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Le divise asiatiche viaggiano in rialzo per le mosse delle banche centrali

Da
Barry Norman
Pubblicato: Apr 7, 2015, 12:59 GMT+00:00

Oggi sono le mosse delle banche centrali a dominare le transazioni sui mercati asiatici. In apertura di sessione, la People’s Bank of China (Pboc) ha

Le divise asiatiche viaggiano in rialzo per le mosse delle banche centrali

Oggi sono le mosse delle banche centrali a dominare le transazioni sui mercati asiatici. In apertura di sessione, la People’s Bank of China (Pboc) ha tagliato ancora una volta il suo tasso di rifinanziamento per l’acquisto dei titoli a 7 giorni, riducendolo di 10 punti (è calato al 3,45%) per la quarta volta dalla festa del Nuovo anno lunare di febbraio. Con queste mosse, gli istituti centrali segnalano ai mercati valutari l’intenzione di voler ridurre i tassi di breve periodo, rimasti insolitamente alti dopo le feste, e soprattutto di contrastare il rallentamento dell’economia con un allentamento monetario. L’intervento della Pboc ha fatto apprezzare sia l’Aussie sia il Kiwi, anche se con effetti limitati: il secondo è scambiato a 0,7532 mentre l’Aussie è lievitato di 17 punti portandosi a 0,7609. I trader valutari dell’Australia erano peraltro in attesa della decisione di tasso d’interesse e della riunione di politica monetaria della Reserve Bank of Australia (Rba) di stamattina. Frattanto, domani la Banca del Giappone concluderà la sua due-giorni di riunione, mentre giovedì si riunirà la Banca di Corea.

Mentre le previsioni della vigilia concordano sul fatto che la Rba finirà per intervenire e ridurre i tassi, l’istituto nipponico dovrebbe astenersi dall’intervenire mentre la banca centrale coreana manterrà invariati i tassi dopo il taglio a sorpresa dello scorso mese. Societé Générale ritiene che la Rba interverrà con un taglio di 25 punti base portando il tasso ufficiale a un nuovo minimo di tutti i tempi al +2%: “il dato fondamentale è che la crescita rimarrà inferiore alla media dell’ultimo periodo per ancora diversi trimestri e che i prezzi delle materie prime continueranno a contrarsi, elementi che da un punto di vista della politica monetaria rendono altamente desiderabile un deprezzamento del tasso di cambio”.

Contrariamente alle attese, la Rba ha sorpreso gli investitori e ha deciso di non intervenire. La dichiarazione post-riunione recita quanto segue:

Nel coso del meeting odierno, il Board ha deciso di lasciare invariato al 2,25% il tasso d’interesse.

Durante il 2015, la crescita dell’economia globale sarà moderata, a fronte di un continuo rafforzamento dell’economia Usa e di un lieve rallentamento dell’espansione economica cinese rispetto alla performance dello scorso anno.  

I prezzi delle materie prime sono andati riducendosi nel corso dell’ultimo anno, in taluni casi anche radicalmente. Il prezzo del petrolio, in particolare, è sensibilmente inferiore rispetto a quello di un anno fa. Questo trend sembrano voler riflettere una combinazione di bassa crescita sul lato della domanda e, cosa molto più importante, di forte crescita sul lato dell’offerta. Il calo dei prezzi dell’energia permetterà un rafforzamento dell’output globale e porterà a un calo temporaneo dei tassi d’inflazione registrati dagli indici dei prezzi al consumo. Si sono ridotti anche i prezzi di alcuni prodotti-chiave dell’export australiano, motivo per cui la ragione di scambio dell’Australia è in continua flessione. 

A seguito dell’annuncio, l’Aussie ha guadagnato 98 punti fino a 0,7690. Il Kiwi ha invece recuperato le sue perdite ed è scambiato piatto a 0,7542.

Lo yen giapponese è negoziato a 119,57 contro il dollaro Usa mentre si mantiene a quota 130,63 contro l’euro in vista della decisione di politica monetaria targata Boj di domani. Gli ultimi dati economici evidenziano che la terza economia del globo sta faticando a uscire da una recessione determinata da un inasprimento della pressione fiscale. Il Pil è cresciuto del +2,2% nell’ultimo trimestre 2014 (dato su base annua), pur mancando la previsione di un pool di economisti intervistati da Reuters per un’espansione del +3,7%. Ciò, secondo Moody’s Analytics, per il momento permetterà alla Boj di giustificare il suo immobilismo sul fronte della politica monetaria anche se serviranno nuovi interventi per raggiungere il target inflattivo al +2% entro il prossimo marzo. Secondo l’istituto, se la Boj dovesse continuare ad acquistare titoli pubblici al ritmo di 8-12 trilioni di yen ogni mese, nel 2020 deterrà oltre l’80% dei titoli nipponici con scadenza a 10 anni o meno.

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