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La Bce e l’euro, il dollaro e la Fed

Da
Bob Mason
Pubblicato: Mar 9, 2017, 12:23 GMT+00:00

I dati di Adp sulla variazione dell'occupazione nei settori non agricoli degli Stati Uniti, pubblicati nella giornata di mercoledì, sono risultati di gran

La Bce e l’euro, il dollaro e la Fed

I dati di Adp sulla variazione dell’occupazione nei settori non agricoli degli Stati Uniti, pubblicati nella giornata di mercoledì, sono risultati di gran lunga superiori alle aspettative. Le probabilità che la Fed attui una manovra restrittiva nella prossima settimana sono, quindi, salite all’86% nell’attesa che, nella giornata di domani, vengano diffusi i dati del governo federale sulle buste paga dei settori non agricoli e sulla crescita dei salari. A ogni modo, e per una valida ragione, i mercati non danno ancora l’innalzamento dei tassi del tutto per scontato.

Durante la sessione asiatica, il dollaro è riuscito a mantenere i guadagni registrati nella giornata di mercoledì, ma ha subito un lieve ribasso prima dell’apertura dei mercati europei. Alla redazione di questo articolo, l’indice del dollaro spot guadagnava lo 0,04% per toccare quota 102,11, muovendosi in ribasso dal massimo intragiornaliero di quota 102,23. Durante la sessione europea, l’attenzione si concentrerà sulla decisione della Bce sui tassi di interesse, prevista per la giornata di oggi, e ancor di più sulla conferenza stampa del pomeriggio.

I dati sull’inflazione in Cina, diffusi nella mattinata di oggi, paiono essere stati pubblicati al momento giusto affinché Draghi possa difendere la propria opinione secondo cui la crescita dell’inflazione dipende largamente dall’aumento del prezzo del greggio e non deve in alcun modo essere considerato un motivo per avviare la normalizzazione della politica monetaria. Ciò rende la conferenza stampa della Bce di estremo interesse.

Il governo tedesco continua a premere sulla Bce affinché avvii la normalizzazione della politica monetaria. La pressione di Berlino è aumentata a seguito della diffusione dei dati sulla vendite al dettaglio in Germania che, a gennaio, registrano il terzo mese consecutivo di contrazione.

L’aumento dei prezzi costituisce certamente un rischio per la ripresa economica. Inoltre, con l’inflazione attualmente al di sopra del tasso obiettivo fissato dalla Bce, Draghi dovrà fornire ai mercati qualche indicazione sulle intenzioni della Bce per i prossimi mesi. Il rischio di un prolungato superamento dell’obiettivo di inflazione intorno al 2% potrebbe preoccupare alcuni, se non tutti, i membri del Consiglio direttivo della Bce.

Sempre più probabilmente, nella prossima settimana, la Fed aumenterà i tassi, ammesso che i dati sulle buste paga dei settori non agricoli e sulla crescita dei salari non deludano. Il timore di Draghi per l’apprezzamento dell’euro potrebbe, quindi, diminuire in qualche misura. La debolezza dell’euro è, infatti, una componente fondamentale della ripresa dell’Eurozona, in quanto consente al blocco europeo ragioni di scambio favorevoli.

Nonostante i toni particolarmente da colomba adottati da Draghi nel mese scorso, la decisione che la Bce annuncerà nella giornata di oggi e la successiva conferenza stampa sono circondate da notevole incertezza. Qualora decidesse di reagire al balzo dell’inflazione, la Bce dispone di diverse opzioni. Le due scelte più ovvie sono una progressiva riduzione del programma di acquisto di titoli e l’abbandono dei tassi negativi sui depositi, sebbene alcuni possano forse preferire un loro aggiustamento all’attuale tasso di interesse pari a zero.

Ultimamente, l’euro è stato particolarmente debole, anche a causa della possibilità che raggiunga la parità con l’euro qualora la Bce mantenga una politica monetaria espansiva e la Fed attui tre manovre restrittive nel corso dell’anno. Un mutamento della politica monetaria della Bce influirà certamente sull’andamento dell’euro e tale mossa non è stata ancora presa in considerazione, nonostante le recenti ipotesi sul cambio di passo a Francoforte. Negli ultimi dodici-diciotto mesi, la ripresa dell’Eurozona è stata notevole, ma permane un rischio negativo a causa delle elezioni che si svolgeranno in alcuni Stati membri, della Cina e delle politiche dell’amministrazione Trump. Durante la conferenza stampa, qualora decidesse di mantenere la politica monetaria invariata, Draghi dovrà affrontare tutti questi temi.

Alla redazione di questo articolo, la coppia EUR/USD toccava gli 1,05480$ con un rialzo dello 0,07%, riprendendosi dal minimo intragiornaliero degli 1,0525$ grazie al rimbalzo sperimentato all’apertura della sessione europea. Nella prima parte della giornata potrebbe manifestarsi una certa volatilità.

Qualora la Bce decidesse di mantenere i tassi di interesse e il tasso sui depositi invariati, prima della conferenza stampa, l’euro dovrebbe muoversi in ribasso. A ogni modo, le dichiarazioni di Draghi costituiranno il fattore principale in grado di influire sull’andamento dell’euro. Qualsiasi indicazione di una possibile normalizzazione della politica monetaria, sia in questo mese sia nel breve periodo, avrebbe effetti positivi sulla moneta unica europea. Ogni altra decisione avrebbe conseguenze negative per l’euro fino alla pubblicazione dei dati sulle buste paga dei settori non agricoli degli Stati Uniti nella giornata di domani.

Nella giornata di oggi, l’attenzione si concentrerà sulla decisione e sulla conferenza stampa della Bce. Tuttavia, appare improbabile che il sentimento negativo per le elezioni che si terranno nei Paesi Bassi nella prossima settimana e per il primo turno delle presidenziali in Francia nel prossimo mese svanisca presto. Una vittoria di Wilders o Le Pen rende, infatti, più probabile la disgregazione dell’Eurozona.

Nel pomeriggio di oggi, i dati sugli Stati Uniti riscuoteranno scarsa attenzione, poiché la loro pubblicazione coincide con l’avvio della conferenza stampa della Bce. A meno che le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione non siano particolarmente scarse, i mercati trascureranno i dati sugli Stati Uniti per concentrarsi sulla Bce, l’euro e l’Eurozona.

Sull'Autore

Bob Masonauthor

Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.

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