Durante la sessione asiatica, il dollaro ha proseguito lungo la sua tendenza al ribasso, mentre i mercati continuavano a reagire alle proiezioni
Durante la sessione asiatica, il dollaro ha proseguito lungo la sua tendenza al ribasso, mentre i mercati continuavano a reagire alle proiezioni economiche della Fed, ancora delusi dalla decisione della banca centrale degli Stati Uniti di mantenere invariati il sentiero dei tassi e le previsioni di crescita.
Si sperava che il Fomc adottasse una atteggiamento più da falco, ma, a causa della perdurante incertezza sulle politiche di Trump che aveva portato la Fed a non intervenire sui tassi all’inizio dell’anno, il Comitato ha trovato ben pochi incentivi a rivedere in rialzo le previsioni di crescita e ad annunciare una politica monetaria più restrittiva.
L’andamento al ribasso del dollaro gioca a favore dell’amministrazione Trump. Nonostante l’innalzamento dei tassi, la Fed è, infatti, riuscita a provocare un deprezzamento della valuta degli Stati Uniti. Tuttavia, qualora nei prossimi mesi Trump si decidesse finalmente ad attuare le misure di stimolo e la riforma del sistema tributario, potrebbe essere soltanto questione di tempo prima che la banca centrale assuma un atteggiamento più da falco in politica monetaria.
Mentre il Fomc trascinava il dollaro in ribasso, l’euro veniva spinto a un massimo intragiornaliero di 1,0746$ dalla vittoria di Rutte nei Paesi Bassi che, prima dell’apertura dei mercati europei, ha determinato un rimbalzo della moneta unica.
Con una partecipazione superiore all’80%, le elezioni nei Paesi Bassi si sono concluse con la vittoria di Rutte, esito già annunciato dai primi exit poll. Il partito del primo ministro uscente dovrebbe avere ottenuto 33 seggi, perdendone otto rispetto al 2012. Wilders è arrivato secondo, con circa 20 seggi. Mentre la vittoria di Rutte era stata correttamente prevista dai sondaggi, la sorpresa maggiore potrebbe essere costituita dal netto calo dei consensi subito dai socialdemocratici del PvdA che, secondo gli exit poll, sarebbero scesi da 38 a nove seggi. Il pessimo risultato del PvdA significa che Rutte dovrà stringere nuove alleanze per formare una coalizione. Jeroen Dijsselbloem, uno dei principali esponenti del PvdA, dovrà probabilmente dimettersi da presidente dell’Eurogruppo.
Una vittoria dei populisti di Wilders avrebbe gravemente pesato sull’euro, ma, almeno per il momento, l’Eurozona pare salva. L’esito delle elezioni nei Paesi Bassi sembra giustificare la mancanza di preoccupazione di Draghi per l’ascesa dei partiti populisti al governo. Le elezioni olandesi possono, infatti, essere considerate un barometro del consenso che la destra xenofoba ed euroscettica raccoglie nell’UE.
Rutte dovrà ora formare una coalizione con i cristianodemocratici e i democratici, considerati di centrodestra, e forse con la Sinistra Verde, che dovrebbe avere ottenuto 14 seggi. Considerato il sostegno ricevuto dagli altri partiti nella crisi con la Turchia, i liberali dovrebbero incontrare ben poche difficoltà a mettere insieme i 76 seggi necessari a formare la maggioranza.
Le discussioni richiederanno del tempo, forse mesi. L’evidente frammentazione dell’arco costituzionale olandese suggerisce che serviranno almeno quattro partiti per formare una coalizione, ciascuno con le sue proprie richieste.
L’attenzione si sposta ora sul primo turno delle elezioni francesi ad aprile, con Le Pen considerata un candidato nettamente più forte di Wilder e con la Francia in un quadro economico del tutto differente.
Nella giornata di oggi, con i principali eventi della settimana che provocano sentimenti contrastanti nei mercati, l’attenzione si è concentrata sulla decisione della Banca d’Inghilterra sulla politica monetaria e, ancor più, sui verbali della riunione del Comitato per la Politica Monetaria, pubblicati nel pomeriggio.
La sterlina ha sperimentato un significativo incremento della volatilità, in gran parte attribuibile alla Brexit, nonostante vi abbia contribuito anche il sentimento verso la politica monetaria.
Le vendite al dettaglio sono in calo da dicembre e la crescita registrata nel quarto trimestre deriva in gran parte dal settore dei servizi. I dati sull’aumento dei salari per il mese di gennaio, pubblicati nella giornata di mercoledì, sono risultati inferiori alle aspettative. Al contempo, i prezzi al consumo continuano a salire. Tutto ciò pone la Banca d’Inghilterra in difficoltà, mentre monta la pressione perché abbandoni la sua recente posizione di neutralità.
Ulteriori misure espansive provocherebbero certamente un altro balzo dei prezzi al consumo. Con l’inflazione intorno all’obiettivo fissato dalla Banca d’Inghilterra al 2%, Carney non pare disposto a consentire che aumenti al di sopra di tale tasso per un lungo periodo di tempo. Un probabile esito sarebbe un ulteriore taglio dei tassi.
Nelle ultime settimane, i membri del Comitato per la Politica Monetaria sono stati particolarmente silenziosi, senza fornire nuove indicazioni. Ciò lascia la sterlina esposta, qualora il Comitato per la Politica Monetaria dovesse comunicare di abbandonare la neutralità.
Con la Banca d’Inghilterra che deve considerare gli effetti della Brexit sull’economia, il rischio di ulteriori misure espansive pare contenuto. A ogni modo, con l’inflazione che rimane il più grave rischio per l’economia nel breve periodo, i verbali del Comitato per la Politica Monetaria saranno di sicuro interesse.
I dati macroeconomici sugli Stati Uniti pubblicati nella giornata di oggi includono quelli sui settori immobiliare e manifatturiero per il mese di febbraio e le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione. Il prudente messaggio del Fomc non dovrebbe venire influenzato da tali risultati. Ora, i mercati e la Fed hanno bisogno di tempo per valutare quali fattori potrebbero condurre a una revisione delle ultime proiezioni nei prossimi mesi. Tra questi, vi è certamente l’inflazione.
Alla redazione di questo articolo, la coppia GBP/USD perde lo 0,21% per toccare gli 1,22647$. In attesa della riunione del Comitato per la Politica Monetaria, sui mercati spira un certo nervosismo. L’indice del dollaro spot cede lo 0,4%, scendendo a quota 100,7, ma recuperando dal minimo intragiornaliero di quota 100,43. L’euro perde i guadagni giornalieri, muovendosi in ribasso dello 0,24% in attesa della pubblicazione dei dati definitivi sull’inflazione dell’Eurozona per il mese di febbraio. Probabilmente, a seguito delle proiezioni economiche del Fomc e della vittoria di Rutte, si è verificata un’ipervendita del dollaro che dovrebbe cessare nel corso della giornata.
Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.