciato sul terreno oltre l’1%, chiudendo in negativo per la quarta sessione consecutiva. Alcuni analisti ritengono che, se non fosse stato per la flessione superiore alle aspettative delle riserve di benzina, il calo dei prezzi avrebbe potuto essere ancora più marcato. Secondo l’Agenzia di Informazione sull’Energia (EIA), nella settimana conclusasi il 9 ottobre le riserve di petrolio greggio sarebbero aumentate di 7,6 milioni di barili.
Si tratta di un valore più che doppio rispetto all’incremento di 2,9 milioni di barili previsto dagli analisti in un sondaggio Reuters, ma comunque inferiore ai 9,3 milioni di barili indicati dal gruppo industriale American Petrolium Institute nel rapporto pubblicato mercoledì. L’incremento delle riserve si verifica in un momento in cui, a causa degli interventi di manutenzione stagionale in conclusione della stagione degli esodi estivi, negli Stati Uniti le attività di raffinazione del petrolio registrano un calo.
Secondo i dati della EIA, le riserve di benzina registrerebbero una flessione di 2,6 milioni di barili, mentre il tasso di utilizzazione delle raffinerie nel Midwest è ai minimi dal 2010.
Questa settimana il petrolio greggio statunitense e il Brent, benchmark globale per il petrolio, hanno perso circa il 7%, cominciando a cedere terreno lunedì in scia ai timori legati ai livelli record di produzione dei paesi membri dell’OPEC. Nel frattempo ieri si è speculato sulla possibilità che un eventuale ritorno del petrolio iraniano sui mercati globali potesse spingere l’OPEC verso un cambio di strategia e favorire un taglio della produzione per impedire un ulteriore calo dei prezzi del petrolio.
Bloomberg nota che, per contrastare il calo dei prezzi del petrolio, le compagnie petrolifere norvegesi stanno chiudendo i rubinetti. La produzione supera le previsioni del Norwegian Petroleum Directorate, oltrepassando le stime di agosto e settembre rispettivamente del 13% è del 12%. Il brent venerdì mattina si è mosso in direzione divergente rispetto al WTI, lasciando sul terreno 8 centesimi per attestarsi a 50,18, sfruttando il supporto offerto dai 50$.
Secondo le previsioni della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale i dati economici deboli dagli Stati Uniti e dalla Cina rappresentano un’ulteriore conferma del rallentamento economico globale per questo e per il prossimo anno, un fattore destinato probabilmente a incidere sulla domanda di petrolio. I trader sono anche in attesa del rilascio dei dati USA su scorte greggio commerciali nella settimana terminata il 9 ottobre, in uscita giovedì, per valutare la domanda nel principale paese consumatore di petrolio al mondo. Gli analisti si aspettano un incremento nelle scorte, che indicherebbe un calo della domanda.
A settembre negli Stati Uniti l’indice dei prezzi al consumo ha registrato il più forte calo in otto mesi; il costo della benzina è sceso, ma una ripresa costante dei prezzi di altri beni e servizi lascia presagire una ripresa imminente dell’inflazione. Il petrolio greggio è salito interrompendo una settimana in costante ribasso mentre gli investitori scommettono sul fatto che un calo della produzione negli Stati Uniti avrebbe portato a un taglio del surplus globale, mentre nel paese le scorte di benzina e distillati sono scese più del previsto. Tuttavia, con l’arrivo probabilmente dell’offerta dall’Iran, gli analisti avvertono che il recupero dei prezzi non può durare. Il Brent è sceso 4,5 per cento dall’inizio questa settimana, e in ribasso di oltre un quarto da maggio.