Rispetto ad appena un anno fa, nel corso di una oramai famosa riunione dell'OPEC tenutasi in quello che negli Stati Uniti è il Giorno del Ringraziamento,
Rispetto ad appena un anno fa, nel corso di una oramai famosa riunione dell’OPEC tenutasi in quello che negli Stati Uniti è il Giorno del Ringraziamento, i prezzi del petrolio sono scesi di oltre il 50%. La decisione presa dall’OPEC quel giorno ha occupato le prime pagine dei giornali dando inizio a una guerra fra i produttori di scisto statunitensi e i produttori mediorientali. Nessuno d’altronde poteva prevedere né credere che le sei superpotenze occidentali potessero raggiungere un accordo con l’Iran che portasse alla fine dell’embargo, né tantomeno che i russi intervenissero militarmente in Ucraina.
Martedì il barile si è mosso in forte ribasso: gli investitori infatti non si aspettano iniziative significative dalla riunione dei produttori di questa settimana, volte ad alleviare l’eccesso di offerta globale.
Mercoledì i paesi membri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, il cartello composto da 12 nazioni, e alcuni paesi non OPEC, come la Russia e il Messico, si incontreranno a Vienna. Nonostante sia stato annunciato un confronto su eventuali tagli all’offerta, sono ben pochi gli analisti che prevedono uno scostamento significativo dalla linea politica adottata finora dall’Opec, che consiste nel pompare petrolio per difendere la propria quota di mercato.
Mercoledì mattina il petrolio greggio Brent è sceso a 48,37$ al barile. Al New York Mercantile Exchange, i future sul West Texas Intermediate registrano un ribasso dello 0,1%, attestandosi a 46$ al barile.
Fra i primi a trarre beneficio dal calo dei prezzi nel settore dell’energia vi sono i consumatori statunitensi: grazie al drastico calo dei prezzi della benzina ogni settimana gli automobilisti hanno ora più denaro nel portafogli, mentre lo scorso anno in questo periodo i consumatori negli Stati Uniti calcolavano questi tagli dei costi nei loro budget mensili. Ogni eventuale aumento dei prezzi potrebbe in un batter di ciglio infastidire i consumatori americani.
Il prezzo della benzina è crollato ai minimi degli ultimi sei anni, estendendo un’ondata di vendite innescata dall’aumento delle riserve e dai timori di un calo della domanda. Il crollo dei prezzi dei future sulla benzina, in ribasso nel mese in corso quasi del 10%, è un segnale del pesante eccesso di offerta del combustibile raffinato, che rispecchia l’eccesso di scorte di petrolio greggio responsabile del crollo dei prezzi verificatosi alla fine dello scorso anno. Il calo dei prezzi della benzina rappresenta un fattore positivo per le famiglie negli Stati Uniti, che quest’anno si prevede risparmieranno centinaia di dollari in combustibile.
Mentre nel corso del 2015 il prezzo del petrolio greggio continuava a scendere, quello della benzina saliva in corrispondenza di un incremento del consumo da parte degli automobilisti legato a un aumento degli spostamenti e all’acquisto di auto e camion più grandi che richiedono una maggiore quantità di carburante. A fine agosto i future sulla benzina erano in rialzo del quattro del 14% da inizio anno, contro un calo del 7,6% del petrolio. Da allora però il prezzo della benzina ha ceduto alla debolezza del petrolio greggio, perdendo il 13% da inizio anno, contro un calo del 14% del petrolio greggio nello stesso periodo.
Negli Stati Uniti la domanda di benzina, schizzata nel corso dell’estate ai massimi degli ultimi otto anni, sta ora rallentando. Questo avviene tipicamente nel corso dell’autunno e dell’inverno, quando un minor numero di automobilisti parte per le vacanze e quando le cattive condizioni meteorologiche ostacolano gli spostamenti. Questi fattori, secondo gli analisti, combinati con i persistenti timori in relazione alla crescita economica globale probabilmente continueranno a pesare sui prezzi. Lunedì i dati economici deludenti dalla Cina hanno innescato un’imponente ondata di vendite sul mercato del petrolio greggio; i trader temevano un rallentamento della crescita della domanda nel paese che rappresenta il secondo consumatore di petrolio al mondo.
Oggi la Banca Mondiale ha rivisto al ribasso le previsioni sui prezzi del petrolio per il 2015, dai 57 USD al barile indicati nel rapporto di luglio agli attuali 52 USD al barile, uno sviluppo che potrebbe permettere un risparmio addizionale per le finanze dell’India. Stando alle previsioni trimestrali sui mercati di commodity la revisione rifletterebbe un ulteriore rallentamento della performance economica globale, gli alti livelli di scorte di petrolio e l’eventuale aumento delle esportazioni di petrolio dall’Iran in seguito alla ritiro delle sanzioni internazionali. Stando al rapporto, nel terzo trimestre del 2015 l’indice dei prezzi dell’energia sarebbe crollato del 17% rispetto ai tre mesi precedenti, trascinato dal nuovo crollo dei prezzi del petrolio innescato dalle aspettative di un calo della crescita globale, in particolare in Cina e negli altri mercati emergenti, dall’abbondanza di scorte e dalla prospettiva di un aumento delle esportazioni dell’Iran per il prossimo anno. Nel 2015 i prezzi dell’energia dovrebbero attestarsi in media il 43% al di sotto di quelli del 2015.