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La produzione di petrolio si impenna spingendo i prezzi verso nuovi minimi

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Nov 12, 2015, 17:34 UTC

I trader del petrolio greggio si tengono pronti in vista del rapporto settimanale sulle scorte della EIA (questa settimana posticipato a giovedì) e

La produzione di petrolio si impenna spingendo i prezzi verso nuovi minimi

La produzione di petrolio si impenna spingendo i prezzi verso nuovi minimi
La produzione di petrolio si impenna spingendo i prezzi verso nuovi minimi
I trader del petrolio greggio si tengono pronti in vista del rapporto settimanale sulle scorte della EIA (questa settimana posticipato a giovedì) e intanto per tutta la settimana il prezzo del petrolio continua a cedere terreno. Nel corso della sessione asiatica il WTI, dopo essere sceso a quota 42$, vicino ai minimi del 2015, guadagna 26 punti e si attesta 43,19, favorito da un dollaro USA in leggero calo e da un eccesso di offerta globale che continua a crescere. Russia ed Iraq stanno aumentando i livelli di produzione: mancano però solo pochi giorni al ritiro delle sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iran, che ora inonderà il mondo con le sue riserve di petrolio greggio. Proprio come il cugino WTI, il petrolio Brent si muove in rialzo raggiungendo quota 46,94, ben al di sotto del sua gamma di oscillazione media. Con la crescita economica in Cina in fase calante e con una domanda globale debole, il barile oscilla attorno ai 40$ al barile.

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La produzione di petrolio scisto, a cui è imputabile l’aumento dell’offerta a livello globale, è ancora elevata, e il Medio Oriente continua a produrre a ritmi sostenuti. Esistono diversi punti di vista su questo periodo prolungato di bassi prezzi del petrolio.

Un anno fa l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio si rifiutò di tagliare la produzione per colpire le industrie dello scisto. I produttori di scisto da parte loro hanno dimostrato una certa tenacia, intensificando i lavori per raggiungere una maggiore efficienza. “Recentemente abbiamo portato a termine la costruzione di un pozzo in un tempo record di 14 giorni” sostiene un funzionario della Pioneer. “Tutto questo grazie all’OPEC”.

Nel luglio dello scorso anno il barile aveva sorpassato superato i 100$, ma già ad agosto era sceso sotto la soglia dei 40$, rimanendo in questa zona di prezzo fino ad oggi. Per fronteggiare il calo dei prezzi, i produttori di scisto hanno tagliato gli investimenti e ridotto i costi. Lo scorso ottobre negli Stati Uniti erano operative ben 1609 piattaforme petrolifere, ma da allora si è registrato un calo del 60% circa.

Ciononostante, i livelli di produzione rimangono alti. Nelle previsioni per il mese di ottobre, l’Agenzia d’Informazione sull’Energia (EIA) indica che, a dispetto del calo della produzione di petrolio negli USA verificatosi fra il secondo e il terzo trimestre del 2015, la produzione annuale si aggirerà attorno ai 9,25 milioni al giorno, vale a dire il 6% in più rispetto allo scorso anno.

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L’eccesso di offerta sui mercati globali di petrolio non è imputabile soltanto agli Stati Uniti. L’Arabia Saudita, il più grande produttore di petrolio al mondo, continua a produrre a livelli record – approssimativamente 10 milioni di barili al giorno – e se l’accordo sul nucleare fra Iran e potenze occidentali porterà al ritiro delle sanzioni sul petrolio, l’offerta è destinato ad aumentare ulteriormente. Nei paesi del Medio Oriente fortemente dipendenti dalle esportazioni di petrolio, i bassi prezzi hanno portato a un aumento della pressione fiscale, e i contrasti all’interno dell’Opec rispetto ai livelli di produzione si fanno sempre più aspri. In aggiunta a tutto ciò, l’economia cinese e quella degli altri mercati emergenti stanno rallentando.

I dati sul trading di Reuters indicano un cambiamento nel sentiment di mercato verso aspettative di un calo dei prezzi, con 90.000 vendite di contratti da inizio novembre, un dato che spinge l’open interest ai massimi storici.

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