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La sterlina si muove in ribasso, mentre gli effetti del futuro referendum in Inghilterra si fanno sentire sui mercati mondiali.

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Feb 22, 2016, 10:45 GMT+00:00

La sterlina ha perso più di 100 punti all’apertura dei mercati lunedì mattina, dopo che David Cameron ha fissato per il del 23 giugno il referendum che

La sterlina si muove in ribasso, mentre gli effetti del futuro referendum in Inghilterra si fanno sentire sui mercati mondiali.

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La sterlina ha perso più di 100 punti all’apertura dei mercati lunedì mattina, dopo che David Cameron ha fissato per il del 23 giugno il referendum che determinerà la permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Eurozona. Dopo settimane di negoziazioni e diversi giorni di trattative intense durante l’ultimo vertice dell’UE, Cameron è tornato in patria con un accordo contenente uno “status speciale” per la Gran Bretagna, che dovrebbe consentire la risoluzione di problemi più rilevanti tra i due partner.

Mentre Cameron dichiarava che era stato finalmente raggiunto un accordo, alcuni membri del suo partito, da lungo tempo suoi sostenitori, hanno fatto marcia indietro e hanno iniziato a parteggiare per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

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Cameron ha annunciato che si era trovata una soluzione di compromesso nella tarda giornata di venerdì e ha fissato la data del referendum sabato mattina. Nella mattinata di oggi, alla riapertura dei mercati, la risposta è stata inequivocabile. La Brexit sembra essere una realtà più che un sogno. In questo momento, la sterlina è negoziata a quota 1,4284, in ribasso di 121 punti. L’euro ha perso circa 20 punti e si è portato a quota 1,1111.

La rottura tra i due partner commerciali implicherebbe problemi finanziari e una certa tensione per entrambi. Tanto Cameron quanto gli altri membri dell’Eurozona non vedono di buon occhio l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ma ormai potrebbe essere troppo tardi poiché, stando ai sondaggi, la maggioranza degli elettori sembrerebbe essere orientata verso la Brexit. Gli Inglesi sono piuttosto spaventati dalla minacce del terrorismo e dell’immigrazione, di conseguenza aspirando a tenere sotto controllo i propri confini.

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Per quanto concerne i mercati asiatici, il dollaro neozelandese ha raggiunto un nuovo picco registrato da ultimo otto mesi fa rispetto alla sterlina, poiché le divisioni interne al partito conservatore hanno fatto sorgere delle incertezze sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea.

Il dollaro neozelandese ha toccato quota 46,64 pence per essere quindi negoziato a quota 46,57 pence. Contro il dollaro statunitense, la valuta della Nuova Zelanda si è, invece, mossa in rialzo di 0,6634. La sterlina si è deprezzata specie dopo che il sindaco di Londra, Boris Johnson, ha affermato di essere contrario all’orientamento del primo ministro Cameron, che spinge per rimanere nell’UE.

Johnson, un politico molto carismatico e di alta levatura, ha affermato che voterà a favore dell’uscita dall’Unione.

Si sta quindi assistendo a un certo caos nelle fila del partito conservatore e tutto questo rende ancora più fumosa ogni previsione sul risultato finale del referendum.

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“Mentre Cameron continuerà la sua campagna a favore dell’Unione Europea, un quarto del suo gabinetto voterà contro e i sondaggi in proposito non forniscono una visione chiara” ha affermato Jason Wong, della BNZ.

Questa mattina, il dollaro australiano è negoziato a quota 0,7150. Nella giornata di venerdì, il dollaro si  era mosso in rialzo, toccando un picco registrato per l’ultima volta nove giorni fa grazie a dati sull’inflazione decisamente soddisfacenti. Tuttavia, la valuta statunitense ha presto invertito la tendenza, muovendosi in ribasso e attestandosi a un valore toccato da ultimo quattro giorni fa e supportando così il dollaro australiano. Quest’ultimo ha inoltre guadagnato terreno rispetto alla sterlina grazie alla notizia che il sindaco di Londra si sarebbe schierato contro la permanenza nell’Unione Europea.

Per quanto riguarda gli altri mercati, va evidenziato che lo yen si è indebolito rispetto al dollaro e rispetto all’euro a causa della riduzione degli scambi della valuta rifugio, dovuta alla preoccupazione dei trader per lo stato dell’economia giapponese, specie dopo che la Banca del Giappone ha optato per l’adozione di un tasso di interesse negativo.

La coppia USD/JPY è negoziata a quota 112,94 mentre la coppia EUR/JPY si è portata a quota 125,49. Il Giappone si è accodato alla decisione di alcune banche centrali europee, come quella svizzera, quella danese e quella svedese, nell’adozione del tasso di interesse negativo. Questa mossa è volta ha incoraggiare le attività creditizie della banca attraverso la penalizzazione di quelli che continuano ad accumulare riserve presso la stessa.

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Intervenendo in parlamento questa mattina, il governatore della BoJ Kuroda ha affermato che, mentre vi sono state diverse reazioni alla politica del tasso di interesse negativo, lui continua ad essere ottimista ritenendo possibile non solo un miglioramento dell’economia, ma anche un incremento delle attività creditizie.

Da quando la BoJ ha annunciato questo cambiamento storico, il 29 gennaio 2016, l’indice di riferimento Topix è sceso di più del 7%, mentre lo yen ha guadagnato il 5,5% rispetto al dollaro. Il primo ministro Shinzo Abe, nella giornata di sabato, ha difeso strenuamente la politica del tasso di interesse negativo, affermando che non è questa la causa delle attuali turbolenze del mercato. Abe ha, piuttosto, addossato ogni colpa al rallentamento dell’economia cinese, ai prezzi del petrolio e alla politica della Federal Reserve sui tassi di interesse. Abe ha inoltre aggiunto che i tassi sui guadagni individuali sui depositi non diventeranno negativi.

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