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La Riforma Cooperativa (parte 1)

Da
Lorenzo Cuzzani
Aggiornato: Aug 29, 2015, 19:53 GMT+00:00

Da mesi imperversa la querelle relativa alla riforma cooperativa, di cui per lungo tempo si è conosciuta solo la posizione di uno dei due interlocutori,

La Riforma Cooperativa (parte 1)
La riforma cooperativa (parte 1)

Da mesi imperversa la querelle relativa alla riforma cooperativa, di cui per lungo tempo si è conosciuta solo la posizione di uno dei due interlocutori, il Governo, mentre è mancata per diverso tempo la voce delle Banche di Credito Cooperativo, destinatarie della presente riforma ma silenziose sulla stessa.

Nonostante la proposta di autoriforma elargita dal Credito Cooperativo sia stata approvata dal Consiglio Nazionale di Federcasse l’8 giugno, si è avuta conoscenza dei contenuti della stessa solo più di un mese dopo, quando il Presidente Alessandro Azzi ha parlato a “Il Sole 24 Ore” illustrando gli stessi e mettendo in luce la sostanza criteriale che ha guidato la l’approvazione.

In primo luogo il Presidente ha compiuto una riflessione sui tempi della riforma, considerando come la stessa non sarà recepita prima di settembre, nonostante sembrasse pronta per il recepimento a giugno: “Forse si è capito che i tempi per la conversione del decreto sarebbero stati troppo stretti, con l’estate alle porte e il consueto, fisiologico, ingorgo di questo periodo il percorso del decreto di riforma non sarebbe stato facile. Probabilmente è per questo che il Governo ha preferito rinviare alla ripresa; certo lo stallo non aiuta: incertezza, fughe in avanti, rischi di correzioni dell’ultima ora. L’importante era mettersi d’accordo sui principi fondamentali, e che questi venissero colti e riconosciuti da chi deve riscrivere le norme. Fatto questo, tutto il resto verrà di conseguenza”.

Successivamente, prende le mosse dalle Considerazioni finali di Ignazio Visco (ampiamente riportate nel loro insieme qui, in data 26 maggio 2015), per sottolineare come le istituzioni bancarie abbiano davvero unità d’intenti: “Affinché le Bcc possano continuare a sostenere territori e comunità locali preservando lo spirito mutualistico che le contraddistingue vanno perseguite forme di integrazione basate sull’appartenenza a gruppi bancari; l’associazione di categoria è impegnata a formulare proposte concrete, che saranno valutate alla luce della loro capacità di rimuovere gli ostacoli alla ricapitalizzazione e di risolvere i problemi di questi intermediari”.

Un incipit in tal senso chiarisce quali siano i cardini su cui si fondi la riforma e le linee guida da seguire perché la stessa sia organica ed efficace. Al riguardo, così si esprime Azzi: “Biodiversità del Credito cooperativo, autonomia responsabile di ogni singola banca, esaltazione della mutualità e della dimensione territoriale, maggiore integrazione dentro al sistema per rispondere a quanto chiede l’Europa, soprattutto in termini di capitale: il cuore della riforma sta qui, e nei fatti verrà formalizzato nel patto di coesione che ogni singola Bcc firmerà con la capogruppo.” E poi aggiunge: “Abbiamo proposto con forte convinzione di modularlo sulla meritevolezza. Quanto più una banca è solida, efficiente e trasparente, tanto maggiori saranno gli spazi di autonomia”.

Idee chiare, ampio risalto alla trasparenza e a un criterio di meritevolezza che molto spesso è deficitario in ambito bancario, specchio di un Paese la cui eco di mancanza di merito sfortunatamente è problema sistemico.
Quel che sorprende è che finalmente ci sia un dialogo proficuo tra realtà creditizie territoriali che abbiano scritto la storia della Nazione, sia da un punto di vista prettamente concettuale sia da un altro strettamente concreto e istituzioni statali e di vigilanza che riescano a coordinarsi tra loro per coadiuvare le prime in una riforma che lasci loro spazio per autodeterminarsi ma offrendo strutture e mantenendo limiti per l’ottimizzazione di un sistema, quello bancario, che mai come oggi necessita di un perfezionamento.

La riforma non finisce qui.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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