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L’annuncio Fed spedisce i mercati valutari sulle montagne russe

Da
Barry Norman
Aggiornato: Jun 18, 2015, 16:41 GMT+00:00

Ieri Wall Street è stata colpita dalla volatilità prodotta dall’annuncio di politica monetaria della Fed prima di riuscire a chiudere la sessione

L’annuncio Fed spedisce i mercati valutari sulle montagne russe

L’annuncio Fed spedisce i mercati valutari sulle montagne russe
Ieri Wall Street è stata colpita dalla volatilità prodotta dall’annuncio di politica monetaria della Fed prima di riuscire a chiudere la sessione parzialmente in rialzo. L’istituto centrale ha deciso di non intervenire sui tassi – il che era ampiamente previsto – e ha ribadito che il percorso di rialzo dipenderà dall’andamento dei dati economici. Il Dow ha guadagnato 31 punti (+0,2%) portandosi a 17.936; lo S&P 500 ne ha guadagnati 4 (+0,2%) fino a 2.100; il NASDAQ 9 (+0,2%) raggiungendo quota 5.065.

I mercati europei hanno chiuso la giornata in territorio negativo, penalizzati dall’empasse che continua a caratterizzare il negoziato fra la Grecia e le istituzioni. I ministri delle Finanze e dell’Economia dell’Eurozona si riuniranno oggi in Lussemburgo. Frattanto, i mercati asiatici muovono in territorio negativo dopo che la Fed ha annunciato che adotterà un atteggiamento attendista sino alla fine del 2015 prima di attuare il rialzo dei tassi; il medesimo annuncio ha invece supportato le transazioni a Wall Street.

Il Fomc ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita economica per il 2015, riducendole a solo il +1,8/+2% e confermando che l’espansione dell’economia statunitense sarà inferiore a quella precedentemente preconizzata. Durante la sessione asiatica il dollaro Usa è scivolato a 94,30 dopo che già ieri si era indebolito dello 0,8% scontando i contenuti dell’annuncio Fed, ovvero che l’intervento sui tassi si verificherà solamente quando l’economia americana sarà in grado di sostenerlo (non prima della fine dell’anno). L’istituto centrale statunitense ha inoltre ribassato le previsioni di crescita per il 2015, intaccando la fiducia degli investitori e incidendo negativamente sulle oscillazioni del biglietto verde. L’indice del dollaro ha toccato un minimo di metà giornata a quota 94,31 prima di chiudere la sessione a 94,49. Per molti investitori, la dichiarazione Fed è comunque la conferma che il primo rialzo dei tassi dell’ultima decade arriverà nel 2015. I gestori dei fondi d’investimento ritengono, invece, che le aspettative relative al primo rialzo dei tassi si sono già riverberate sui mercati finanziari, inducendo più di un analista a immaginare cosa potrà avvenire dopo.

Nel corso della mattinata l’euro è stato il protagonista di un rally (+28 punti) che lo ha portato a quota 1,1364$ grazie alla debolezza del dollaro Usa. Ieri la divisa comune si è rafforzata dello 0,8% dopo che letture solide negli indici IPC sembrano aver confermato che la lotta contro la deflazione è stata infine vinta. L’annuncio Fed di ieri (l’istituto monitorerà i dati economici e aspetterà la fine del 2015 prima di procedere al rialzo dei tassi) ha finito per indebolire il dollaro e contemporaneamente supportare la divisa europea. Rialzi maggiori sono però stati impediti da quanto comunicato dalla banca centrale ellenica: la Grecia ha imboccato una “via dolorosa” verso il default, l’uscita dall’Eurozona e dall’Unione Europea. L’istituto di Atene ha aggiunto che l’incapacità di trovare un accordo con i creditori internazionali per sbloccare i tanto attesi aiuti finanziari condurrà il paese entro una “crisi incontrollabile”; l’evento, secondo la banca centrale, avrà una portata storica.

Mentre si avvicinano le scadenze dei pagamenti, le attenzioni sono tutte per la riunione odierna del 19 paesi dell’Eurozona che si terrà in Lussemburgo. Tanto per acuire la tensione, il premier greco Alexis Tsipras ha predetto che la “fissazione” dell’Ue per il taglio delle pensioni spazzerà via ogni speranza di raggiungere un accordo finale.

Nel corso della sessione asiatica lo yen si è mosso in rialzo dal momento che i trader hanno preferito fare incetta di asset reputati sicuri, spingendo la divisa nipponica a quota 123,11 contro l’euro (+33 punti) e a 139,90 contro il dollaro (+4 punti). Sia l’Aussie sia il Kiwi si sono invece deprezzati: il dollaro australiano ha ceduto 23 punti fino a 0,7727 mentre la sua controparte neozelandese ne perdeva 82 per calare a 0,6906; l’impressione è che il Kiwi finirà al di sotto del livello a quota 0,69 nel caso in cui il Pil neozelandese si dovesse rivelare inferiore alle attese.

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