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La Riforma Cooperativa (parte 2)

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Aug 29, 2015, 19:56 GMT+00:00

Abbiamo affrontato ieri il tema della riforma cooperativa, beneficiando dell’apporto chiarificatore fornito dal Presidente di Federcasse Alessandro Azzi

La Riforma Cooperativa (parte 2)
La Riforma Cooperativa (parte 2)

Abbiamo affrontato ieri il tema della riforma cooperativa, beneficiando dell’apporto chiarificatore fornito dal Presidente di Federcasse Alessandro Azzi in un’intervista con “Il Sole 24 Ore”: oggi concludiamo la disamina sulla detta riforma, completando i contenuti presentati ieri.
Un’importante questione che meriti attenzione è sicuramente quella della capogruppo, che, per il Presidente Azzi “avrà poteri di controllo e d’intervento per evitare, anche in via preventiva, qualunque tipo di sbandamento”; tale affermazione costituisce un passaggio importante, in quanto conferisce un preciso indirizzo da seguire, dirimendo qualunque dubbio in merito.

Riguardo invece la patrimonializzazione del gruppo, spiega Azzi: “I primi sottoscrittori potranno essere i soci stessi delle singole banche, ma certo la sfida è quella di attrarre capitali, che da tempo definiamo -non impazienti-: l’importante è che le Bcc conservino i due terzi, o almeno la maggioranza del capitale della capogruppo. Che un domani potrebbe anche quotarsi”.

Proseguendo le considerazioni sulla capogruppo, il Presidente Azzi affronta il tema dell’unicità o della pluralità della stessa, affrancandosi dalle posizioni nette del Ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, e del Governatore Bankitalia, Ignazio Visco, sostenitori rispettivamente della prima e della seconda, così statuendo: “Si vedrà nel periodo transitorio che la riforma, com’è accaduto per le popolari, dovrà prevedere. Con la riforma, ciascuna Bcc potrà restare tale integrandosi in un sistema e aderendo a un gruppo bancario cooperativo. Cederà una parte di autonomia ma acquisirà maggiore stabilità e maggiore capacità competitiva. L’obiettivo è fare meglio banca mutualistica. Riducendo gli attuali svantaggi e incrementando i vantaggi sempre più riconosciuti anche dai supervisori del fare banca di relazione”.

È prevista anche la possibilità di svincolarsi dalla forma mutualistica, infatti, secondo il Presidente Azzi, chi compirà una scelta in tal senso “potrà scegliere la liquidazione oppure la trasformazione in spa o in popolare, sapendo che in questi due ultimi casi il patrimonio indivisibile andrà devoluto come prevedono le norme”; a tal proposito, il n.1 di Federcasse opera un rimando alla questione della rilevanza della capogruppo, riflettendo sull’organicità del sistema e quindi sulla tipologia di convenienza: “Se la ratio della riforma è quella di integrare il sistema per irrobustirlo, è opportuno che la capogruppo sia una sola, con la sola eccezione per le Raiffeisen altoatesine, con una loro holding comunque legata al sistema”.

Si delinea qui un quadro chiaro, che lasci poco spazio a dubbi e privilegi criteri di trasparenza; proprio per questo, il Presidente, dopo aver chiarito che per quanto riguardi la scelta della capogruppo “lo si deciderà nella fase attuativa”, nonostante voci dicano Iccrea, chiarisce: “la capogruppo dovrà avere requisiti di solidità e di capacità organizzativa all’altezza del compito. Un compito nuovo nell’industria bancaria: la capogruppo dovrà portare con sé il meglio delle esperienze industriali del Movimento e agire nell’ottica del servizio e non del comando”.

Diktat importante, se si pensa a una configurazione di un nuovo ruolo di leadership in funzione ausiliaria e non solo sovraordinata: sarà interessante osservare se veramente il criterio utilizzato dalla stessa seguirà l’orientamento prefisso dal Presidente Azzi o si appiattirà sul mero rapporto gerarchico.

In ultima analisi, è utile riportare il pensiero di Azzi relativamente alle perplessità di chi vorrebbe più capogruppo e s’interroga sulla tenuta dell’intero sistema: “Con più di 370 cda è fisiologico che ci siano opinioni diverse. Quello che conta è che gli organi della Federazione abbiano saputo fare sintesi e abbiano messo a punto una proposta di autoriforma, un unicum assoluto in Europa per il credito cooperativo, anche sotto il profilo del metodo partecipativo. Una soluzione che non intacchi l’autonomia delle singole banche purché meritevoli ed eviti quella deriva dirigista che si rischiava con la primissima stesura del decreto che circolava a gennaio. Aspettiamo di vedere i paletti fissati dalla normativa, e poi ci si cimenterà”.

Probabilmente quest’ultima asserzione è la più rilevante del Presidente, perché pone l’accento sulla capacità del mondo cooperativo di coordinarsi e dialogare per raggiungere un fine comune e costituire un polo di modernità per la realtà bancaria territoriale che può solamente essere preso come esempio.

Chapeau.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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