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Il rafforzamento del dollaro pesa sui metalli preziosi e di base

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Nov 5, 2015, 16:19 UTC

In virtù dei bassi prezzi i trader sono tornati a interessarsi al metallo prezioso, spingendo il mercato ancora una volta a quota 1110$ e guadagnando

Il rafforzamento del dollaro pesa sui metalli preziosi e di base

Il rafforzamento del dollaro pesa sui metalli preziosi e di base
Il rafforzamento del dollaro pesa sui metalli preziosi e di base
In virtù dei bassi prezzi i trader sono tornati a interessarsi al metallo prezioso, spingendo il mercato ancora una volta a quota 1110$ e guadagnando 3,90$ nel corso della sessione asiatica. L’oro ha toccato il minimo in seguito alla testimonianza di Janet Yellen di fronte al Congresso statunitense tenutasi mercoledì, nel corso della quale il Presidente della Fed ha sostanzialmente rassicurato i mercati rispetto a un aumento dei tassi di interesse nel mese di dicembre, reso possibile dal buono stato di salute dell’economia statunitense. Su Comex mercoledì i future sull’oro con scadenza a dicembre hanno registrato un ribasso per la sesta sessione consecutiva, scivolando al minimo delle ultime sette settimane. Il metallo prezioso nel corso della sessione pomeridiana è stato negoziato a 1107$ l’oncia, lasciando sul terreno – prima dell’annuncio sui tassi di interesse da parte della Federal Reserve – oltre 75$ l’oncia (-6%) rispetto alla scorsa settimana. A inizio agosto l’oro era sceso ai minimi degli ultimi cinque anni, a quota 1085$.

Mercoledì il presidente della Fed Janet Yellen ha offerto la sua testimonianza di fronte al comitato per i servizi finanziari della Camera; il linguaggio utilizzato ha ricordato quello dei verbali del FOMC, che hanno preparato la strada a un aumento dei tassi in occasione della prossima riunione di dicembre. La Yellen ha espresso soddisfazione nei confronti dei dati sull’occupazione e sul mercato immobiliare statunitense, galvanizzando ulteriormente i falchi.

Mercoledì il biglietto verde ha raggiunto il massimo in tre mesi a quota 98,05 contro le valute dei principali partner commerciali. Il dollaro Usa l’anno passato ha guadagnato l’11,3%; l’ultima volta che la valuta ha superato quota 100 per un periodo prolungato è stato nei primi anni 2000. I dati sull’occupazione negli Usa attesi per venerdì potranno fare chiarezza sulle intenzioni della Federal Reserve rispetto all’aumento dei tassi, vicini allo zero dal dicembre 2008. L’argento perde lo 0,1% attestandosi a 15,25$ l’oncia, mentre il platino guadagna lo 0,4% salendo 962,75$ l’oncia e il palladio sale dello 0,8% a quota 646,50$ l’oncia. Lonmin, terzo produttore di platino al mondo, ha dichiarato che potrebbe uscire dal mercato se la propria richiesta per un aumento di capitale pari a 400 milioni di dollari dovesse rimanere inascoltata.

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Il rame rimane invariato a quota 2,321, resistendo al rafforzamento del dollaro USA in virtù dell’incremento della domanda dalla Cina. Il mercato ha registrato un aumento di volatilità dopo aver raggiunto il massimo nel corso della sessione di mercoledì, sostenuto dal possibile incremento della domanda dalla Cina, il più grande consumatore al mondo, grazie alle misure di stimolo del Governo, e dalla notizia che vuole il gigante del settore minerario Glencore orientato a tagliare ulteriormente la produzione; la società prevede infatti un taglio di pari a 455.000 t di rame entro la fine del 2017. Nel mese di settembre l’azienda ha sospeso la produzione di rame in due miniere africane, sottraendo al mercato ben 400.000 t di catodo.
In Cina abbiamo assistito a un rally sui mercati azionari in seguito alle dichiarazioni incoraggianti del presidente Xi Jinping, mentre il governo ha presentato delle proposte per un piano di riforme quinquennale del mercato finanziario. A sostenere il mercato hanno invece contribuito i dati sulle riserve di rame della LM, scese di 3100 t per un totale pari a 263.125 t, in ribasso di quasi il 30% della fine di agosto e ai minimi da febbraio.

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