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La produzione di USA, Arabia Saudita e Iraq inonda i mercati mondiali

Da
Barry Norman
Aggiornato: Jan 20, 2016, 16:45 GMT+00:00

Il mercato del petrolio greggio sembra muoversi in base all'umore del momento. I dati dalla Cina di questa mattina nonché la revisione al ribasso della

La produzione di USA, Arabia Saudita e Iraq inonda i mercati mondiali

La produzione di USA, Arabia Saudita e Iraq inonda i mercati mondiali
Il mercato del petrolio greggio sembra muoversi in base all’umore del momento. I dati dalla Cina di questa mattina nonché la revisione al ribasso della crescita economica globale dovrebbero in teoria far crollare il prezzo del petrolio; l’imponente programma di stimolo lanciato in giornata dalla Banca Popolare Cinese potrebbe essere una manna per il mercato petrolifero, ma non in questo caso. Il WTI cede 90 centesimi scivolando a 29,48 mentre il Brent guadagna 22 centesimi salendo a quota 28,77; i prezzi dei due benchmark rimangono a posizioni invertite. Questa settimana, a causa del lunedì festivo negli States, la pubblicazione del rapporto sulle scorte della EIA sarà posticipato a giovedì. Mercoledì, nel corso della sessione asiatica, gli speculatori hanno spinto i prezzi in ribasso: il WTI ha lasciato sul terreno 44 centesimi scivolando a 29,13 mentre i Brent è sceso a 28,53. Il ministro del petrolio iraniano ha diramato l’ordine di aumentare la produzione di 500.000 barili al giorno; intanto il paese, incurante del crollo dei prezzi che ne potrebbe derivare, si appresta a riversare altro greggio su un mercato già oberato dall’eccesso di offerta.

Secondo quanto riportato lunedì dall’agenzia del ministero Shaha, l’aumento di produzione è possibile ora che l’Iran si è liberato del peso delle sanzioni che limitavano le esportazioni di greggio, riportano le dichiarazioni del direttore esecutivo della compagnia petrolifera statale National Iranian Oil Co. Secondo Javadi, se l’Iran non aumentasse i livelli di produzione, i paesi vicini aumenterebbero le estrazioni entro 6/12 mesi sottraendo quote di mercato.

Secondo quanto sostenuto lunedì dall’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, quest’anno il crollo del prezzo del petrolio potrebbe portare fuori dal mercato molto più petrolio di quanto non si pensasse precedentemente.

Nel rapporto mensile sul mercato del petrolio, l’Opec prevede che nel 2016 il crollo dei prezzi del petrolio porterà a una riduzione della produzione dei paesi non Opec pari a 660.000 barili al giorno, rivedendo al ribasso del 69% la precedente stima. Esclusi i 13 paesi Opec, sono gli Stati Uniti a dover fronteggiare la più forte contrazione della produzione nel corso del 2016, nonostante il taglio delle spese del 40% rispetto al 2014 da parte dei produttori di scisto.

“Negli Stati Uniti i produttori di petrolio greggio sanno che in un anno i pozzi di scisto sono scesi del 60% e che la perdita è stata recuperata solo grazie alla trivellazione di nuovi pozzi” sostiene l’Opec. “Mentre le trivellazioni calano a causa degli alti costi e in vista di un periodo potenzialmente prolungato di bassi prezzi, la produzione potrebbe risentirne, probabilmente verso la fine dell’anno”

 

In aggiunta a quanto detto, l’Opec sostiene che il prezzo del petrolio è divenuto così basso che la produzione in Canada, nel Mare del Nord, nell’America Latina e in alcune zone dell’Asia è divenuta “vulnerabile”.

“Il 2016 sarà un anno in cui il mercato sarà condizionato dall’offerta” sostiene l’Opec. “Ma sarà anche l’anno in cui avrà inizio il processo di riequilibrio”.

L’Iran, un tempo il secondo più grande paese produttore dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, è ora il quinto fra i 13 membri del gruppo. Secondo i dati raccolti da Bloomberg, nel mese di dicembre ha prodotto 2,7 milioni di barili al giorno. Nel 2014 le esportazioni di petrolio sono scese a una media di 1,4 milioni di barili al giorno dai 2,6 milioni di barili del 2011, prima dell’imposizione delle sanzioni da parte degli USA e dell’Unione Europea.

Secondo Morgan Stanley nella prima metà dell’anno la produzione sarebbe aumentata di 600.000 barili al giorno, ma le previsioni di lungo termine sono meno chiare a causa dell’incertezza attorno agli investimenti dell’Iran. JBC Energy GmbH prevede un aumento della produzione più graduale, per 255.000 barili al giorno ne 2016.

Secondo i dati raccolti nella relazione mensile dell’agenzia di informazione sull’energia USA, nel mese di settembre la produzione mondiale di petrolio greggio è aumentata di 1,5 milioni di barili al giorno rispetto all’anno precedente, in virtù dei 140.000 barili al giorno in più negli Stati Uniti, dei 550.000 dell’Arabia Saudita e dei 900.000 dell’Iraq. Non fosse stata per l’aumento di produzione da parte di questi tre paesi, lo scorso anno la produzione mondiale di petrolio sarebbe in effetti scesa di quasi 400.000 barili al giorno.

 

 

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