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Il prezzo del petrolio sotto i livelli del 2004

Da
Barry Norman
Aggiornato: Jan 7, 2016, 15:10 GMT+00:00

Giovedì nel corso della sessione asiatica il greggio WTI perde altri 74 centesimi scivolando a 33,23, mentre il Brent lascia sul terreno 85 centesimi

Il prezzo del petrolio sotto i livelli del 2004

Giovedì nel corso della sessione asiatica il greggio WTI perde altri 74 centesimi scivolando a 33,23, mentre il Brent lascia sul terreno 85 centesimi scendendo a 33,48. La domanda che tutti ora si fanno é quanto possa scendere ancora; nel corso della sessione di mercoledì, in seguito alla pubblicazione del rapporto settimanale sulle scorte della EIA, il greggio USA era sceso a $ 34,48. L’Agenzia di Informazione sull’Energia USA ha segnalato una contrazione delle riserve di greggio e un incremento di quelli di benzina. Nella settimana conclusasi il 1 gennaio le riserve di greggio sono scese di 5,1 milioni di barili, contro i 5,6 milioni previsti martedì dall’Istituto Americano per il Petrolio. Gli analisti intervistati da Platt’s prevedevano invece un incremento di pari a 2,75 milioni di barili. Secondo i dati della EIA, la scorsa settimana le riserve di benzina sarebbero aumentano invece di 10,6 milioni di barili, mentre i distillati di 6,3 milioni di barili.

Mercoledì, per la prima volta dal 2004, il prezzo del greggio è sceso sotto i $ 35 il barile, sprofondando di oltre il 5% in una fase in cui la disputa fra Arabia Saudita e Iran rende improbabile una qualche forma di collaborazione fra i principali paesi esportatori per un taglio della produzione.

Il forte incremento di riserve di benzina negli Stati Uniti viene a conferma di uno scenario9 in cui il mercato è inondato di petrolio e prodotti raffinati. L’ondata di proteste internazionali in seguito all’esecuzione in Arabia Saudita di un esponente religioso sciita ha messo a tacere le speculazioni su un eventuale accordo per un taglio della produzione da parte dei membri dell’Opec.

“Le riserve sono in aumento e le tensioni fra Iran e Arabia Saudita rendono improbabile il raggiungimento di un eventuale accordo” sostiene Michael Hewson, capo analista del mercato presso la CMC Markets.

Il prezzo del petrolio sotto i livelli del 2004

I segnali di rallentamento della crescita economica in Cina e in India fanno temere che anche una forte domanda altrove possa non essere sufficiente a riassorbire il greggio in eccesso cumulatosi in conseguenza ai livelli di produzione record dello scorso anno. A fortificare ulteriormente un sentiment di mercato già complessivamente ribassista, un’indagine sul terziario in Cina nel mese di dicembre indica una crescita al tasso più basso degli ultimi 17 mesi, un rapporto che fa seguito ai dati deludenti sul settore manifatturiero pubblicati lunedì, che si sono anch’essi abbattuti sui mercati globali.

I future sul diesel e benzina crollano in seguito alla segnalazione dell’incremento delle scorte. Le riserve di benzina sono aumentate di 10,6 milioni di barili, attestandosi a 232 milioni; si tratta del più forte incremento per il carburante dal maggio 1993. Le riserve di carburante distillato, la categoria che comprende gasolio e olio combustibile, sono saliti 6,3 milioni di barili a 159,4 milioni.

Il collasso del petrolio potrebbe aumentare gli oneri finanziari per i produttori, in corrispondenza di un calo delle entrate. L’Alaska ha subito un taglio del rating da parte di Standard & Poor: il crollo dei prezzi ha infatti lasciato lo stato con un crescente deficit di bilancio. Moody Investors Service ha detto martedì che il debito del produttore di metalli ed energia Freeport-McMoRan Inc. è sotto osservazione per un possibile downgrade.

L’ondata di vendite è ripresa dopo le crescenti tensioni tra Iran e Arabia Saudita – due dei più grandi produttori concorrenti di tutto il mondo – ha visto il Brent impennarsi brevemente nel corso della sessione di lunedì, ma i trader sembrano non curarsi della prospettiva di una nuova escalation in Medio Oriente. Secondo l’agenzia di stampa Sana, Mehdi Asali, direttore generale per i rapporti con l’OPEC, ha dichiarato che le tensioni con il suo rivale sunnita avranno solo un impatto a breve termine sui prezzi, sostenendo che l’eccesso di offerta rimane “la più grande minaccia” al mondo.

Una nuova fase di conflitto tra Iran e Arabia Saudita renderà ancora meno probabile il raggiungimento di un accordo su un tetto di produzione, quando l’OPEC si riunirà di nuovo questa estate. Per la prima volta nella storia recente nella riunione di dicembre dello scorso anno il cartello non è riuscito a venire fissare un obiettivo di produzione formale. La produzione iraniana probabilmente andrà ad aggiungersi alla sovrabbondanza di petrolio al mondo quando le sanzioni dei paesi occidentali verranno rimosse nel corso dell’anno. La Repubblica islamica potrebbe aggiungere altri 500.000 barili al giorno di produzione mondiale nel giro di poche settimane dal ritiro delle sanzioni.

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