La produzione di greggio russo nel mese di settembre ha raggiunto livelli record poiché i produttori hanno approfittato del ribasso del rublo per ampliare
A tale proposito, ci sembra opportuno ricordare come, in passato,Mosca non abbia voluto ridurre la produzione di greggio al fine di supportare i prezzi. Inoltre, lo scorso novembre, si é rifiutata di cooperare come l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio per difendere la quota di mercato.
L’Arabia Saudita, invece, ha recentemente ridotto i prezzi del greggio con scadenza a novembre per le vendite destinate all’Asia e agli stati Uniti poiché, visto il ristagno della domanda, il più grande esportatore mondiale di greggio desidera mantenere i suoi barili competitivi di fronte alle offerte rivali .
La Saudi Arabian Oil Co. ha ridotto il prezzo ufficiale delle vendite in Asia per il greggio con scadenza a novembre apportando un taglio di 3,20$ a barile rispetto al parametro di riferimento nazionale contro lo sconto di 1,30$ al barile apportato alle vendite di ottobre. Stando a quanto riportato da Bloomberg, il ribasso in Asia, principale mercato saudita, é aumentato notevolmente da quando l’azienda statale aveva apportato un taglio di 2$ al barile nel febbraio del 2012.
Detto questo, ci sembra opportuno segnalare come, lo scorso anno, il Brent abbia postato un calo di quasi il 50% poiché l’Arabia Saudita e gli altri membri Opec hanno deciso di mantenere le quote di mercato invece di ridurre la produzione al fine di supportare i prezzi. A tale proposito ricordiamo come a luglio 2014 il Brent si attestava al di sopra dei 100$ al barile come nei sei mesi successivi abbia postato un costante ribasso attestandosi al di sotto dei 50$ al barile nel mese di settembre. Lunedì i contratti hanno registrato un rialzo di 40 centesimi raggiungendo i 48,53$ al barile. Anche il greggio WTI con consegna a novembre si muove in rialzo guadagnando 11$ per attestarsi su quota 45,65$.
Gli analisti sostengono che l’incremento dei future di greggio era in linea con la tendenza rialzista degli scambi asiatici, dove i guadagni sono aumentati sulla scia del declino della perforazione statunitense che ha mostrato un rallentamento della produzione. Tuttavia, restano le preoccupazioni dettate dal deludente rapporto sui posti di lavoro negli Stati Uniti.
Un rapporto rilasciato da Baker Hughes ha mostrato come la scorsa settimana il numero degli impianti statunitensi abbia postato un calo 26 unità attestandosi su quota 614 impianti, i minimi degli ultimi 5 anni, scenario che ha supportato i prezzi alleviando le preoccupazioni riguardanti un continuo eccesso dell’offerta.
Nonostante il rally di lunedì, alcuni analisti ritengono ci dati governativi degli Stati Uniti di questa settimana potrebbero mostrare un incremento delle scorte.
I numeri rilasciati dalla Genscape relativi alle scorte di Cushing, Oklahoma, hub di consegna del greggio WTI, hanno mostrato un modesto calo di 140.000 barili, scenario che ha sollevato alcune preoccupazioni riguardanti una possibile carenza delle consegne a seguito del rapporto rilasciato mercoledì dall’Energy Information Administration. L’EIA, infatti, ha mostrato come, nella settimana terminata il 25 settembre, le scorte di greggio statunitensi siano aumentate di 4 milioni di barili.