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La Procura di Milano chiede l’archiviazione delle posizioni di Profumo e Viola in merito al filone d’indagine Mps-Deutsche Bank e Nomura-Santorini e Alexandria.

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Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Sep 2, 2016, 17:26 GMT+00:00

La bufera del 19 agosto, che ha visto colpiti i vertici passati e presenti di Mps, sembrerebbe essere risolta come una tempesta in un bicchiere d’acqua. È

La Procura di Milano chiede l’archiviazione delle posizioni di Profumo e Viola in merito al filone d’indagine Mps-Deutsche Bank e Nomura-Santorini e Alexandria.

La bufera del 19 agosto, che ha visto colpiti i vertici passati e presenti di Mps, sembrerebbe essere risolta come una tempesta in un bicchiere d’acqua.

È opportuno andare con ordine.

Nella data di cui sopra, l’ex presidente di Mps Alessandro Profumo e l’attuale ad Fabrizio Viola, sono stati iscritti nel registro degli indagati per falso in bilancio e manipolazione del mercato, in merito alla querelle tra la banca senese e l’azionista Giuseppe Bivona, con la Consob spettatrice interessata.

L’indagine, iniziata a Siena, è stata trasferita a Milano il 22 luglio, perché il capoluogo milanese, sede della Borsa, è competente territorialmente per il reato più grave tra quelli ascritti: nella fattispecie, la manipolazione del mercato.  La Procura milanese avrebbe avuto 18 mesi per sciogliere le riserve sull’archiviazione o dar luogo al processo.

Per una siffatta pronuncia sono bastate meno di due settimane.

I pm milanesi Civardi, Clerici e Baggio hanno presentato istanza di archiviazione per le posizioni dei due manager per la “estrema difficoltà” nel ravvisare il dolo, dal momento che il riferimento ai derivati era contenuto nelle note integrative dei bilanci di Mps degli anni relativi alle indagini.

Ma non solo.

Per i Baggio e colleghi “l’attività istruttoria ha evidenziato che tutti i soggetti di vigilanza interessati erano stati portati a conoscenza della natura” di quei contratti sul fallimento della italiano che costituivano uno dei tre pilastri dell’operazione di ristrutturazione dei due veicoli fatta nel 2009 con Nomura (Alexandria) e poco prima con Deutsche Bank (Santorini).

Entrambi i contratti sono stati chiusi attraverso regolari transazioni con le controparti. Giova sottolineare che l’elemento fondamentale su cui si fondi la decisione del non luogo a procedere sia la mancata volontà di occultamento da parte dei nuovi manager che hanno guidato Rocca Salimbeni nel triennio 2012-2015.

Nel dettaglio, risulta utile soffermarsi su una nota diffusa da Mps nei giorni scorsi, contenente una relazione nel merito della delicata vicenda: “ questi procedimenti trovano origine in un contesto straordinario ed eccezionale legato anche alle indagini avviate in sede penale dalla magistratura e alle vicende giudiziarie che hanno interessato la capogruppo negli anni 2012 e 2013”, connesse “al reperimento di risorse per l’acquisizione di Banca Antonveneta e ad alcune operazioni finanziarie, tra cui le transazioni connesse alle operazioni Santorini e Alexandria”.

Le operazioni in questione, qualunque intento si proponessero di raggiungere (per l’accusa avevano l’obiettivo di coprire passività di bilancio), hanno indubbiamente costituito un impegno finanziario molto pesante per l’istituto senese, specie negli anni della crisi.

Alla chiusura di entrambe era seguita la contabilizzazione disgiunta, attraverso prestiti correlati al rifinanziamento di Btp per somme miliardarie, su cui intervenivano successivamente contratti derivati di scambio delle cedole.

La situazione è rimasta uguale fino al dicembre 2015, quando la Consob ha alzato la voce con Rocca Salimbeni imponendole sia la correzione dei bilanci fino all’ultimo semestre del 2015, sia la contabilizzazione delle operazioni come derivati, sulla falsariga di quanto già fatto dalle controparti Deutsche Bank e Nomura.

Tornando alla procura milanese, la richiesta di archiviazione si arricchisce di convinzioni profonde, figlie di fatti non trascurabili: in primis, Viola e Profumo “hanno agito in accordo con Banca d’Italia e Consob”, da qui discende la trasparenza dei due.

In secondo luogo, non può essere sottovalutata l’informativa di due manager alla platea di investitori, in quanto “avevano reso noto al mercato che c’erano elementi di criticità”, operando in buona fede e dimostrando che “il mercato era a conoscenza della situazione”.

Per concludere, si rende opportuno ricordare che Mps ha più volte dichiarato che le due operazioni in questione fossero state compiute dal vecchio management (Vigni e Mussari), quindi risulta coerente interpretare la posizione del successivo management come estranea ai fatti.

Stante il quadro complessivo, la palla passa al gip Stefania Donadeo, che deciderà per l’archiviazione o per il processo, specialmente nel caso in cui l’accusatore si opponesse all’istanza di archiviazione.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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