Il greggio WTI si muove in rialzo nella sessione asiatica guadagnando 37 centesimi dopo il forte ribasso di lunedì che ha visto il mercato evocare la
La campagna militare avviata in Siria dal presidente russo Vladimir Putin ha sollevato numerosi problemi in Medio Oriente incrementando così i prezzi del greggio. L’energia dipendente dalla Russia ha subito un forte calo a causa del ribasso dei prezzi del greggio, inoltre, il rublo a perso terreno contro il dollaro statunitense, scenario che ha proiettato l’economia russa in uno stato di recessione.
Detto questo, ci sembra opportuno segnalare come, la scorsa settimana, i prezzi del greggio abbiano rotto al di sopra dei 50$ per la prima volta dal mese di luglio. La mossa ha preso piede a seguito dei disagi creati dalla prima campagna russa in Medio Oriente. Nel fine settimana, la Russia ha incrementato i bombardamenti in Siria, proiettando i suoi attacchi aerei contro numerosi obbiettivi ISIS, o almeno così li ha definiti la nazione. Secondo gli analisti militari il vero obbiettivo di Putin sono i ribelli supportati dall’occidente che minacciano il regime alleato russo e il presidente siriano Bashar al-Assad.
Il Greggio WTI perde il 5,1% mentre il Brent, parametro di riferimento mondiale, posta un calo del 5,3% sulla scia del rapporto Opec relativo al mese scorso che ha mostrato un incremento della produzione. A tale proposito, ci sembra opportuno segnalare come la produzione del cartello petrolifero abbia postato i massimi degli ultimi tre anni, scenario che ha incrementato le forti preoccupazioni riguardanti un eccesso dell’offerta globale. Il combustibile posta la peggiore sessione delle ultime sei settimane.
Il greggio sembrava destinato a trovare supporto sulla scia del bollettino mensile Opec, poiché le stime prevedono che nel 2016 gli Stati Uniti ridurranno la produzione per la prima volta in otto anni, tuttavia, l’attenzione dei trader é stata spostata sull’incremento di 109.000 barili giornalieri riportato nel mese di settembre dalla produzione Opec che ha raggiunto i 31,57 milioni di barili.
La battuta d’arresto mostrata lunedì dal mercato del greggio ha preso piede dopo una settimana di rialzi. A tale proposito, ci sembra opportuno segnalare come la scorsa settimana i future del greggio sul Nymex abbiano registrato il più grande guadagno percentuale dalla fine di agosto postando un rialzo dell’8,9%, mentre il Brent ha riportato un incremento del 9,4%. La notizia non è positiva per i guidatori statunitensi. Stando a quanto riportato da AAA, infatti, lunedì il prezzo medio per gallone di benzina si attestava su quota 2,314$ contro i 2,29$ della scorsa settimana.
Sempre la scorsa settimana, Baker Hughes Inc. BHI, ha registrato un calo dell’attività degli impianti di perforazione statunitensi dell’1,35%. L’attività posta un ribasso per la quinta settimana consecutiva. Chiudono altri nove impianti, pertanto, la capacità di perforazione si attesta attualmente su 605 impianti, i minimi da giugno del 2010. Ricordiamo come il numero degli impianti sia un indicatore importante della produzione futura.
I prezzi del greggio hanno subito un duro colpo dall’eccesso dell’offerta, inoltre, la riluttanza mostrata dalla maggior parte dei produttori di fronte alla possibilità di ridurre la produzione a discapito della quota di mercato ha spinto i prezzi ulteriormente in ribasso. Tanto il Nymex quanto il Brent hanno postato un calo di quasi il 50% rispetto all’estate scorsa, tuttavia, la recente possibilità di una collaborazione tra i membri Opec e quelli non Opec ha iniettato un certo ottimismo nel mercato.
Nel suo rapporto mensile sul petrolio, l’Opec ha mostrato come la fornitura proveniente dai paesi non appartenenti all’organizzazione dovrebbe diminuire. Stando a quanto riportato nel rapporto ” il ribasso dei prezzi del greggio ha ridotto le previsioni di crescita della produzione dei membri non appartenenti all’Opec passando dai 720.000 barili giornalieri stimati nel 2015 ai 600.000 barili giornalieri attualmente previsti.” Gli speculatori attendono di capire se l’Arabia Saudita e la Russia, il più grande produttore non Opec, si incontreranno realmente a fine mese per discutere il problema del mercato petrolifero.
Domenica, Mohammed Al Sada, ministro dell’energia del Qatar, ha dichiarato che i prezzi del greggio hanno toccato il fondo e che le scorte provenienti dai paesi non appartenenti all’Opec dovrebbero ridursi il prossimo anno. Nel 2016, la domanda potrebbe raggiungere i 30,5 milioni di barili giornalieri contro i 29,3 milioni di barili giornalieri registrati nel 2015.