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La Banca Popolare Cinese verso il Quantitative Easing: per Mario Draghi la Cina può salvare l’Unione Europea

Da:
Alberto Ferrante
Aggiornato: Jan 29, 2019, 11:36 UTC

Giovedì scorso la Banca Popolare Cinese ha avviato una procedura paragonata al Quantitative Easing occidentale. Lo scopo è quello di rafforzare l'economia in seguito al rallentamento della crescita del PIL. E per il Presidente della BCE gli sforzi della Cina potrebbero giovare anche all'Unione Europea. A patto di riuscire a mantenere una stabile pace commerciale con gli Stati Uniti.

China flag

La Banca Popolare Cinese, giovedì scorso, ha avviato una procedura di sostegno al finanziamento che nei paesi occidentali è stata immediatamente paragonata a un tiepido quantitative easing, per via dei numerosi aspetti comuni. Secondo molti analisti, infatti, lo strumento lanciato dalla PBOC è volto a raggiungere i medesimi scopi: la Cina potrà agevolare i primary dealer, vale a dire gli investitori istituzionali, che potranno scambiare le obbligazioni in portafoglio con i titoli emessi dalla Banca Popolare Cinese.

Così facendo, secondo una dichiarazione della Banca, tale strumento potrà aiutare a incrementare il supporto finanziario nell’economia.

Come evidenzia Zerohedge, con questo sistema verrà immessa nel sistema economico cinese un’ancor maggiore liquidità priva di rischi: “Le banche cinesi, che necessitano disperatamente della liquidità per mantenere vivo lo schema Ponzi, possono emettere dei titoli perpetui che nessun investitore sano di mente potrebbe desiderare di tenere a lungo; e la PBOC li scambierà per i suoi titoli”.

Sono queste le parole di Michael Every di Rabobank, che concorda evidentemente con la maggior parte degli analisti che ritengono molto aggressiva la recente mossa della Banca cinese.

La genesi del quantitative easing cinese va ricercata negli ultimi mesi del 2018. Già a Dicembre, era stata consentita una massiccia emissione di bond perpetui volti a garantire la solidità dei principali istituti di credito. La procedura di sostegno avviata adesso dalla PBOC servirebbe a incoraggiare in prima battuta la domanda di tali titoli perpetui.

Inoltre, da ciò che è emerso dalle prime dichiarazioni, anche le assicurazioni cineso potranno investire in questi bond senza limiti di tempo, cogliendo la possibilità di diversificare ulteriormente il proprio portafoglio. E un secondo annuncio della Banca Popolare Cinese riguarda le obbligazioni perpetue emesse da banche con un rating AA o inferiore: anche queste potranno essere valutate come delle garanzie idonee per numerose operazioni di finanziamento.

Per chiarezza, sebbene concettualmente la manovra possa avvicinarsi al Quantitative Easing europeo e americano, si sottolinea che a venire meno è il requisito fondamentale della creazione di moneta. Inoltre, i CBS hanno solo una durata limitata, attualmente fissata a 3 anni. Tuttavia, la creazione di uno strumento simile ai bond, da scambiare con i meccanismi sopra descritti, finisce per accostarsi nella pratica finanziaria alla più tradizionale emissione di moneta.

Facendosi largo tra i giudizi negativi o dubbiosi di molti analisti internazionali, Mario Draghi, presidente della BCE, ha recentemente dichiarato che gli sforzi cinesi potrebbero salvare l’economia dell’Eurozona.

Come riporta il Financial Times, Mario Draghi aveva anticipato che la risposta del governo cinese dopo l’annuncio del rallentamento della crescita del PIL sarebbe stata pronta e immediata.

Le performances economiche e finanziarie della Cina non potranno non ripercuotersi su un sistema europeo ancora dominato dalle sole esportazioni tedesche. La crescita nell’eurozona, infatti, è rallentata fino a toccare lo 0,2% nella seconda metà del 2018, a causa della scarsità di esportazioni complessive.

Al termine del periodo di Quantitative Easing, la BCE aveva lanciato un monito alle economie europee: la Banca Centrale può ancora contrastare una recessione, anche attraverso un nuovo QE, ma le minacce per la stabilità dell’Unione Europea continuano a presentarsi agli occhi di tutti, tra una Brexit no-deal e un vistoso rallentamento della crescita della Germania.

La grande pressione internazionale nei confronti dell’eurozona potrebbe venire mitigata da un accordo stabile tra Stati Uniti e Cina, se i paesi membri decideranno di supportare una maggiore integrazione fiscale all’interno dell’Unione.

Sull'Autore

Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.

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