In conclusione di sessione del venerdì, Janet Yellen è tornata una stella dei mercati. Il presidente Fed ha infatti ribadito che i tassi dovrebbero
L’apprezzamento del biglietto verde ha finito per incidere sulle quotazioni delle altre valute, costringendo l’euro a cedere 28 punti e a essere scambiato a 1,0862. Nel corso del fine settimana, le autorità elleniche hanno ancora una volta deluso i partner europei e del gruppo di Bruxelles (il nome con cui si identificano oggi gli ex-membri Troika) dal momento che il documento presentato venerdì è stato giudicato come troppo vago. L’impressione è che i delegati greci e i rappresentanti finanziari avranno bisogno di più tempo per preparare una proposta adeguata e accettabile.
“Le proposte erano frammentarie e vaghe, mentre gli stessi negoziatori greci non riuscivano a spiegarne i loro contenuti tecnici” ha rivelato una fonte europea. “La speranza è che la prossima settimana presentino qualcosa di più dettagliato”. Le autorità dell’Eurozona si riuniranno mercoledì via teleconferenza per discutere della situazione, anche se è molto improbabile che i ministri dell’Economia e delle Finanze dei paesi euro si possano riunire un’altra volta prima di metà aprile per erogare nuovi finanziamenti alla Grecia. Ciò significa che alla fine di marzo Atene dovrà mettere mano a salari e pensioni per individuare le risorse necessarie a ripagare il debito da 460 milioni di euro contratto con l’Fmi che scade il prossimo 9 aprile.
L’apprezzamento del dollaro ha inciso anche sullo yen giapponese, scambiato a 119,24 in rialzo di 10 punti e a 129,52 contro il più debole euro. Stamattina i dati sulla produzione industriale del Giappone si sono rivelati ancora una volta insoddisfacenti, sollevando nuove ombre sulle Tre frecce dell’Abenomics del primo ministro. Venerdì, i dati diffusi dal governo hanno evidenziato che a febbraio si è arrestata la crescita dell’inflazione per via del calo dei prezzi petroliferi e della minor spesa dei consumatori; il Giappone ha sperimentato una breve recessione nell’ultimo trimestre del 2014. Il dato sull’andamento dei prezzi segue l’ammissione da parte del governatore BoJ Kuroda del fatto che sarà “particolarmente complesso” far ripartire il paese dopo anni di deflazione; il banchiere centrale aveva inoltre ammesso che l’inflazione sarebbe potuta cadere temporaneamente allo zero.
Gli eventi del fine settimana non hanno mancato di influenzare le oscillazioni di Aussie e Kiwi, stamane entrambi in netto calo. Sabato scorso il presidente cinese Hi Jinping ha detto che la Cina non dovrebbe guardare solamente ai tassi di crescita dell’economia, ma piuttosto puntare a un’espansione economica che sia qualitativamente migliore e soprattutto più sostenibile. I leader cinesi hanno annunciato che il target di crescita per quest’anno sarà del +7%, e dunque al di sotto del +7,5% che era l’obiettivo del 2014 nonché il tassi più basso degli ultimi 25 anni. L’Aussie è scambiato a 0,7732 mentre i prezzi dei minerali ferrosi sono caduti al minimo degli ultimi 6 anni; il Kiwi è intanto calato a 0,7536 con i trader fermi in attesa dell’asta del latte mente continua a calare il prezzo del latte in polvere.