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Il Ribasso Dei Prezzi Del Greggio Non Ha Offerto Nessun Supporto

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Aug 3, 2015, 15:37 UTC

Questa mattina il greggio WTI apre in rialzo, ma inverte la sua rotta dopo pochi minuti perdendo 24 centesimi per attestarsi su quota 46,88$. Il Brent

Il Ribasso Dei Prezzi Del Greggio Non Ha Offerto Nessun Supporto

Il Ribasso Dei Prezzi Del Greggio Non Ha Offerto Nessun Supporto
Il Ribasso Dei Prezzi Del Greggio Non Ha Offerto Nessun Supporto
Questa mattina il greggio WTI apre in rialzo, ma inverte la sua rotta dopo pochi minuti perdendo 24 centesimi per attestarsi su quota 46,88$. Il Brent mostra uno scenario opposto, infatti, guadagna 15 centesimi ed è scambiato a 51,97$. Entrambi i combustibili sono negoziati al di sotto del recente range di trading o in prossimità del fondo a lungo termine. Le azioni asiatiche si muovono in ribasso per la prima volta in quattro giorni sulla scia dei forti segnali di rallentamento mostrati dall’economia cinese. Il greggio perde terreno insieme al rame mentre il won si muove in rialzo.

Il greggio posta un calo dello 0,6% poiché l’Iran sembra essere intenzionato a supportare la produzione settimanale di combustibile dopo che le sanzioni verranno revocate. Il rame perde lo 0,4%. La valuta della corea del sud guadagna lo 0,5% poiché la banca centrale ha mostrato un record del surplus delle partite correnti.

Stando a quanto riportato dagli analisti, i prezzi in Asia postano ribasso sulla scia delle costanti preoccupazioni riguardanti un eccesso dell’offerta globale poiché il cartello Opec non sembra intenzionato a ridurre i suoi elevati livelli di produzione. Inoltre, ci sembra opportuno segnalare come, stando a quando dichiarato in una nota di mercato dalla United Overseas Bank di Singapore, i prezzi del greggio abbiano subito la pressione dell’elevata produzione del Medio Oriente che, nonostante il surplus dell’offerta globale, continua a pompare a livelli record.

Il WTI perde terreno a fine sessione chiudendo il mese in ribasso poiché Abdullah El-Badri, segretario generale dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ha dichiarato che, nonostante il ribasso dei prezzi il gruppo non taglierà la produzione.

Il rapporto ufficiale sul PMI manifatturiero cinese, rilasciato nel fine settimana, posta i minimi degli ultimi cinque mesi, inoltre, lunedì, la lettura finale di un contatore privato ha mostrato una contrazione maggiore del previsto. Gli indici di fabbrica per Giappone, India e Stati Uniti devono ancora essere rilasciati e i mercati greci dovrebbero riprendere le proprie attività dopo cinque settimane di sospensione.

Recentemente, i presidenti di alcune delle principali aziende energetiche mondiali hanno dichiarato che i prezzi del greggio rimarranno deboli a lungo “forse per i prossimi 5 anni”, pertanto hanno deciso di apportare un massiccio taglio dei costi. I produttori lottano per ridurre la spesa, scenario che si ripercuote anche sulle società dei servizi petroliferi su cui fanno affidamento.

Nel mese di giugno del 2014 il prezzo medio globale si attestava al di sopra dei 110$ al barile. Attualmente, se escludiamo il picco che ha visto i prezzi raggiungere i 60$ al barile, il prezzo medio è di circa 50$ al barile.

Il ribasso dei prezzi è iniziato poiché i trivellatori degli Stati Uniti hanno aumentato la propria produzione di greggio proveniente principalmente dai depositi di scisto che sono indubbiamente più costosi da sfruttare. In un simile scenario, invece di ridurre la propria produzione per aiutare un possibile rialzo dei prezzi, durante la sua riunione semestrale tenutasi a novembre,  l’Opec, sotto la guida saudita, ha deciso di mantenere invariata la sua produzione a 30 milioni di barili giornalieri al fine di rendere la fornitura di scisto poco redditizia. A peggiorare le cose l’eccesso della produzione che ha visto i membri Opec oltrepassare quel tetto di circa un milione di barili giornalieri.

I future del greggio rimangono sotto pressione a causa di un dollaro statunitense in rialzo che rende il combustibile troppo costoso per i trader di altre valute, scenario che riduce inevitabilmente la domanda. Ricordiamo come il dollaro statunitense abbia guadagnato terreno sulla scia delle aspettative che vedono la Federal Reserve innalzare i tassi d’interesse entro la fine dell’anno.

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